Si chiama “nanobioma” e potrebbe rappresentare un passo avanti nella medicina rigenerativa, attraverso un uso più mirato delle cellule staminali.
Uno studio realizzato dal team di Tecnologica Research Institute, centro di ricerca del Gruppo Marrelli e pubblicato sulla rivista medico scientifica Journal of Clinical Medicine sviluppa il concetto Di Nanobiome (acronimodi Nanometric Bio-banked Msc-derived Exosome), un termine coniato dallo stesso centro di ricerche calabrese.
«Le cellule staminali, unitamente ai nuovi biomateriali – spiega Marco Tatullo – oggigiorno possono riparare una frattura ossea più velocemente, oppure possono risanare alcuni organi come il fegato, e più recentemente, sono state impiegate per rallentare i processi neurodegenerativi cronici come il Parkinson.
Tuttavia, solo una parte della cellula ha le capacità di agire in tal senso: con il nanobioma si prova a prendere il buono delle cellule staminali, per usarlo nelle future terapie su paziente».
L’obiettivo che deve perseguire una buona sanità è quello di creare le migliori condizioni per ottenere terapie di eccellenza con il minor costo biologico per il paziente: oggi si lavora per il futuro, per i pazienti di domani e le premesse non sono niente male.