Italia: l’1% dei cibi controllati risulta irregolare
Sappiamo sempre cosa ci portiamo in tavola?
A quanto pare no, e non possiamo fare molto per cambiare le cose, se non scegliere di rifornirci da commercianti di fiducia. A cominciare dal macellaio.
Risultati dei controlli degli alimenti e bevande per il 2017
La considerazione arriva dall’analisi dei dati relativi ai controlli degli alimenti e delle bevande per il 2017 pubblicati sul sito del Ministero della Salute. In sostanza, circa l’1% dei campioni ha qualche irregolarità e uno stabilimento su cinque tra quelli controllati è stato sanzionato. Sembrano percentuali insignificanti ma, quando si parla di milioni di prodotti, anche l’1 per cento non è roba da poco.
Nel corso del 2017 sono stati prelevati 47.804 campioni ufficiali di alimenti, bevande e materiali a contatto con alimenti, e su ciascun campione sono state effettuate in media 2,48 determinazioni analitiche per un totale complessivo di 118.550 analisi. Sono risultati irregolari circa lo 0,88% di queste. Numero un po’ più basso rispetto allo 0,94% dell’anno precedente.
Ma quali sono gli alimenti più a rischio?
Le non conformità si concentrano prevalentemente nelle carni e prodotti a base di carne – si legge – e nei prodotti lattiero caseari e sono principalmente di tipo microbiologico. Sul totale delle irregolarità microbiologiche la percentuale più alta si è registrata per il genere Escherichia coli (51,40%), incluso il gruppo degli Escherichia coli STEC, seguito dal genere Salmonella (38,2%) e da Listeria monocytogenes (20,41%). Batteri con i quali è decisamente meglio non avere a che fare.
Come possiamo difenderci?
Scegliendo bene i prodotti che portiamo in tavola e preferibilmente senza avventurarci in supermercati o “botteghe” sconosciute. Il “negozio di fiducia” è senza dubbio la scelta migliore.
Bambini: troppe ore sul tablet, danneggia il loro sviluppo
Piccolissimi e già “armati” di tablet o telefonino, con gli occhi fissi sulle immagini colorate di un cartone, o sul rullino delle foto. I baby nativi digitali usano questi dispositivi sempre più precocemente, un trend ora messo sotto accusa dai ricercatori canadesi.
Secondo gli autori di uno studio pubblicato su Jama Pediatrics, infatti, passare molto tempo fin da piccini davanti agli schermi può ritardare o danneggiare lo sviluppo di abilità come il linguaggio o la socievolezza. La ricerca ha esaminato circa 2.500 bimbi di 2 anni.
Le loro mamme sono state sottoposte – tra il 2011 e il 2016 – a un monitoraggio sull’utilizzo di questi dispositivi da parte dei bimbi, inoltre hanno compilato dei questionari sulle abilità e il grado di sviluppo dei figli quando questi ultimi avevano due, tre e cinque anni.
I ricercatori hanno incluso il tempo passato dai bimbi a guardare programmi tv, film o video, quello trascorso a giocare con i videogiochi e a usare dispositivi con uno schermo, smartphone inclusi. Così hanno scoperto che a 2 anni i bimbi totalizzavano circa 17 ore davanti a uno schermo ogni settimana (in alcuni casi anche 28, ovvero circa 4 ore al giorno). Totale che passava a 25 ore entro i tre anni, ma crollava a 11 ore a 5 anni, quando i bimbi iniziavano le elementari.
Il consiglio? Se i piccolini restano incollati agli schermi, possono perdere importanti opportunità per fare pratica e sviluppare le loro capacità, quindi tablet e cellulari solo per poco tempo e sempre sotto il controllo dei genitori.
Miglior dieta 2019: al primo posto la dieta mediterranea!
Certamente non è una novità, ma stavolta ad ammetterlo sono anche gli americani: la Dieta mediterranea è la migliore al mondo.
