Scoperta la proteina per abbassare la pressione!
Per abbassare la pressione non serviranno più diuretici e betabloccanti
In questa direzione sembra andare una scoperta che sta facendo velocemente il giro del web, e non è un caso, visto che di pressione alta soffre una persona su tre. E stando ai dati certificati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno l’ipertensione causa 7,5 milioni di morti nel mondo (circa il 12% del totale di tutti i decessi).
La chiave di quella che potrebbe essere una vera e propria rivoluzione è in una proteina, studiata dai ricercatori della National University of Singapore che hanno individuato un nuovo strumento di controllo efficace sui problemi pressori. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista scientifica Circulation e ruota attorno alla “galectina-1”. Si tratta, come detto, di una proteina che riesce in maniera indiretta a influenzare la contrazione dei vasi sanguigni. Il meccanismo è un po’ complesso da spiegare ma, semplificando, l’obiettivo è quello di ridurre l’attività di quelli che vengono definiti “canali di calcio” (grazie all’azione della galectina-1) ottenendo come conseguenza l’abbassamento della pressione del sangue.
Ovviamente questo non cambia il primo comandamento fissato per chi inizia ad avere problemi di ipertensione (stadio 1). La raccomandazione in questi casi è sempre di cambiare lo stile di vita per ridurre il rischio di soffrire di altre malattie cardiovascolari. Coloro i quali hanno invece ipertensione di stadio 2 o superiore, non possono fare altro se non assumere dei farmaci. Il problema è che questi medicinali aumentano il rischio che a lungo andare ci sia un’insufficienza cardiaca. In particolare se già ci sono patologie cardiache.
Facile capire perché la nuova scoperta della National University of Singapore stia creando tanta attenzione. Riuscire a regolare l’attività del canale del calcio di tipo L (quello che determina l’abbassamento pressorio) può aprire, secondo gli studiosi, una nuova frontiera per le terapie anti-ipertensive.
E voi, conoscete metodi naturali per tenere a bada la pressione?
Rene in 3D
«Aspetti, che le stampo il rene in 3D». Ok, a questo non siamo ancora arrivati, ma ci siamo vicini. E, ancora una volta, tutto ruota attorno alle staminali e alla cosiddetta “bioingegneria”. Sembra fantascienza, ma un team della Newcastle University ha realizzato la prima cornea umana “stampata in 3D”, a partire da cellule staminali di un donatore sano. Si tratta, per ora, solo di una ricerca; l’obiettivo è quello di fornire una risposta alla carenza di cornee da usare per il trapianto.
Il team di Steve Swioklo e Che Connon raccontano sulla rivista Experimental Eye Research i risultati ottenuti con una “semplice” bio-stampante 3D low cost. È con questo macchinario che i ricercatori sono riusciti a creare una copia di una cornea umana, mixando le cellule staminali del donatore con collagene e alginato, in modo da realizzare una sorta di “bio-inchiostro” per la stampante.
Avviato il programma, la macchina ci ha messo circa 10 minuti per stampare la cornea umana. Le staminali sono state poi poste in coltura. Connon, che insegna ingegneria tissutale, non ha nascosto la soddisfazione: «Molti gruppi nel mondo hanno cercato di realizzare il bio-inchiostro ideale per rendere questo processo fattibile. Il nostro gel unico – ha detto – una combinazione di alginato e collagene, mantiene le cellule staminali in vita mentre si produce un materiale abbastanza solido da mantenere la sua forma, ma anche sufficientemente soft per essere inserito in una stampante in 3D».
Voi che ne pensate, favorevoli o contrari alla stampa 3D di “componenti di ricambio”?
Le calze elastiche
Calze elastiche a compressione graduata
Ad uso terapeutico o preventivo le calze elastiche a compressione graduata, sono sempre il primo baluardo, il sistema contenitivo più efficace per ridurre lo sfiancamento delle vene. Proprio grazie alla graduale pressione esercitata dal basso verso l’alto, le calze tendono a favorire il ritorno del sangue al cuore, migliorando la circolazione venosa.
Vengono vissute come una minaccia!
Farle indossare è quasi sempre frutto di una lunga contrattazione.
Le calze elastiche sono invece uno strumento importantissimo e determinante per la prevenzione e la cura di tutte le malattie venose.
L’uso delle calze è fondamentale durante la terapia medica, nel decorso post-operatorio a medio termine e come supporto essenziale alla terapia sclerosante per mantenere i benefici del bendaggio ed evitarne la scomodità.
Nella prevenzione per i soggetti a rischio e per quelli con malattia iniziale, esse rappresentano un metodo fondamentale che, unitamente a cicli di cure mediche, è capace di ritardare di molti anni e spesso di evitare la comparsa della malattia.
E’ stato dimostrato che sono utili perché evitano la formazione di edemi, anche nel paziente sano che rimane in piedi molte ore, e che potenziano l’efficacia della pompa venosa periferica in tutte le condizioni.
Le calze elastiche sono dunque efficaci, ma anche confortevoli e se ci sentiamo dire dai pazienti “Dottore! Non sopporto le calze elastiche per più di un paio d’ore“, generalmente questo dipende da una valutazione grossolana dell’indicazione e della classe di compressione che può essere decisa soltanto in sede specialistica dopo gli opportuni accertamenti diagnostici.
L’altra causa, quella più frequente, è il mancato rilievo delle esatte misure dell’arto malato che dovrebbe essere effettuato dallo specialista o meglio presso il venditore stesso. Vengono però diffusi speciali ricettari per la prescrizione delle calze elastiche che contengono tutte le istruzioni per rilevare correttamente le misure anche da parte degli stessi pazienti. Nei casi di obesità o di eccessiva magrezza (più rari in flebologia) è indispensabile ricorrere alle calze su misura.
Calze elastiche preventive o terapeutiche
E’ importante sottolineare che la ricerca ed il progresso tecnologico degli ultimi anni hanno portato grossi miglioramenti sotto il triplice aspetto della compressione (differenziata e graduata ai vari livelli della gamba), dell’assortimento (quanto mai ricco di modelli per le più diverse esigenze), del miglioramento estetico (con la produzione di fibre molto più sottili ed in colori che le fanno confondere con quelle normali).
Il principio cui si ispira la compressione elastica graduata deriva direttamente dai principi dell’idraulica. La vena può essere infatti paragonata ad una colonna liquida ed è perciò facilmente comprensibile che il massimo della pressione corrisponde alla parte più bassa e cioè più vicina al collo del piede. Essendo la parete della vena elastica, è chiaro che proprio in questa parte più bassa subirà la maggiore distensione e la pressione esercitata dal sangue potrà arrivare a sfiancare le pareti venose, soprattutto laddove le valvole abbiano ceduto. Risulta dunque ovvio che le calze elastiche a compressione graduata sono strutturate in modo da fornire una contro-pressione mirata, per poter difendere adeguatamente l’integrità della parete venosa. Questa contro-pressione, esercitata dalla calza elastica, serve a ridurre il diametro della vena, con l’immediata conseguenza di una maggiore velocità di flusso del sangue, che risale dunque più velocemente.
