Nei primi due anni e mezzo di vita di un bimbo si determina la composizione dei suoi batteri intestinali, mentre i cambiamenti che avverranno dopo questo punto in poi sono piuttosto limitati. Uno dei più grandi studi clinici sui microbiomi nei bambini mai realizzato, pubblicato sulla rivista Nature, ci apre gli occhi sull’importanza della nutrizione nei primi giorni di vita.
Fondamentale al punto da esser definito il secondo cervello, il microbioma intestinale l’insieme dei miliardi di batteri che popolano l’intestino e che svolge un ruolo in tantissime funzioni dell’organismo, non solo quella digestiva. Per analizzarlo a fondo, i ricercatori dell’Università di Newcastle, nel Regno Unito, hanno utilizzato il sequenziamento genetico per analizzare 12.500 campioni di feci raccolti mensilmente da 903 bambini di età compresa tra 3 e 46 mesi. La composizione e la diversità del microbioma sono cambiate nel tempo in tre fasi distinte: il primo sviluppo (3-14 mesi), la transizione (15-30 mesi) e la stabilizzazione (dai 31 mesi in poi).
I maggiori cambiamenti sono stati identificati nelle prime due fasi, mentre dai due anni e mezzo in poi, la variazioni nel micro bioma risultavano molto piccole. La presenza del Bifidobacterium, notoriamente benefico, era abbondante nei bimbi allattati con latte materno e si è ridotto rapidamente dopo l’interruzione dell’allattamento.
Una volta svezzati, i bambini presentavano un cambio nella comunità batterica molto più rapido dell’atteso: il Bifidobacterium viene sostituito da batteri Firmicutes. «È probabile – spiegano i ricercatori – che questo rapido ricambio sia in risposta alle nuove fonti alimentari. Sorprendentemente, da questo punto in poi, il microbioma progredisce rapidamente verso la stabilità, con una composizione che potrebbe rimanere tale per il resto della vita di quell’individuo».