La notizia arriva dalla Coldiretti: sulla base del best diet ranking 2019 elaborato dal media statunitense U.S. News & World Report (riconosciuto a livello globale per la redazione di classifiche e consigli per i consumatori) «la dieta mediterranea ha vinto la sfida tra 41 diverse alternative con un punteggio di 4,2 su 5 grazie agli effetti positivi sulla longevità e ai benefici per la salute, tra cui perdita e controllo del peso, salute del cuore e del sistema nervoso, prevenzione del cancro e delle malattie croniche, prevenzione e controllo del diabete».
Il primato generale della dieta mediterranea – precisa la Coldiretti – è stato ottenuto grazie al primo posto in ben cinque specifiche categorie: prevenzione e cura del diabete, mangiare sano, benefici per il cuore, componenti a base vegetale e facilità a seguirla. A contendere la vittoria della dieta mediterranea sul podio sono state la Dash (contro l’ipertensione) che si classifica al posto d’onore, e la Flexariana (un modo flessibile di alimentarsi).
Al quarto posto la dieta Mind, che previene e riduce il declino cognitivo e la storica dieta ipocalorica “Weight watchers”. Dunque, un nuovo importante riconoscimento per la Dieta mediterranea, vero e proprio tesoro del Made in Italy che ci ha portato il nostro paese (il 7% della popolazione) ad avere il primato della quota più alta di ultraottantenni in Europa, davanti a Grecia e Spagna, ma anche una speranza di vita che è tra le più alte a livello mondiale ed è pari a 80,6 per gli uomini e a 85 per le donne.
Proprio un bel vivere e, perché no, un bel mangiare.
Selfie wrist: fare troppi autoscatti causa dolori al polso
Se siete tra coloro che devono assolutamente immortalarsi in ogni dove e “postare” su Instagram fate attenzione. Scattarsi troppi selfie può lasciare con dolori importanti al polso e alle dita.
Cos’è la selfie wrist?
È chiamata “selfie wrist” (letteralmente polso da selfie) l’ultima condizione pericolosa identificata in ordine di tempo legata all’era digitale in cui ormai viviamo, che sembra in aumento negli Usa.
Si tratta di una forma di sindrome del tunnel carpale, che provoca una sensazione di intorpidimento e formicolio al polso e alle dita. A lanciare l’allarme, ripreso da alcuni media nel Regno Unito e negli Usa, è il dottor Levi Harrison, chirurgo ortopedico di San Francisco, che afferma che sono in aumento i pazienti con questa condizione. Sembrerebbe esserne stata colpita anche la regina dei selfie Usa, Kim Kardashian, a cui il medico qualche mese fa ha prescritto riposo (inteso come niente autoscatti).
Il dolore sperimentato deriva dall’iper-flettere il polso verso l’interno per catturare lo scatto perfetto o dal tenere il telefonino troppo a lungo senza muoversi. «Quello che succede è che il nervo si infiamma e diventa dolorante» spiega il dottor Harrison. È bene però tenere a mente che il fastidio può non essere causato esclusivamente dall’abitudine a scattare troppi selfie. Anche dormire con il polso flesso può provocarlo, così come il movimento ripetitivo legato al digitare messaggi.
Ci sono stati diversi incidenti negli ultimi anni in cui i medici hanno diagnosticato il “polso da selfie” secondo l’Irish Medical Journal, in un articolo del 2017, legati a chi saltava su un trampolino alla ricerca dello scatto ideale (una ragazza di 13 anni) camminava sulle rocce, o semplicemente non prestava attenzione e finiva col rompersi il polso, cadere o scontrarsi con oggetti o persone. Uno studio del 2018 ha scoperto addirittura che tra ottobre 2011 e novembre 2017 ci sono stati 259 decessi associati allo scatto di un selfie.
Disturbi del sonno: che cos’è la sindrome Sleep Texting?
Avete mai mandato un messaggio a qualcuno in piena notte, magari senza poi ricordare neanche di averlo fatto?
Gli adolescenti lo fanno spesso e questo fenomeno ha anche un nome clinico: si chiama «sleep texting».
Che cos’è lo Sleep Texting?
Si tratta per l’appunto, dell’invio di messaggi mentre si sta per prendere sonno o si è ancora addormentati. E ciò che si scrive è spesso privo di senso, addirittura imbarazzante.
