Trascorriamo ore seduti al volante, in autobus, in metropolitana, in ufficio, camminiamo poco, facciamo scarsa attività fisica. Ciò crea una serie di problemi alle nostre gambe: problemi di circolazione, problemi alle vene.
– E’ vero che circa la metà della popolazione soffre di malattia venosa agli arti inferiori?
I dati più recenti parlano di oltre il 50% della popolazione affetto da malattia venosa, dalla forma più lieve alle complicanze gravi; questo significa che ad ogni persona sana corrisponde una persona con malattia venosa. Responsabile di ciò è soprattutto il fattore familiarità (oltre l’ottanta per cento); altre cause sono la sedentarietà e l’obesità. L’aumento notevole di pazienti affetti da malattia venosa sembrerebbe, infatti, particolarmente legato all’alimentazione, alla scarsa attività fisica e all’aumento, riscontrato negli ultimi anni, alle temperature ambientali. La deambulazione – una bella camminata quotidiana – riduce drasticamente lo sviluppo della malattia venosa e può servire sicuramente a scongiurarne le complicanze. Camminare mette in moto un complesso sistema che favorisce il ritorno venoso ed è per questo motivo che sollecitiamo continuamente i nostri pazienti ad una costante attività fisica.
– Le donne sono più soggette degli uomini alla malattia venosa?
Le donne sono interessate al problema in una misura che è circa due volte maggiore rispetto agli uomini. L’influenza degli estrogeni e del progesterone gioca un ruolo molto importante nella genesi della malattia venosa tant’è che alcune forme come le teleangectasie, ovvero l’aumento delle dimensioni e del numero dei piccoli vasi sanguigni – i capillari – con successivo arrossamento della pelle soprattutto sul naso e sulle guance, sono caratteristica quasi esclusiva del sesso femminile. Anche la gravidanza rappresenta un momento ad alto rischio di malattia venosa proprio per lo scompaginamento creato dal torrente in piena degli ormoni.
– Professor Scaramuzzino, in che cosa consiste la malattia venosa e quali sono i suoi diversi aspetti?
Si va dalle banali teleangectasie che rappresentano più un problema estetico, alle forme complicate di tromboflebiti e trombosi venosa profonda, passando attraverso la malattia varicosa e terminando con la sindrome post flebitica e i suoi vari quadri ulcerativi.
– Quali sono i sintomi?
Edema, senso di pesantezza, prurito, gambe stanche, calore: questi sono i primi sintomi che con il tempo tendono ad accentuarsi e ad aggravarsi; inizialmente possiamo avere dei segni scarsi, dei piccoli rigonfiamenti o dei cordoncini verdastri poco significativi che con il tempo tendono ad aumentare; il soprappeso, la sedentarietà, le gravidanze aggravano queste condizioni iniziali e portano rapidamente ad un peggioramento dei segni e dei sintomi.
– Si può fare prevenzione? A quale età bisogna cominciare?
La prevenzione riduce significativamente la progressione della malattia venosa ed è per questo motivo che le istituzioni rappresentate dal Collegio Italiano di Flebologia si muovono da molti anni per stimolare sempre di più medici e pazienti verso una attiva prevenzione. Non c’è un’età precisa per iniziare la prevenzione: fin da bambini è opportuno controllare un eventuale soprappeso e la postura. La prevenzione dovrebbe essere più attenta quando è presente una familiarità per la malattia venosa o per le tromboflebiti. Negli ultimi anni sono stati individuati esami della coagulazione che possono avere un significato importante nella prevenzione delle tromboflebiti e degli incidenti vascolari ischemici cardiaci e cerebrali.
– Quando il problema si manifesta a quale specialista bisogna rivolgersi?
Lo specialista più indicato per la gestione della malattia venosa è attualmente il flebologo, una figura emersa nel corso degli ultimi vent’anni con una specifica esperienza in questo campo. Anche gli angiologi ed i chirurghi vascolari possono gestire eccellentemente la malattia venosa. E’ necessaria sempre una buona esperienza e una organizzazione di alto livello anche di tipo tecnologico.
– Qual è la terapia più adatta?
Non esiste la terapia più adatta: ciascuna forma può richiedere un trattamento diverso o più trattamenti diversi in tempi diversi. E’ ciò che succede, per esempio, quando sottoponiamo un paziente ad un intervento chirurgico e completiamo successivamente con il laser e la scleroterapia. Anche la terapia medica (flebotonici, integratori fitoterapici per le gambe, eparina, eccetera) svolge un ruolo chiave sia nella prevenzione della malattia venosa che nel trattamento delle complicanze.
– Professore, quando si deve intervenire chirurgicamente?
L’intervento chirurgico è riservato a casi particolari rappresentati dalle varici e dalle ulcere. Tale intervento può essere, oggi, di tipo conservativo: non vengono più asportate le vene malate, ma si corregge il sistema emodinamico per ridurre la pressione all’interno e quindi “sgonfiare” le vene stesse. Ovviamente non è sempre possibile utilizzare metodiche conservative; molte volte è ancora necessario asportare qualche tratto di vena. Da qualche anno anche il laser ci è di aiuto per risolvere la malattia varicosa; attraverso un minuscolo catetere introdotto nella vena in anestesia locale possiamo intervenire su una safena – che è una grossa vena superficiale – dilatata ed incontinente. Non esiste una tecnica migliore di un’altra: ottimi risultati si ottengono in flebologia attraverso l’integrazione delle metodiche.
