Disturbi del sonno: che cos’è la sindrome Sleep Texting?
Avete mai mandato un messaggio a qualcuno in piena notte, magari senza poi ricordare neanche di averlo fatto?
Gli adolescenti lo fanno spesso e questo fenomeno ha anche un nome clinico: si chiama «sleep texting».
Che cos’è lo Sleep Texting?
Si tratta per l’appunto, dell’invio di messaggi mentre si sta per prendere sonno o si è ancora addormentati. E ciò che si scrive è spesso privo di senso, addirittura imbarazzante.
A svelare questo incredibile fenomeno è una ricerca condotta su 372 ragazzi dalla Villanova University, pubblicata sulla rivista Journal of American College Health. «La maggior parte dei ragazzi non aveva memoria del fatto di aver inviato messaggi o del loro contenuto – dice Elizabeth B. Dowdell, autrice dello studio – il fatto di non ricordare non è sorprendente, poiché la ricerca sul sonno ha scoperto che le persone che si svegliano dopo aver dormito per più di qualche minuto non sono in grado di ricordare i minuti prima di addormentarsi».
Lo «sleep texting» secondo gli studiosi è collegato a un sonno interrotto e ha un’influenza sulla qualità del sonno che, se insufficiente e irregolare, oltre a minare il rendimento scolastico e universitario può portare a un significativo squilibrio emotivo, affaticamento e scarsa concentrazione.
I cellulari non sono l’unico tipo di tecnologia utilizzata dagli studenti. Secondo gli studiosi andrebbero valutati con attenzione anche laptop, tablet e e-reader. Quando è stata misurata la quantità di sonno durante la settimana rispetto al week end, gli studenti con quattro o più dispositivi tecnologici in camera da letto risultavano dormire significativamente meno di quelli con tre o meno.
Allergie alimentari gravi: come mangiare fuori senza rischi!
Chi soffre di allergie alimentari gravi, per poter mangiare al ristorante senza rischi deve mettere in atto, in media, 15 diverse strategie: dal parlarne subito con il cameriere ad ordinare separatamente rispetto agli altri. Strano ma vero, e a censirle è una ricerca presentata al meeting annuale della American College of Allergy, Asthma and Immunology (ACAAI).
I ricercatori della Cleveland Clinic hanno intervistato i membri di un gruppo sulle allergie alimentari, riguardo le strategie usate al ristorante. «Le persone che usano in media 15 strategie tendono ad evitare di avere reazioni allergiche gravi – spiega Justine Ade, uno degli autori. Quelli che invece le hanno avute in media ne usavano solo sei, che hanno aumentato a 15 dopo aver avuto la reazione allergica grave».
Dal sondaggio dei ricercatori la strategia più usata è risultata essere “parlare con il cameriere appena arrivati”, cosa che fa l’80% degli intervistati; seguita da “ordinare cibi con ingredienti semplici, fare un doppio check del cibo prima di mangiare, evitare ristoranti ad alto rischio di contaminazione e visionare gli ingredienti sul sito web del ristorante“.
Tra i meno usati invece c’è “evitare le ore di maggior affluenza del locale” e “ordinare separatamente i cibi che possono causare allergia“. Fra le altre strategie segnalate ci sono “parlare con lo chef“, “pulire sedie e tavolo” e anche “portare da casa delle integrazioni al pasto“.
Certo, messa così, una cena fuori ha più che altro il sapore di un incubo.
La proteina Pmca: il “navigatore” degli spermatozoi
Desiderate una gravidanza che non arriva?
Ancora una volta l’alimentazione si è dimostrata più importante di quanto si potesse credere. La questione è un po’ complessa e non si può risolvere con un cambio di dieta, tuttavia la scoperta apre le porte a possibili nuovi farmaci che in futuro potrebbero essere risolutivi in molti casi.
Andiamo con ordine. A guidare e aiutare gli spermatozoi a “trovare la strada” per raggiungere l’ovocita da fecondare è una proteina che si trova nella loro membrana cellulare. A svelare il mistero sono stati i ricercatori dell’università di Tokyo, guidati da Manabu Yoshida, studiando le ascidie, animali marini con il corpo a forma di sacco, che si muovono in modo simile alle larve.
Le cellule degli spermatozoi, i batteri e altri microrganismi indirizzano i loro movimenti a seconda della presenza di alcune sostanze chimiche presenti nel loro ambiente. Gli ovociti rilasciano una sostanza chimica che attrae gli spermatozoi.