A svelare questo incredibile fenomeno è una ricerca condotta su 372 ragazzi dalla Villanova University, pubblicata sulla rivista Journal of American College Health. «La maggior parte dei ragazzi non aveva memoria del fatto di aver inviato messaggi o del loro contenuto – dice Elizabeth B. Dowdell, autrice dello studio – il fatto di non ricordare non è sorprendente, poiché la ricerca sul sonno ha scoperto che le persone che si svegliano dopo aver dormito per più di qualche minuto non sono in grado di ricordare i minuti prima di addormentarsi».
Lo «sleep texting» secondo gli studiosi è collegato a un sonno interrotto e ha un’influenza sulla qualità del sonno che, se insufficiente e irregolare, oltre a minare il rendimento scolastico e universitario può portare a un significativo squilibrio emotivo, affaticamento e scarsa concentrazione.
I cellulari non sono l’unico tipo di tecnologia utilizzata dagli studenti. Secondo gli studiosi andrebbero valutati con attenzione anche laptop, tablet e e-reader. Quando è stata misurata la quantità di sonno durante la settimana rispetto al week end, gli studenti con quattro o più dispositivi tecnologici in camera da letto risultavano dormire significativamente meno di quelli con tre o meno.
Allergie alimentari gravi: come mangiare fuori senza rischi!
Chi soffre di allergie alimentari gravi, per poter mangiare al ristorante senza rischi deve mettere in atto, in media, 15 diverse strategie: dal parlarne subito con il cameriere ad ordinare separatamente rispetto agli altri. Strano ma vero, e a censirle è una ricerca presentata al meeting annuale della American College of Allergy, Asthma and Immunology (ACAAI).
I ricercatori della Cleveland Clinic hanno intervistato i membri di un gruppo sulle allergie alimentari, riguardo le strategie usate al ristorante. «Le persone che usano in media 15 strategie tendono ad evitare di avere reazioni allergiche gravi – spiega Justine Ade, uno degli autori. Quelli che invece le hanno avute in media ne usavano solo sei, che hanno aumentato a 15 dopo aver avuto la reazione allergica grave».
Dal sondaggio dei ricercatori la strategia più usata è risultata essere “parlare con il cameriere appena arrivati”, cosa che fa l’80% degli intervistati; seguita da “ordinare cibi con ingredienti semplici, fare un doppio check del cibo prima di mangiare, evitare ristoranti ad alto rischio di contaminazione e visionare gli ingredienti sul sito web del ristorante“.
Tra i meno usati invece c’è “evitare le ore di maggior affluenza del locale” e “ordinare separatamente i cibi che possono causare allergia“. Fra le altre strategie segnalate ci sono “parlare con lo chef“, “pulire sedie e tavolo” e anche “portare da casa delle integrazioni al pasto“.
Certo, messa così, una cena fuori ha più che altro il sapore di un incubo.
La proteina Pmca: il “navigatore” degli spermatozoi
Desiderate una gravidanza che non arriva?
Ancora una volta l’alimentazione si è dimostrata più importante di quanto si potesse credere. La questione è un po’ complessa e non si può risolvere con un cambio di dieta, tuttavia la scoperta apre le porte a possibili nuovi farmaci che in futuro potrebbero essere risolutivi in molti casi.
Andiamo con ordine. A guidare e aiutare gli spermatozoi a “trovare la strada” per raggiungere l’ovocita da fecondare è una proteina che si trova nella loro membrana cellulare. A svelare il mistero sono stati i ricercatori dell’università di Tokyo, guidati da Manabu Yoshida, studiando le ascidie, animali marini con il corpo a forma di sacco, che si muovono in modo simile alle larve.
Le cellule degli spermatozoi, i batteri e altri microrganismi indirizzano i loro movimenti a seconda della presenza di alcune sostanze chimiche presenti nel loro ambiente. Gli ovociti rilasciano una sostanza chimica che attrae gli spermatozoi.
«Abbiamo visto che la proteina Pmca per il trasporto di calcio ha un ruolo chiave nel movimento degli spermatozoi – spiega Yoshida – Si trova in gran quantità sulla coda delle membrane degli spermatozoi di questi animali, e si lega a delle sostanze specifiche attraenti, che modificano il modo in cui si muovono, dirigendo il movimento dello spermatozoo».