Ecco perché una calza elastica tecnologicamente adeguata è caratterizzata da una compressione graduata: più forte alla caviglia, e decrescente via via a livello del ginocchio e poi della coscia. Infatti è proprio la gradualità della compressione a garantire l’aiuto più valido per le necessità emodinamiche della gamba. Prendendo ad esempio un collant, vediamo che la compressione è massima a livello della caviglia; diventa poi il 70% a livello del ginocchio, il 40% a livello della coscia e non più del 10% a livello dell’addome.
Sul mercato esistono due tipi di calze: quelle più sottili di prevenzione e quelle più spesse per la terapia. La differenza tra i due tipi consiste nella diversa compressione esercitata sulla gamba. Le calze preventive hanno infatti una compressione inferiore ai 20 mmHg (millimetri di mercurio) e sono leggere come le calze normali; sono da consigliare a tutti i possibili soggetti a rischio, come le persone che stanno tutto il giorno in piedi o le donne in gravidanza; sono consigliabili anche per chi ha iniziali problemi di insufficienza venosa.
Le calze di prevenzione possono essere indossate in qualsiasi momento della giornata, mentre quelle terapeutiche è preferibile indossarle al risveglio, per evitare che l’arto possa gonfiarsi.
Le calze, come le bende, devono essere necessariamente prescritte dallo specialista.
La scelta delle calze viene fatta in base a:
– modello (gambaletto, mezza coscia, coscia, monocollant, collant, collant maternità, collant uomo)
– grado di compressione (in rapporto al grado di malattia e al gradiente di pressione venosa)
– materiale (fine sintetico, cotone, caucciù naturale)
– misura.
Calze elastiche e tabella per classe di compressione
Abbiamo già detto che le calze elastiche si differenziano in preventive e terapeutiche ma ciò che differenzia in maniera sostanziale le due tipologie è proprio la pressione esercitata a livello della caviglia: le prime hanno una pressione massima di circa 20 mmHg mentre le seconde arrivano oltre i 49 mmHg.
Le calze elastiche terapeutiche in particolare, si suddividono come segue:
Classe I – compressione alla caviglia di 18-20 mmHg;
Classe II – compressione alla caviglia di 21-32 mmHg;
Classe III – compressione alla caviglia di 33-46 mmHg;
Classe IV – compressione alla caviglia maggiore di 49 mmHg;
Bisogna ricordare che la prescrizione delle calze elastiche, siano esse preventive o terapeutiche, e che a tutti gli effetti rappresentano un vero e proprio dispositivo medico, è demandata soltanto allo specialista.
Il chirurgo vascolare a seguito di accurate visite mediche,di eventuali esami diagnostici e dopo l’esclusione di concomitanti patologie arteriose o diabetiche, prescrive il giusto modello di calze elastiche con il corretto grado di compressione.
Come indossare le calze elastiche
Le calze elastiche proprio a causa della compressione da esercitare, risultano spesso difficili da maneggiare e i pazienti denunciano non poche difficoltà ad indossarle. In verità le persone anziane con poca forza nelle mani e/o con difficoltà a piegare la schiena, spesso non riescono a calzarle da sole e hanno bisogno dell’aiuto di un’altra persona. Per superare questo che è un vero ostacolo, sono da tempo in commercio e disponibili in diversi modelli dei sistemi infila-calze, progettati allo scopo di semplificare questo compito.
Per calzare normalmente le calze elastiche, risulta utile l’accorgimento di indossare un paio di guanti in maniera da migliorare la presa sulle calze ed evitare di danneggiarle con le unghie durante l’inserimento.
Indossate, è fondamentale che le calze elastiche a compressione graduale non facciano pieghe; pieghe che potrebbero incrementare artificiosamente la compressione in quella determinata zona. Viceversa è molto importante non distenderle eccessivamente, perché anche in questo caso si modificherebbe il grado di compressione delle calze stesse.
Il consiglio è quello di cospargere le gambe di borotalco e di farlo appena svegli per evitare che le gambe comincino a gonfiarsi. Il borotalco, oltre a rilasciare un gradevole aroma, rende le gambe particolarmente scivolose facilitando lo scorrimento del tessuto. A questo punto si infila il braccio all’interno della calza e si afferra il tallone tra pollice e indice, si rovescia la calza con l’altra mano e la si posizione rivoltata sul piede con il tallone verso il basso per poi rovesciarla su se stessa stendendola ben bene sulla gamba.
Calze elastiche: consigli utili
Le calze elastiche a compressione graduata sono un dispositivo medico di uso quotidiano e soggette a deterioramento in un arco temporale di 5/6 mesi. Trascorso tale periodo tendono, in maniera piuttosto rapida, a deteriorarsi e a perdere la loro efficienza. Per prevenire al massimo la rottura o lo sfibramento delle calze, vi suggeriamo alcuni semplici ma utili consigli che potranno aumentare la durata e l’efficienza delle vostre calze:
- lavate le calze a mano ad una temperatura non superiore ai 40°;
- utilizzate detersivi neutri e non aggressivi;
- risciacquate accuratamente con abbondante acqua tiepida;
- evitate di sfregare o strizzare le calze per non danneggiare le fibre elastiche;
- asciugate la calza orizzontalmente (possibilmente distesa su di un piano), lontana da fonti di calore di qualsiasi natura (sole o caloriferi);
- indossate dei guanti prima di calzare le calze elastiche, per prevenire danneggiamenti alle fibre, causati da unghie o anelli.
La scelta della giusta taglia, del corretto grado di compressione e della giusta tipologia di calza elastica a compressione graduale (prescrizione demandata allo specialista), consentono di prevenire, l’insorgere o il peggiorare delle patologie legate alla Insufficienza Venosa Cronica.
Effetti dello stress e suggerimenti per superarlo
Stando ad uno studio che ha analizzato i termini più ricercati su Google, la parola stress è in vetta. A dirla tutta non c’è da meravigliarsi, visto che siamo abituati a correre dal mattino alla sera, a dividerci tra lavoro e famiglia. Costretti a sopportare le nevrosi dei colleghi e, spesso, anche del partner.
Quello che sottovalutiamo sono gli effetti dello stress, veri e proprio disturbi che si manifestano, tra l’altro, sotto forma di mal di testa, stanchezza, mal di stomaco, insonnia e dolori muscolari. Addirittura, gli italiani colpiti da disturbi legati allo stress sono 9 su 10. Un numero mostruoso. E a rivelarlo è uno studio di Assosalute, che mette in relazione stili di vita e stress.
Sotto la lente degli esperti sono finiti soprattutto le donne e i giovani, che sono i più colpiti da disturbi associati allo stress. Il mal di testa (46,2%) e la stanchezza (45,9%) risultano i disturbi più diffusi, seguono il mal di stomaco (26,9%), la tensione o il dolore muscolare (25,5%), l’insonnia (24,9%) e l’ansia o agitazione (23,4%).
Se è ovvio che uno dei rimedi più diffusi è il riposo, non tutti sanno che anche l’alimentazione può aiutare molto l’organismo a difendersi. Altra buona abitudine può essere quella di spegnere per un paio d’ore al giorno il cellulare.