«Abbiamo visto che la proteina Pmca per il trasporto di calcio ha un ruolo chiave nel movimento degli spermatozoi – spiega Yoshida – Si trova in gran quantità sulla coda delle membrane degli spermatozoi di questi animali, e si lega a delle sostanze specifiche attraenti, che modificano il modo in cui si muovono, dirigendo il movimento dello spermatozoo».
Ora che si sa «che questa proteina ha un ruolo importante nelle funzioni cellulari – conclude – può essere usata come un bersaglio per lo sviluppo di nuovi farmaci».
Colesterolo: aumenta del 20% dopo le festività natalizie
Finite le feste restano i sensi di colpa e, soprattutto, i chili in eccesso. Già, le grandi abbuffate tipiche delle festività natalizie e del Capodanno, il più delle volte hanno il grande svantaggio di far aumentare il girovita. Ciò a cui si pensa meno, a torto, è che ad aumentare è anche il colesterolo. Subito dopo la pausa natalizia, infatti, i suoi livelli sono superiori del 20% rispetto all’estate.
E il rischio di avere il colesterolo alto è sei volte maggiore dopo la pausa natalizia. Secondo l’analisi condotta dall’Università di Copenaghen, pubblicata sulla rivista scientifica Atherosclerosis, che ha coinvolto circa 25mila danesi, dopo le feste il colesterolo si innalza di un quinto per nove persone su dieci.
«Il nostro studio mostra che i livelli di colesterolo sono influenzati dal cibo grasso che consumiamo quando festeggiamo il Natale. Il fatto che così tante persone abbiano valori alti di colesterolo subito dopo le vacanze di Natale è molto sorprendente», dice Anne Langsted, una delle ricercatrici che ha condotto lo studio.
Secondo gli analisti, davanti a valori del genere dopo le feste si dovrebbe prendere in considerazione un’altra valutazione successiva, da fare con il trascorrere nell’arco dell’anno.
E voi, ne siete usciti “indenni”?
Medicina rigenerativa: scoperto in Calabria il “Nanobioma”
Si chiama “nanobioma” e potrebbe rappresentare un passo avanti nella medicina rigenerativa, attraverso un uso più mirato delle cellule staminali.
Uno studio realizzato dal team di Tecnologica Research Institute, centro di ricerca del Gruppo Marrelli e pubblicato sulla rivista medico scientifica Journal of Clinical Medicine sviluppa il concetto Di Nanobiome (acronimodi Nanometric Bio-banked Msc-derived Exosome), un termine coniato dallo stesso centro di ricerche calabrese.
«Le cellule staminali, unitamente ai nuovi biomateriali – spiega Marco Tatullo – oggigiorno possono riparare una frattura ossea più velocemente, oppure possono risanare alcuni organi come il fegato, e più recentemente, sono state impiegate per rallentare i processi neurodegenerativi cronici come il Parkinson.
Tuttavia, solo una parte della cellula ha le capacità di agire in tal senso: con il nanobioma si prova a prendere il buono delle cellule staminali, per usarlo nelle future terapie su paziente».
L’obiettivo che deve perseguire una buona sanità è quello di creare le migliori condizioni per ottenere terapie di eccellenza con il minor costo biologico per il paziente: oggi si lavora per il futuro, per i pazienti di domani e le premesse non sono niente male.
Alimentazione: ciò che mangiamo può incidere sul nostro DNA
Quello che mangiamo può modificare l’espressione del nostro DNA, può incidere sul nostro corpo ad un livello tanto profondo da cambiarci la vita.
Un tema sul quale stanno lavorando i ricercatori del gruppo Re.Me.Diet, impegnati nello studio dell’impatto epigenetico della dieta mediterranea sulle terapie delle malattie renali.
Si mira quindi a dimostrare come il cibo sia in grado di modificare l’espressione del DNA e capire quanto gli alimenti possono essere non solo prevenzione ma addirittura una cura. “Tanta roba”, se si pensa che nel nostro paese il 19,9% degli italiani soffre di obesità o è in sovrappeso, un problema che riguarda anche i più piccoli visto che un bambino su tre già a 11 anni è in sovrappeso.
A ribadire il concetto è Francesco Trevisani, nefrologo e ricercatore del San Raffaele di Milano e membro del gruppo di ricerca Re.Me.Diet. «Un’alimentazione equilibrata – ricorda – basata sul modello mediterraneo, è in grado di assicurare un buono stato di salute e diminuisce l’insorgere di diverse patologie».