Ora che si sa «che questa proteina ha un ruolo importante nelle funzioni cellulari – conclude – può essere usata come un bersaglio per lo sviluppo di nuovi farmaci».
Colesterolo: aumenta del 20% dopo le festività natalizie
Finite le feste restano i sensi di colpa e, soprattutto, i chili in eccesso. Già, le grandi abbuffate tipiche delle festività natalizie e del Capodanno, il più delle volte hanno il grande svantaggio di far aumentare il girovita. Ciò a cui si pensa meno, a torto, è che ad aumentare è anche il colesterolo. Subito dopo la pausa natalizia, infatti, i suoi livelli sono superiori del 20% rispetto all’estate.
E il rischio di avere il colesterolo alto è sei volte maggiore dopo la pausa natalizia. Secondo l’analisi condotta dall’Università di Copenaghen, pubblicata sulla rivista scientifica Atherosclerosis, che ha coinvolto circa 25mila danesi, dopo le feste il colesterolo si innalza di un quinto per nove persone su dieci.
«Il nostro studio mostra che i livelli di colesterolo sono influenzati dal cibo grasso che consumiamo quando festeggiamo il Natale. Il fatto che così tante persone abbiano valori alti di colesterolo subito dopo le vacanze di Natale è molto sorprendente», dice Anne Langsted, una delle ricercatrici che ha condotto lo studio.
Secondo gli analisti, davanti a valori del genere dopo le feste si dovrebbe prendere in considerazione un’altra valutazione successiva, da fare con il trascorrere nell’arco dell’anno.
E voi, ne siete usciti “indenni”?
Medicina rigenerativa: scoperto in Calabria il “Nanobioma”
Si chiama “nanobioma” e potrebbe rappresentare un passo avanti nella medicina rigenerativa, attraverso un uso più mirato delle cellule staminali.
Uno studio realizzato dal team di Tecnologica Research Institute, centro di ricerca del Gruppo Marrelli e pubblicato sulla rivista medico scientifica Journal of Clinical Medicine sviluppa il concetto Di Nanobiome (acronimodi Nanometric Bio-banked Msc-derived Exosome), un termine coniato dallo stesso centro di ricerche calabrese.
«Le cellule staminali, unitamente ai nuovi biomateriali – spiega Marco Tatullo – oggigiorno possono riparare una frattura ossea più velocemente, oppure possono risanare alcuni organi come il fegato, e più recentemente, sono state impiegate per rallentare i processi neurodegenerativi cronici come il Parkinson.
Tuttavia, solo una parte della cellula ha le capacità di agire in tal senso: con il nanobioma si prova a prendere il buono delle cellule staminali, per usarlo nelle future terapie su paziente».
L’obiettivo che deve perseguire una buona sanità è quello di creare le migliori condizioni per ottenere terapie di eccellenza con il minor costo biologico per il paziente: oggi si lavora per il futuro, per i pazienti di domani e le premesse non sono niente male.
Alimentazione: ciò che mangiamo può incidere sul nostro DNA
Quello che mangiamo può modificare l’espressione del nostro DNA, può incidere sul nostro corpo ad un livello tanto profondo da cambiarci la vita.
Un tema sul quale stanno lavorando i ricercatori del gruppo Re.Me.Diet, impegnati nello studio dell’impatto epigenetico della dieta mediterranea sulle terapie delle malattie renali.
Si mira quindi a dimostrare come il cibo sia in grado di modificare l’espressione del DNA e capire quanto gli alimenti possono essere non solo prevenzione ma addirittura una cura. “Tanta roba”, se si pensa che nel nostro paese il 19,9% degli italiani soffre di obesità o è in sovrappeso, un problema che riguarda anche i più piccoli visto che un bambino su tre già a 11 anni è in sovrappeso.
A ribadire il concetto è Francesco Trevisani, nefrologo e ricercatore del San Raffaele di Milano e membro del gruppo di ricerca Re.Me.Diet. «Un’alimentazione equilibrata – ricorda – basata sul modello mediterraneo, è in grado di assicurare un buono stato di salute e diminuisce l’insorgere di diverse patologie».