Questo perché oggi una delle forme più comuni di stress è il “tecnostress”, legato all’uso di apparecchi elettronici. Da manuale sono “tecnostressati” coloro che stanno al Pc più di 4 ore al giorno, fanno più di 20 telefonate e mandano più di 20 SMS o messaggi via WhatsApp.
E voi, cosa fate per eliminare lo stress?
La salute e la bellezza delle Gambe in primo piano a Napoli
L’11 Novembre al Royal Continental di Napoli, si ripropone il decennale congresso sulla salute e bellezza delle gambe. Tante le novità a partire dal nome “Bellezza e benessere delle gambe” che va a sostituire il tradizionale “Flebologia Oggi”. Non cambia però la sostanza, portare novità e innovazione in una disciplina in fortissima crescita.
Al centro del congresso non solo la “salute” ma soprattutto la “bellezza”. La richiesta sempre più elevata delle donne, ma anche degli uomini, di migliorare l’aspetto delle gambe porta con se la necessità di introdurre nuove metodiche, sempre più efficaci e sicure. Ed è proprio verso l’innovazione e l’approccio multidisciplinare che si rivolge il focus del congresso. Le quattro sessioni infatti sono divise in modo da affrontare tutti gli aspetti che ruotano attorno alle gambe.
Di particolare interessa è la prima sessione nella quale si parlerà di postura, appoggio plantare ed invecchiamento cutaneo con uno sguardo verso le novità offerte dalla medicina rigenerativa. La sessione si concluderà con una lettura della Prof.ssa Montagnani sull’importanza dello sport.
La seconda sessione sarà incentrata sulla alimentazione con una relazione della dott.ssa Carotenuto sulla dieta chetogena, il prof. Castaldo condividerà la sua esperienza sull’implementazione del collagene e per chiudere si parlerà di mesoterapia e delle sue possibili applicazioni.
La terza sessione si ricollega al Congresso Nazionale della SIF organizzato dal Prof. Quarto che si terrà nei giorni 8-9-10 nella stessa sede, si parlerà degli aspetti più “estetici” della patologia vascolare, con relazioni sul trattamento delle vene varicose e sulle tecniche laser endovascolari.
A chiudere il congresso si tornerà a parlare di dermatologia, con un importante focus sul linfedema e sulla cellulite, con una importante contributo sulle nuove ricerche in questo ambito. Da non dimenticare l’aspetto chirurgico che verrà discusso in questa sessione.
Il congresso ha come obbiettivo quello di inserire le donne, e le loro gambe, in un percorso medico-chirurgico che le guidi verso il raggiungimento del loro obbiettivo, cercando sempre di offrire i trattamenti più sicuri ed efficaci.
Tutte le informazioni relative al congresso sono disponibili sul sito web “Flebologia Oggi” e alla pagina Facebook “Flebologia OGGI”.
XXX Congresso Nazionale della Società Italiana di Flebologia
Nelle giornate dell’8, 9 e 10 novembre, presso l’Hotel Royal Continental, nella splendida venue del Lungomare di Via Partenope in Napoli si svolgerà il XXX Congresso Nazionale della Società Italiana di Flebologia. Il congresso è presieduto dal Prof. Gennaro Quarto, dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e Vice-Presidente della SIF.
Le patologie Flebologiche, che spaziano dalla Trombosi Venosa Profonda, con tutti i rischi connessi alla sua evoluzione più temibile, l’embolia polmonare, passando per le varici, fino alle ulcere degli arti inferiori, hanno un grande impatto sulla società per via della loro capillare diffusione in tutte le fasce di età. Basti pensare che la malattia venosa cronica, di cui le cosiddette “vene varicose” rappresentano solo l’epifenomeno, essendo questa un complesso molto più ampio di segni e sintomi, ha una prevalenza negli uomini compresa tra il 10 e il 50% e tra 50 e 55% nelle donne. L’aspetto sociale è ancora più evidente se si fa riferimento al fatto che la prevalenza della malattia cresce con l’aumentare dell’età secondo una relazione quasi lineare: dal 7 al 35% degli uomini e dal 20 al 60% delle donne fra i 35 e i 40 anni; dal 15 al 55% degli uomini e dal 40 al 78% delle donne oltre i 60.
Alla luce di questi dati assume particolare rilievo un convegno dove si discuterà delle ultime innovazioni in tema di diagnosi e terapia appunto delle malattie venose e linfatiche.
Il congresso si strutturerà su 15 sessioni in aula plenaria e 4 corsi teorico-pratici accreditati ECM aperti sia ai medici che alle professioni sanitarie. Fiore all’occhiello del programma è rappresentato dalla sessione dedicata alle relazioni dei soci under-40 di cui, la migliore, sarà insignita del premio ufficiale della SIF per i giovani, il premio Pierina Benzoni, istituito dal 2011 in collaborazione con l’associazione ASFAP (Associazione per lo Studio e la Terapia delle Flebopatie e Arteriopatie Periferiche); tale sessione, inserita in prima giornata, subito dopo l’inaugurazione e in aula plenaria, rappresenta la volontà della Società di puntare sul ricambio generazionale dei professionisti della Flebologia conferendo loro la massima visibilità possibile.
La SIF ha anche istituito un premio per la miglior linea di ricerca in ambito Flebologico, che verrà assegnato, previa valutazione comparativa, da una commissione ad hoc. Nel corso del congresso verrà assegnato l’ormai storico premio Giancamillo Donadi, chirurgo vascolare e raffinato storico della medicina, che viene conferito quale riconoscimento per particolari meriti in ambito flebologico. Il secondo motivo di vanto degli organizzatori del congresso è la Sessione Internazionale “European Phlebology”, che vedrà coinvolti i migliori flebologi provenienti da tutta Europa e che ben si innesta con il motto del congresso che recita: …da Napoli “Città Nuova” la SIF verso l’Europa… Un Congresso, quindi, con un risvolto anche sociale, con l’obiettivo di far puntare i riflettori sulla città di Napoli, che sta vivendo un felice periodo di forte rinascita culturale ed espansione turistica sia a livello nazionale che internazionale.
Tutte le informazioni relative al congresso sono reperibili sul sito web “30° Congresso Nazionale della SIF 2017 a Napoli” e alla pagina Facebook “Congresso SIF 2017 Napoli”.
Che cos’è il termalismo?
Il termalismo è una pratica risalente al tempo dei Babilonesi che avevano individuato le proprietà terapeutiche dell’acqua termale sulle malattie, in particolare su quelle degli arti inferiori. Per i Romani le terme rappresentavano uno dei principali luoghi di ritrovo durante l’antica Roma a partire dal II secolo a.C. Questa pratica si è fortemente sviluppata in Europa in particolare tra il 17 e 19 secolo e nonostante la comprensione delle basi fisiologiche si sia avuta dopo il 20 secolo, queste pratiche erano indicate come trattamenti in molteplici processi patologici.
Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità «La medicina termale è una delle più antiche forme di terapia dell’Occidente e in tal senso è da considerarsi una medicina tradizionale».