– Quali sono le tecniche più recenti adatte a risolvere i problemi causati dalla malattia venosa?
Prima ancora di agire sulle vene è necessario migliorare la postura del paziente. Il ritorno del sangue venoso al cuore è garantito proprio da un complesso sistema di pompe che partono dal piede; se la postura è scorretta il ritorno venoso entrerà in crisi e la malattia venosa potrà peggiorare. Ecco perché la visita flebologica deve comprendere necessariamente e contemporaneamente un controllo posturale.
Oltre il 50% della popolazione italiana presenta i segni della malattia venosa dalla forma più lieve fino alle situazioni più complicate.
Edema, senso di peso alle gambe, teleangectasie, varicosità reticolari sono i primi segni di malattia che se trascurata può evolvere verso la malattia varicosa, la tromboflebite, le ulcere; la prevenzione rappresenta uno degli impegni principali del flebologo anche in considerazione del costo economico e sociale che rappresenta la malattia venosa con le sue complicanze.
20.000 morti l’anno in Italia per embolia polmonare, prima causa di morte in gravidanza; 6000 pazienti (quanti ne muoiono ogni anno per carcinoma mammario) potrebbero essere salvati attraverso una più incisiva prevenzione.
Dieci consigli per mantenere in forma le nostre gambe
1) CAMMINARE
La regola fondamentale per la buona salute delle gambe è quella di tenerle in movimento. Camminare, salire e scendere le scale, fare esercizi di flesso-estensione degli arti inferiori serve a tonificare i muscoli, mantenere solide le microstrutture ossee, stimolare l’apporto arterioso, e soprattutto, per favorire il ritorno del sangue verso il cuore.
2) SOVRAPPESO
L’obesità contribuisce alla comparsa ed al peggioramento delle varici, favorisce il gonfiore delle gambe, la sensazione di pesantezza agli arti inferiori e accentua i dolori artrosici del piede del ginocchio e dell’anca. E’ importante controllare l’apporto calorico, evitare cibi grassi, fritture ed insaccati.
3) IGIENE PERSONALE
Evitare i pediluvi e i bagni d’acqua calda, l’esposizione ravvicinata a qualsiasi fonte di calore come termosifoni, stufe, camini e borse d’acqua calda.
Evitare saune, bagni turchi, fanghi e sabbiature. Assolutamente sconsigliate le cerette a caldo!!
4) DORMIRE
In posizione distesa, soprattutto durante il sonno, gli arti inferiori devono rimanere sollevati di 7/8 cm. La soluzione più semplice è quella di mettere degli spessori sotto ai piedi del letto (un paio di grossi libri, due mattoni…).
Durante periodi di lunga immobilità a letto è consigliabile muovere ripetutamente gli arti inferiori, soprattutto con movimenti di flesso-estensione dei piedi sulle gambe, facendo profonde e frequenti ispirazioni.
5) ABBIGLIAMENTO
Indossare vestiti comodi, freschi e leggeri evitando i jeans “attillati”.
Evitare le panciere, i cinti erniarie ed ogni tipo di compressione. Sconsigliate sono anche le giarrettiere che possono creare un ostacolo al deflusso venoso.
6) CALZATURE
Un corretto appoggio della pianta del piede e’ fondamentale per il buon funzionamento della pompa venosa. In caso di piede piatto, ad esempio, l’appoggio può essere ottimizzato con un plantare adeguato; anche una scarpa comoda a pianta larga può influire positivamente sul ritorno venoso.
Evitare scarpe strette o a punta; e’ consigliabile un tacco di circa 4-5 cm. Meglio se a base larga e in cuoio per favorire la traspirazione.
Evitare l’uso di stivali che comprimono o fanno sudare piedi e gambe.
7) VIAGGI
Per i piccoli spostamenti è sempre meglio rinunciare alla comodità dei mezzi di trasporto.
Durante i viaggi in automobile accomodarsi sul sedile posteriore, allungando le gambe e cercando di scendere ogni paio di ore per una breve passeggiata.
Durante i viaggi in treno tenere le gambe rialzate e alzarsi spesso per camminare.
8) VACANZE
Preferire climi freschi e secchi come quelli di montagna.
D’estate bagnarsi le gambe con frequenti docce fredde.
Al mare evitare di esporre le gambe al sole soprattutto durante le ore calde.
Particolarmente consigliato è il camminare nell’acqua del mare con il corpo immerso fino al bacino.
9) ATTIVITÀ FISICA
La parola d’ordine della prevenzione delle varici degli arti inferiori è quella di combattere la vita sedentaria.
È sconsigliato, quindi, stare a lungo in piedi fermi.
Quando si svolge un’attività lavorativa che obbliga a stare a lungo in piedi nella stessa posizione è consigliabile utilizzare delle calze elastiche e sollevarsi spesso sulla punta dei piedi in modo da favorire il ritorno venoso.
Evitare di accavallare le gambe.
Il nuoto è lo sport di elezione per i flebopatici. Altri sport da scegliere sono tutti quelli che si basano sulla ginnastica dolce come la marcia o la bicicletta.
Sono sconsigliati gli sport che impegnano le gambe con violenza.
10) POSTURA
Una postura scorretta può causare non solo problemi alla schiena ma anche alle gambe contribuendo a peggiorare la stasi venosa.
Intervista pubblicata da GD Tecnologie Interdisciplinari Farmaceutiche