Classificazione delle acque
Le acque vengono classificate in base a parametri generali come: colore, odore, sapore e limpidità, in base alle caratteristiche chimico-fisiche e alle virtù terapeutiche.
Le acque durate il percorso che le porta dal sottosuolo alla superficie si mineralizzano in base al tipo di roccia che attraversa acquistando quindi le caratteristiche chimiche e fisiche che le rendono attive dal punto di vista terapeutico. Ogni acqua ha quindi una azione generale attiva su tutto l’organismo, una locale sulla regione anatomica di applicazione, una specifica legata alla sua composizione chimica.
“Si definiscono minerali le acque naturali con proprietà chimiche e fisiche che le differenziano dalle acque destinate al consumo umano”.
La classificazione di Marotta-Sica(1993) ha diviso le acqua in base alla temperatura, al residuo fisso presente a 180°, e composizione chimica.
All’interno è possibile trovare disciolte sostanze solide come: cloruri, bromuri, ioduri, fluoruri, solfuri, solfati, carbonati, di sodio, potassio, litio, calcio, magnesio, bario, stronzio, ferro, manganese; composti arsenicali, acido borico, silice, acido cloridrico o composti gassosi come: anidride carbonica, acido solfidrico, azoto, elio ed altri gas nobili, idrocarburi, sostanze radioattive.
Quando uno ione è presente in quantità superiore a 20 meq/l dà il nome all’acqua. La presenza di diversi ioni prevalenti origina la classificazione di acque pluriioniche.
Le principali acque sono:
- Acque Salse o Cloruro-Sodiche: Vi è prevalenza di sodio e cloro (azione disimbibente sui tessuti edematosi);
- Acque Sulfuree: quantità di acido solfidrico >1mg/l (azione antinfiammatoria);
- Acque Arsenicali Ferruginose: ferro e arsenico in alte concentrazioni (azione tonica-stimolante);
- Acque Bicarbonate: sono le più diffuse e contengono bicarbonato di calcio (azione sulla contrattilità venosa);
- Acque Solfate: quantità di zolfo >200mg/l;
- Acque Carboniche: la quantità di anidride carbonica libera è molto più alta (>300cc/l) rispetto alle altre acque nelle quali questa è comunque presente (azione tonificante Tissutale);
- Acque Radioattive: Questa caratteristica fisica è legata alla presenza di Radon al loro interno, almeno 1nC di Radon/l (azione analgesica antispastica);
- Acque Salso-Bromiche: Sono acque di origine marina contenenti cloruro di sodio, iodio e Bromo.
Quando ricorrere al termalismo?
Sono indicate per tutte le patologie croniche del sistema venoso, dei linfatici e del sistema arterioso.
Sono particolarmente indicate nelle malattie otorinolaringoiatriche, (riniti allergiche, sinusiti recidivanti), respiratorie (bronchiti e broncopneumopatie), nelle malattie artro-reumatiche (artrosi e discopatie) e nelle malattie ginecologiche (sclerosi del connettivo pelvico cicatriziale o involutiva).
- Attività generale: Calore termale, vasodilatazione, effetto analgesico e antiinfiammatorio riduzione dello spasmo muscolare e della rigidità articolare;
- Galleggiamento: l’acqua causa una compressione estrinseca sugli arti inferiori migliorando il ritorno venoso e il drenaggio linfatico dell’arto;
- Immersione: a livello cutaneo e mucoso svolge una azione lenitiva e antinfiammatoria
- Alternanza caldo-freddo: l’utilizzo del metodo di Kneipp permette una attivazione della circolazione periferica mediata dallo sbalzo termico;
- Inalazioni e aerosol: azione antiinfiammatoria, mucolitica, decongestionante e battericida delle particelle che in forma di aerosol riescono a penetrare in profondità nell’albero bronchiale;
- Irrigazioni vaginali: sfrutta l’azione antiinfiammatoria, decongestionante e antisettica. Si utilizzando dai 2 ai 5 litri di acqua per seduta.
Ci sono controindicazioni?
L’uso delle acque termali è sconsigliato in pazienti con patologie cardiovascolari come infarti, ictus o ischemie critiche. I pazienti con trombosi venosa recente vanno valutati attentamente prima di indirizzarli a questi trattamenti. Anche in caso di Carcinomi o scompensi d’organo grave ne viene sconsigliato l’uso.
Dove trovare centri termali?
I Centri termali presenti nel nostro paese sono oltre 380 distribuiti in 20 Regioni e 170 Comuni.
Nel comune di Napoli è possibile rivolgersi alle Terme di Agnano (Agnano) dove sono presenti acque di tipo sulfureo-salso-bicarbonato-alcalino-terrose o alle Stufe di Nerone (Baia) con acqua ipertermale salso – bromo – iodica – solfato – alcalina – terrosa.
Per accedere a questi servizi è possibile sia privatamente che attraverso il SSN, nel secondo caso è necessaria la ricetta del medico curante indicante la patologia come da disposizioni del SSN, o pagando direttamente il ticket in sede.
Cos’è la laser terapia?
È una tecnica che tramite l’uso dei laser a diversa lunghezza d’onda permette di ottenere diversi effetti terapeutici. Prima di addentrarsi nell’argomento è bene però fare un passo indietro e analizzare le basi fisiche sulle quali si basa questa tecnica.
Cosa sono i laser?
Il laser è stato inventato da T.H. Maimannel 1960, egli creò il primo laser con una lampada a solenoide uno specchio e un prisma triangolare.
La luce laser ha delle caratteristiche ben precise:
- Collimata: Il fascio di luce tende ad allargarsi molto poco all’aumentare della distanza;
- Monocromatica: Costituita da un’unica lunghezza d’onda;
- Coerente: Tutti i fotoni sono nella stessa fase, sia nel tempo che nello spazio;
- Unidirezionale: La direzione di propagazione nello spazio è in una sola direzione;
- Brillante: Alta concentrazione di energia su un’area precisa.
I Laser possono essere distinti in base al tipo di materiale ottenuto per generare il fascio in:
- Solidi: KTP (potassio titanil fosfato) 532nm, Rubino 694nm, Alessandrite 755nm;
- Liquidi: Rhodamina 570-600nm;
- Gas: Nd YAG 1064nm;
- Diodi Semiconduttori: Gallio-Arsenico 670-980nm.
Nella nomenclatura attuale si preferisce però utilizzare la lunghezza d’onda per classificarli:
- 532nm: visibile (verde) assorbito dal colore rosso (ossi emoglobina, melanina);
- 808nm: vicino infrarosso Assorbito dal colore blu (deossi emoglobina);
- 1470nm: Vicino infrarosso ha come bersaglio l’acqua;
- 10400nm: Lontano infrarosso (laser CO2) ha come bersagli l’acqua.
Quali sono le applicazioni della terapia con luce Laser?
Negli ultimi anni la cultura dei laser si è molto diffusa permettendone l’introduzione in numerosi campi. In base alla lunghezza d’onda e quindi alla capacità del laser di colpire un determinato bersaglio è possibile applicarlo in diversi campi:
- Medicina estetica: è utilizzato per il resurfacing del volto, la biostimolazione dei tessuti;
- Chirurgia vascolare: scleroterapia laser assistita, ablazione della safena chiusura di angiomi e laghi venosi, debridement e biostimolazioni di ulcere;
- Chirurgia Plastica: trattamento e prevenzione dei cheloidi, liposuzioni laser assistite, lifting minimamente invasivi;
- Dermatologia: Asportazioni di fibromi, cheratosi attiniche, couperose, macchie di varia natura;
- Fisioterapia: trattamento del dolore acuto/cronico articolare, osseo e muscolare.
Quali sono i vantaggi del laser?
Grazie alle sue caratteristiche intrinseche di elevata selettività permette di trattare le patologie in esame con risultati eccellenti e con rischi contenuti. In particolare il trattamento delle lesioni
Quali sono i rischi e le complicanze della laser terapia?
Come tutte le terapie mediche e chirurgiche, la laser terapia non è esente da rischi, questi possono però essere ridotti al minimo da una attenta osservazione delle caratteristiche del paziente e dalla scelta precisa del tipo di laser da utilizzare. La formazione di croste per lesioni termiche della pelle può essere facilmente prevenuta mediante l’utilizzo di appositi criogeni, questi permettono di abbassare la temperatura della zona da trattare, limitando così il danno al solo punto di applicazione del fascio laser. Alcune lunghezze d’onda hanno come target anche la melanina, un trattamento eccessivo può causare delle discromie cutanee che tendono però a regredire in poche settimane.
Ci sono controindicazioni?
Non ci sono invece controindicazioni all’uso nella terapia del dolore tranne per la presenza di tatuaggi sulla zona target.
Cosa devo aspettarmi, è doloroso?
I Laser sviluppano calore per cui all’aumentare dell’energia erogata aumenta il dolore. Alcuni trattamenti utilizzano basse energie per cui danno solo una sensazione di “caldo” sulla zona trattata. I trattamenti ad alta energia invece, sviluppano più calore e possono causare dolore. L’utilizzo dei già citati criogeni abbassa la temperatura e induce una “anestesia da freddo” che evita così la sensazione dolorosa.
Varici e sport
Con l’esasperazione delle attività agonistiche ed ancor più con il boom dell’attività sportiva di intrattenimento la tematica delle vene varicose degli arti inferiori è sempre più attuale.
Al giorno d’oggi con l’eco color Doppler possono essere studiati e conseguentemente trattati soggetti che praticano sport sia a livello agonistico che amatoriale.
In conseguenza delle risultanze diagnostiche gli specialisti dell’attività motoria possono consigliare a coloro che risultano predisposti alla varicosi lo sport ed il grado di attività da esercitare.
Cenni di Anatomia e di Fisiopatologia
La sede più colpita dalla patologia varicosa è il sistema venoso degli arti inferiori.
Quando i muscoli del polpaccio si contraggono, il sangue è pompato verso l’alto nelle vene profonde. Normalmente le valvole delle vene perforanti impediscono che il sangue passi nelle vene superficiali.
Quando i muscoli del polpaccio si rilassano si produce una vera aspirazione di sangue dalle vene superficiali alle profonde. Se le valvole delle vene perforanti diventano insufficienti, queste ultime costituiscono vie di “perdita di alta pressione” durante la contrazione muscolare e la trasmissione di questa alta pressione dalle vene profonde a quelle superficiali comporta dilatazione e ristagno del sangue nelle vene superficiali.
La risultante dell’azione di influenze centrifughe e centripete è il ritorno venoso a livello degli arti inferiori. I fondamentali effetti centrifughi sono il sovrappeso, l’aumento della pressione addominale, la maggiore elasticità e dilatabilità delle vene e la lunghezza del percorso.
Le forze che agiscono in senso centripeto sono la vis a fronte, la vis a latere e la vis a tergo.
La vis a fronte è una forza di aspirazione influenzata dall’azione cardiaca e dalla respirazione in grado di far progredire il sangue venoso anti-gravitazionalmente.
La vis a latere è l’accelerazione impressa alla colonna ematica dalle pulsazioni delle arterie perivenose e dall’attività muscolare (pompa muscolare del polpaccio). L’attività muscolare, infatti, funziona come una pompa aspirante/premente.
L’energia residua della sistole ventricolare sinistra che si trasferisce al circolo venoso costituisce la vis a tergo.
Epidemiologia ed Etiologia
Nella popolazione generale la malattia varicosa ha una frequenza del 15%-30%, se si considera unicamente la degenerazione dei sistemi della vena Safena e delle sue collaterali. Qualora si voglia estendere il concetto anche alle modeste varicosità di rilevanza solamente estetica tale cifra arriva al 45%.
Sino ad oggi non sono noti studi epidemiologici longitudinali sugli sportivi in grado di documentare l’insorgenza di varicosi e la correlazione tra sport e varicosi.
Nello sportivo si possono differenziare le varici d’atleta dalle varici vere, a loro volta classificate in primitive e secondarie.
La frequenza delle varici d’atleta si stima intorno all’11,5% -18,4%, mentre quella delle varici vere negli sportivi oscilla dallo 0 al 15%.
La malattia varicosa è causata da molti fattori concomitanti che possono agire in maniera variabile in ogni individuo. In genere uno solo di questi fattori non è sufficiente a spiegare l’insorgenza di varici. Tra le cause principali si pongono l’ereditarietà, la vita sedentaria, le lesioni del sistema valvolare, le anomalie della parete venosa, le alterazioni del sistema di ”pompa muscolare”, le influenze ormonali, il sovrappeso, la stitichezza e la postura.
In base al tipo di vene coinvolte si distinguono, partendo dalle più grandi alle più piccole:
- Varici tronculari, che coinvolgono le vene Safene;
- Varici reticolari, che interessano i rami afferenti alle Safene;
- Teleangectasie o microvarici, che sono dilatazioni delle venule.
Man mano che ci si allontana dagli assi vascolari maggiori si hanno vene varicose sempre più piccole fino ad arrivare alle varici del derma.
Non è detto che esistano tutte contemporaneamente ma possono anche presentarsi singolarmente, in quanto l’una non è un’ evoluzione dell’altra. Si possono delineare pertanto vari quadri.
Le vene varicose si dicono primitive quando non vi si riconosce una causa precisa (sono la percentuale maggiore), anche se è possibile individuare una serie di “fattori di rischio” responsabili della loro comparsa. In rari casi le varici sono secondarie ad altre malattie.
Varici Vere Primitive
A seguito dell’attività sportiva la comparsa di varici vere è evento che si colloca in una percentuale tra lo 0 ed il 15%.
In soggetti con predisposizione familiare e costituzionale alcune attività di tipo agonistico con sforzo intenso costituiscono una concausa per l’insorgenza di varicosi.
Per definire l’origine delle varici vere primitive sono state proposte numerose teorie che associano ai fattori predisponenti le alterazioni emodinamiche conseguenti a stimoli posturali ed a sollecitazioni provocate dai vari sport.
In alcuni sport il manifestarsi di varici è più costante (Canoa, Kajak, Salto in alto).
Esiste sicuramente un rapporto tra la gestualità degli sport e le variazioni emodinamiche che ricadono sul sistema venoso.
In primis va considerato che nel corso di una pratica sportiva l’attività muscolare può verificarsi con contrazioni isotoniche e/o isometriche.
A queste corrispondono esercizi fisici classificati come dinamici, statici, misti (statici intermittenti o semistatici).
Le contrazioni isotoniche coinvolgono importanti masse muscolari in maniera ritmica ed armonica. Si realizza così un ritorno venoso costante ed imponente.
Sport contraddistinti da sforzi fisici dinamici come la ginnastica, la marcia ed il ciclismo determinano un’azione favorevole sulla circolazione venosa.
Le contrazioni isometriche si riferiscono a masse muscolari di volume inferiore determinano sforzi fisici statici con fissazione posturale, flusso discontinuo con repentini incrementi di pressione e sollecitazioni meccaniche sugli apparati valvolari di maggiore o minore violenza.
Si considerano come sport statici la canoa e lo sci alpino.
Si annoverano tra gli sport misti quelli statici intermittenti come il rugby, il volley, il football ed il tennis.
Il nuoto è uno sport semistatico in cui però i movimenti statici delle varie gestualità sono equilibrati dalla soppressione della forza gravitazionale dovuta all’azione dell’acqua. Ciò lo rende pertanto salutare per il circolo venoso.
Un’altra classificazione divide gli sport in base alle noxae che possono provocare sul sistema venoso in sport che determinano sovraccarico di pressione, sport che determinano sovraccarico di volume e sport che determinano sovraccarico di pressione e di volume.
Un sovraccarico di pressione si ha nelle attività che presuppongono salti o stop improvvisi durante la corsa con un brusco arresto del ritorno venoso (salto in alto, lancio del disco, del peso, del martello e del giavellotto, tennis, basket, football, rugby e pallavolo).
Sovraccarico di volume si ha nelle attività con costrizioni posturali in atteggiamenti statici da cui deriva blocco della pompa muscolare come ad esempio nell’equitazione e nel canottaggio. Ambedue le modifiche fisiopatologiche sono caratterizzabili negli sport in cui bruschi aumenti della pressione intratoracica ed intraddominale si sommano a riduzione del flusso per contrazioni isometriche come avviene per i rocciatori, i lottatori ed i sollevatori di pesi.
Varici Vere Secondarie
Le varici vere secondarie sono spesso di natura post traumatica oppure possono derivare da entrapment della vena poplitea. In alcuni sport di contatto come il judo, il rugby, ed il calcio i traumi sono praticamente inevitabili, mentre in sport come lo sci ed il pattinaggio rappresentano un evento occasionale. I traumi possono essere diretti od indiretti come nel calcio a vuoto.
Da ciò scaturiscono lesioni a più livelli: contusione venosa parietale, abolizione del tono simpatico, apertura massiva di anastomosi artero venose e soprattutto possibili trombosi venose superficiali o profonde a cui conseguono l’incontinenza valvolare con varicosi o una sindrome post-flebitica.
La sindrome post-flebitica è l’insieme di disturbi che possono manifestarsi dopo una trombosi venosa profonda. In conseguenza del trauma può anche aversi un’emorragia sotto fasciale per distrazione muscolare con compressione venosa profonda ed eventuale trombosi.
L’entrapment della vena poplitea è un evento molto raro come pure le varici ad esso secondarie.
Varici d’Atleta e Turgore Venoso
Le varici d’atleta sono manifestazione dell’aumento di volume dei rami safenici per un adattamento funzionale all’aumento del flusso creato dall’attività fisica che può raggiungere un picco fino a venti volte i valori della norma.
Il processo definito turgore venoso non è dimostrazione di patologia. Negli sportivi la dilatazione venosa è più manifesta sia per la scarsità del grasso sottocutaneo, sia per l’ipertrofia muscolare. La dilatazione si presenta come una distensione omogenea e lineare che interessa tutta la lunghezza del vaso in assenza di tortuosità e di ectasie segmentarie.
La parete venosa è ipertrofica; le valvole sono integre sotto un profilo anatomo funzionale.
Il turgore venoso non è da ritenersi varicoso.
Il turgore venoso è una distensione fisiologica; viceversa la varice è una dilatazione patologica.
La possibile presenza di incontinenza valvolare spesso reversibile, può essere la prima espressione di un’insufficienza venosa latente.
Le varici d’atleta si accentuano durante i periodi di intensa attività e si riducono nei periodi di riposo. Oltre che agli arti inferiori (ciclisti, fondisti, velocisti) possono localizzarsi anche agli arti superiori (canoisti, canottieri, ginnasti) ed in questo caso possono essere monolaterali come nei tennisti e negli schermitori.
Diagnosi
Semeioticamente la diagnosi di malattia varicosa viene fatta in genere sulla base dell’esame clinico. E’ possibile distinguere le varici dal turgore venoso ove il vaso è omogeneamente disteso per tutta la sua lunghezza in assenza di ectasie segmentarie, tortuosità pacchetti di vene. Due sono le manovre semeiologiche più usate: la prova di Trendelenburg e la prova di Perthes.
La diagnosi si avvale anche di un insostituibile momento strumentale che vede nell’eco color Doppler l’indagine più diffusa e più esaustiva.
L’eco color Doppler consente di porre la diagnosi differenziale tra varici vere e turgore venoso sulla scorta della presenza della continenza valvolare sempre evidenziabile nelle varici d’atleta.
L’incontinenza valvolare può smascherare un’insufficienza venosa latente.
Ci si può avvalere della manovra di Valsalva per documentare la continenza safenica in real-time.
L’eco color Doppler distingue le varici primitive e le post-traumatiche da quelle derivanti da entrapment della vena poplitea.
Anche in questo caso viene in aiuto l’esecuzione della manovra di Valsalva.
Inoltre l’eco color Doppler ben definisce il rapporto anomalo tra la vena e le strutture muscolo tendinee circostanti.
Nei casi dubbi si ricorre alla flebografia dinamica, presupposto ad un eventuale approccio di tipo chirurgico.
Cenni sul Trattamento
In base all’eziologia ed al grado della varicosi ed in considerazione del tipo di attività sportiva svolta, se amatoriale o agonistica, si stabilisce il miglior genere di trattamento.
Utile anche il rispetto di norme igieniche e comportamentali come evitare i bagni in acqua calda, l’esposizione a fonti di calore, le saune, i fanghi e le sabbiature.
E‘ salutare dormire sollevando gli arti inferiori di almeno otto centimetri rispetto al torace. Grande attenzione deve essere rivolta anche alle calzature ed all’auto-massaggio dei piedi e delle gambe da eseguirsi a termine della giornata. Un ruolo importante è rivestito dalla elastocompressione con l’uso di tutori elastici.
I tutori elastici sono consigliabili in questi pazienti, sia nel corso delle comuni attività quotidiane che durante la pratica dell’agonismo sempre che siano compatibili con la stessa.
Le calze elastiche devono essere considerate da tutti coloro che soffrono di insufficienza veno-linfatica come una vera e propria terapia importante al pari degli interventi chirurgici e dei farmaci.
Per quanto concerne la terapia farmacologia essa si basa sull’uso di sostanze flebotoniche, antiedemigene, profibrinolitiche ed antinfiammatorie. Il trattamento chirurgico propone vari interventi tra cui la scleroterapia ed operazioni di tipo demolitivo, o conservativo.
Sport Si e Sport No
Alcuni sport aiutano la circolazione venosa (ed anche quella arteriosa), mentre altri, pur attivandola, favoriscono picchi di ipertensione e sbalzi di pressione non salutari, specie in presenza di iniziale insufficienza venosa.
Le varie attività sportive possono essere suddivise in sport salutari per il sistema venoso, sport da praticare con prudenza, sport deleteri per il sistema venoso.
Negli sport salutari per il sistema venoso lo sforzo è dinamico e ritmico con contrazioni muscolari isotoniche determinanti un costante flusso di ritorno. Abbinati a respirazione regolare e profonda, i movimenti simulano i meccanismi della deambulazione quotidiana.
Possono essere definiti “sport di locomozione” sulla terra, sulla neve, sul ghiaccio e nell’acqua.
Tra questi si elencano la ginnastica a corpo libero, la marcia, il golf, la corsa, lo jogging (praticati su terreni soffici e con scarpe che attutiscono i contraccolpi), il ciclismo, la danza, il nuoto, lo sci di fondo ed il pattinaggio.
Camminare è la forma migliore di attivazione della pompa venosa. La velocità e la modalità della marcia possono essere regolate in base all’esigenza, senza sovraccaricare il cuore o la respirazione.
Può essere, di conseguenza, l’attività ideale anche per un cardiopatico od un anziano. L’uso di una calzatura adeguata è fondamentale.
Camminando nell’acqua si aggiunge un elemento di compressione esterna molto salutare.
Il risultato è un “massaggio” costante e delicato, ad una temperatura più bassa, con la richiesta di un “lavoro” maggiore ai muscoli, ma eseguito più lentamente. Un altro vantaggio è legato al minor peso, nell’acqua, del corpo sulle articolazioni, che a parità di lavoro, subiscono un carico minore, per cui questo tipo di attività motoria è utile nel recupero delle lesioni articolari.La ginnastica in acqua sfrutta lo stesso principio.
Tra gli sport da praticare con prudenza si richiede una discreta attenzione nel tennis, soprattutto su campi duri.
Contraccolpi sulla colonna venosa possono verificarsi in sport che propongono arresti bruschi come il tennis da tavolo, lo squash, la pelota che bloccano il diaframma intermittentemente e ripetutamente.
In più bloccano le articolazioni provocando continue accelerazioni e rallentamenti della colonna di sangue, sottoponendo le valvole ad un duro lavoro. Questi sport non devono essere considerati “nocivi” in assoluto, soprattutto se praticati con entusiasmo. Sono solo potenzialmente dannosi se eseguiti in maniera esagerata e senza allenamento.
Pure l’equitazione costringe a posizioni obbligate che riducono lo scarico venoso e determinano compressione dei tronchi safenici contro il fianco del cavallo. In questa categoria si annovera anche lo sci alpino che genera contrazioni muscolari statiche degli arti e per le ripercussioni derivanti dall’uso dei moderni scarponi oltre alla sempre possibile eventualità di insulti traumatici degli arti inferiori in seguito a cadute.
Come sport deleteri sono considerate quelle attività statiche con sovraccarico del sistema venoso degli arti inferiori derivanti dal blocco della respirazione. Hanno ripercussioni sugli apparati valvolari salti e balzi improvvisi come si verificano nel salto in alto, nel salto in lungo, nella corsa ad ostacoli, nella scherma, nella pallavolo e nel basket.
Come elemento patogenetico favorente va citata anche l’elevata altezza dei praticanti questi sport.
Sforzi brevi, intensi e statici si registrano anche sul lancio del disco, del peso e del giavellotto.
Nel sollevamento pesi entra in gioco anche la posizione obbligata degli arti inferiori con contrazione isometrica dei muscoli flessori delle gambe e dei quadricipiti.
Contrazioni repentine massimali si hanno anche nel rugby e nella lotta libera e greco romana. Karate, judo e calcio sono a rischio per i traumi diretti. Nel football al momento del tiro a ginocchio piegato, la pressione venosa raggiunge i 200 mHg con “effetto esplosione” sui lembi valvolari delle perforanti.
Un rallentamento dello scarico venoso dovuto alla posizione ed alle contrazioni isometriche dei muscoli degli arti inferiori si ha nel canottaggio, nella canoa e soprattutto nella canoa canadese con le gambe bloccate in flessione.
L’aumento della pressione intratoracica ed intraddominale assieme alle contrazioni isometriche degli arti inferiori crea un difficoltoso scarico venoso anche nella vela.
Conclusioni
Il progredire della malattia varicosa nello sportivo è più veloce rispetto alla popolazione generale per l’applicazione costante della noxa patogena. Le complicazioni non si diversificano, come tipo e come frequenza, da quelle dei pazienti inattivi da un punto di vista sportivo, eccezion fatta per alcune discipline particolari come il rugby, il judo e il calcio ove si contano più frequentemente tromboflebiti post-traumatiche.
Una sana ed equilibrata pratica sportiva è fondamentale nella prevenzione e nella terapia della varicosi per combattere la sedentarietà ed il sovrappeso e per controbilanciare l’ortostatismo senza lavoro muscolare cui la vita moderna costringe molti soggetti esponendoli ad un forte rischio di comparsa di varici.
Dieci consigli per la prevenzione delle varici degli arti inferiori
CAMMINARE
Il piede funziona un po’ come una spugna, o meglio, come una sorta di “cuore periferico“: un sistema capace di raccogliere il sangue venoso e di spremerlo lungo le vene delle gambe.
La deambulazione stimola, inoltre, la cosiddetta “pompa muscolare“: lo spostamento alternato del peso del corpo da un piede all’altro provoca vigorose contrazioni dei muscoli delle gambe, che spingono ulteriormente il sangue venoso verso il cuore.
Una camminata al giorno “toglie il flebologo di torno“: quotidianamente almeno un’ora a passo lungo e svelto.
ATTIVITÀ FISICA
La parola d’ordine della prevenzione delle varici degli arti inferiori è quella di combattere la vita sedentaria.
È consigliabile evitare lo stare a lungo seduti con le gambe piegate, o peggio, con le gambe accavallate. Se costretti in questa posizione è consigliato l’appoggio delle gambe su un piano più alto della sedia o della poltrona.
Il nuoto è sport d’elezione per i flebopatici.
Anche in gravidanza, quando possibile, è sempre particolarmente utile una bella nuotata, soprattutto in acqua fresca, al mare o in piscina.
Sono molti gli effetti benefici sulle gambe, prima fra tutti l’azione “massaggiante” dell’acqua che tonifica e favorisce lo svuotamento delle vene del superficiali.
Anche la temperatura dell’acqua, specie se fresca, favorisce la vasocostrizione, e quindi il tono venoso.
Infine la posizione orizzontale e i movimenti ritmici ed alternati, caratteristici del nuoto, promuovono una “dolce” attivazione delle pompe venose muscolari.
Altri sport da preferire sono tutti quelli che si basano sulla ginnastica “dolce“, come la marcia o un giro in bicicletta, attività comunque da non praticare a livello agonistico.
Meno consigliabili risultano gli sport “violenti” che si basano su contrazioni muscolari improvvise e scatti frequenti o, comunque, attività fisiche potenzialmente traumatiche per le gambe, come il calcio, lo sci, l’equitazione e il tennis.
SOVRAPPESO
La dieta mediterranea scorretta e spesso abbondante nel consumo di pane, pasta e altri farinacei può portare al sovrappeso. Bisogna poi evitare l’abuso di alcolici e combattere la stipsi.
Questa determina un aumento della stasi intestinale e quindi un incremento della pressione intra-addominale con conseguente peggioramento di varici ed emorroidi.
Ricorrere ai lassativi, a lungo andare, aggrava il problema; è consigliabile invece, una dieta ricca di fibre (frutta, verdura, pane integrale, crusca e soia). Le fibre vegetali, assorbendo una grande quantità di acqua, favoriscono la regolare funzionalità dell’intestino.
Anche la cellulite può dipendere da un’alimentazione errata. È importante evitare l’assunzione di insaccati, di cibi grassi, fritti e piccanti. È da preferire un’alimentazione ricca di frutta fresca come arance, limoni, pompelmi, ananas e kiwi, ricchi di vitamine, principi anti-infiammatori e diuretici.
MASSAGGI
I massaggi sono sicuramente consigliabili ma devono essere eseguiti con molta delicatezza e da personale esperto per evitare danni locali come ecchimosi (lividi), traumi diretti sulle pareti venose e la comparsa di nuovi capillari.
Particolarmente consigliabili sono gli auto-massaggi del piede e della gamba che possono essere comodamente eseguiti la sera prima di coricarsi; può essere attuata la seguente procedura:
- far precedere un pediluvio con erbe rilassanti;
- applicare a piedi e gambe un’emulsione emolliente;
- eseguire delle compressioni decise ma non dolorose con le dita a livello della pianta del piede;
- massaggiare delicatamente le dita del piede e comprimere gli spazi interdigitali;
- massaggiare il piede (dorso e pianta) con un movimento lineare dalle dita verso la gamba;
- massaggiare con movimento circolare a livello dei malleoli;
- massaggiare delicatamente le gambe con un movimento dal basso verso l’alto; in questo modo viene favorito il ritorno venoso e linfatico, si riduce l’edema e si ha un effetto rilassante.
IGIENE PERSONALE
Mantenere quanto più possibile la cute fresca, pulita ed idratata.
DORMIRE
In posizione distesa, soprattutto durante il sonno notturno, gli arti inferiori devono rimanere sollevati di almeno 8 cm. rispetto al torace; la soluzione più semplice è quella di mettere degli spessori sotto ai piedi del letto (un paio di grossi libri, due mattoni…).
Altra possibilità è quella di inserire tra la rete e il materasso particolari cuscini a sezione triangolare, reperibili in commercio.
In caso di letto matrimoniale, niente paura, la prevenzione si fa fare anche al coniuge (a meno che non sia cardiopatico).
Sconsigliato è l’uso di cuscini tradizionali sotto le gambe che, muovendosi, non offrono una superficie di appoggio stabile e uniforme. Appoggiando i piedi sul cuscino si rischia, infine, di lasciare il ginocchio “nel vuoto“, iperestendendo e “strozzando” la vena posteriore del ginocchio (vena poplitea) che provvede al ritorno del sangue venoso di tutta la gamba.
Durante i periodi di lunga immobilità a letto (gravidanza difficile, lunghe malattie, ospedalizzazione…) muovere ripetutamente gli arti inferiori soprattutto con movimenti di flesso-estensione dei piedi sulle gambe, facendo frequenti e profonde ispirazioni.
Molte persone, infine, sono abituate a guardare la televisione, addormentandosi davanti, appoggiando i piedi su uno sgabello. Anche in questo caso, se il ginocchio resta “nel vuoto“, si ha lo stiramento della vena poplitea. La riprova è che mettendo il piede a terra si ha subito un senso di sollievo.
ABBIGLIAMENTO
Evitare le pancere, i cinti erniari ed ogni tipo di compressione. Sono sconsigliate anche le giarrettiere e le calze autoreggenti che creano un ostacolo al ritorno venoso.
Preferire i collant o le calze con reggicalze alla vita.
CALZATURE
Un corretto appoggio della pianta del piede è fondamentale per il buon funzionamento della “pompa” venosa.
Le alterazioni della pianta del piede devono essere corrette con plantari adeguati; sono disponibili ora plantari sottili che hanno la caratteristica di poter stimolare punti specifici del piede in modo da indurre la contrazione di particolari fasci muscolari. È bene rivolgersi sempre allo specialista podologo o posturologo (specialisti del piede e della postura) per verificare il corretto appoggio plantare.
Evitare scarpe strette o a punta, quelle senza tacco o con tacchi
Per una migliore traspirazione del piede è preferibile una calzatura in cuoio, piuttosto che scarpe in tela o materiale sintetico. È bene evitare l’uso di stivali che comprimono o fanno sudare i piedi e le gambe.
VIAGGI
Evitare di rimanere immobili con le gambe piegate per lunghi periodi di tempo, in particolare durante la stagione calda; nel caso di lunghi viaggi è consigliabile fermarsi ogni due ore per una breve passeggiata. Durante i viaggi in treno tenere le gambe rialzate, se possibile, e alzarsi spesso per camminare.
VACANZE
Preferire climi freschi e secchi, come quelli di montagna.
D’estate bagnarsi le gambe con frequenti docce fredde.
Al mare evitare di esporre le gambe al sole soprattutto durante le ore calde. In barca o sulla spiaggia, bagnarsi continuamente le gambe, magari tenendo a portate di mano un secchiello di acqua di mare.
Vi proponiamo una serie di dieci esercizi: facili, sicuri ed efficaci.
L’esecuzione di questa serie vi farà provare un immediato sollievo alle gambe ed inoltre, tonificando la muscolatura, vi aiuterà a prevenire disturbi di circolazione agli arti inferiori.
Vi consigliamo di eseguire questi esercizi, scrupolosamente nell’ordine proposto, sia al mattino appena alzati (per un dolce-energico risveglio… delle gambe), sia la sera prima di andare a letto (con le gambe più “leggere” si dorme meglio), oppure ogni volta che vi sentite le gambe pesanti: prendetevi un quarto d’ora da dedicare a questi esercizi e poi… ripartite di slancio.
Attenzione! Prima di cominciare, fate vedere al vostro medico questo opuscolo, per assicurarvi che non vi siano controindicazioni.
Se siete stanchi, fermatevi e, se un esercizio vi dà fastidio, non fatelo.
Per fare questi esercizi, mettetevi a gambe nude e a piedi scalzi.
Se dovete mettere le calze elastiche, preparatele a portata di mano e indossatele subito dopo il quarto esercizio (senza abbassare le gambe!)