Tutto su prevenzione e benessere per la salute del professionista
Il tempo dedicato alla prevenzione non è mai “perso” ma solo ed esclusivamente “guadagnato” Una persona con un corretto stile di vita è un professionista che può dare il meglio anche sul lavoro.
Si è tenuto ieri presso le sale dell’Ordine dei Commercialisti in Piazza dei Martiri, un incontro organizzato nell’ambito della Rassegna Marzo Donna, per avvicinare la popolazione alla cultura della prevenzione. Come diceva il proverbio: meglio prevenire che curare, e come in tutte le leggende anche qui c’è forse più che un fondo di verità. Il Dr. Mariano Bruno, Segretario ODCEC e delegato CPO, ha aperto i lavori spiegando che i corretti stili di viti, sono strettamente collegati alla produttività, da qui l’esigenza di organizzare questo incontro promosso dal Comitato Pari Opportunità dell’ODCEC attraverso la Presidente Dr.ssa Maria Luigia Vitagliano e le consigliere dell’Ordine delegate al CPO Dr. sse Liliana Speranza e Carmen Padula, e la FIDDOC la cui Presidente è la Dr. ssa Antonella La Porta.
Una persona che vive, si nutre e lavora in modo corretto è sicuramente un professionista che potrà dare il meglio ed il più a lungo possibile in termini di carriera. Tante le voci di professionisti e scienziati che pur specializzati in diverse branche della medicina, hanno dato vita ad un interessante contraddittorio, dal quale è emersa voce più o meno comune che un corretto stile di vita è alla base della prevenzione di molte patologie. Il Prof. Gioacchino Tedeschi ha affermato che l‘ischemia cerebrale è fenomeno molto rilevante, infatti in un anno su 100.000 persone si manifestano dai 150 ai 300 nuovi casi, in cui residua una grave disabilità nel 35% dei casi. Indispensabile una prevenzione primaria, che consiste nell’evitare la comparsa della malattia, agendo nel soggetto sano mediante la modificazione dei fattori di rischio modificabili.
Tra questi rivestono particolare importanza ipertensione, diabete, iper colesterolemia, fumo e obesità. La correzione di questi ultimi si basa sia su un intervento medico, che una corretta alimentazione e una adeguata attività fisica. Al discorso si sono immediatamente riallacciati il Dr. Gerardo Corigliano, parlando dell’importanza dello sport anche in presenza della patologia diabetica, ed il Dr. Ciro Mauro. A questo proposito il Dr. Lanfranco Scaramuzzino, pone l’accento oltre che sui corretti stili di vita, anche sulle indagini da effettuare, prima fra tutte l’ecocolordoppler che permette di identificare in fase iniziale molte patologie.
Interessantissimo l’intervento del Prof. Ugo Oliviero, che ha spiegato in modo chiaro e pacato, come tracciare i profili di rischio che cambiano a seconda di diversi fattori ed in base all’età, quando bisogna parlare di prevenzione secondaria, per evitare le recidive, e le differenze tra attività agonistica e amatoriale. Importantissima la nutrizione senza diete fai da te, ma attentamente seguiti da uno specialista che indichi tutti i nutrienti di cui non si può fare a meno, la Prof.ssa Brunella Guida nella parte convegnistica e le Dr. sse Cristiana Di Giacomo e Lucia Auletta, sono state letteralmente prese d’assalto dagli utenti desiderosi di informazioni. Ed in questo contesto si è perfettamente inserito l’intervento del Prof. Antonio D’Angiò, che ha parlato di “Intelligenza alimentare” e di “Intelligenza emotiva” due condizioni ineludibili per disegnare il benessere della persona e garantire la qualità di un’attività efficace.
Di fondamentale importanza la dieta anche nella prevenzione delle malattie allergiche ed auto immuni, come ha spiegato il Prof. Massimo Triggiani, secondo cui bisogna dapprima riconoscere la familiarità ed in seguito proporre strategie terapeutiche mirate, iniziando dalla gravidanza, ma anche tenendo sotto controllo i livelli di vitamina D con esposizione solare, alimentazione e supplementazione.
Tantissimi i test eseguiti dai Cardiologi del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, che come ha spiegato il Dr. Vincenzo Esposito, capo raggruppamento Campania, è un organizzazione di carattere nazionale composta da volontari, che svolge attività di intervento immediato nelle emergenze, di pronto e primo soccorso, attività formative ed informative per la popolazione per diffondere la cultura dell’emergenza e della prevenzione attraverso screening gratuiti, i dottori Ettore Annibale, Salvatore Bucci, Biagio Liccardo e Francesca Martone, hanno effettuato visite cardiologiche con ECG e screening diabetologici. La prevenzione oncologica che ha visto nei Prof. dell’Università Vanvitelli Eugenio Procaccini per il seno e Giovanni Docimo per la tiroide la sua maggiore espressione, si effettua sempre con la diagnosi precoce, Docimo ha aggiunto che anche la scoperta di una neoplasia non deve essere vissuta con paura in quanto nella maggior parte dei casi la risoluzione post operatoria è ottimale. Tra le più richieste la visita dermatologica effettuata dalla Dr. ssa Nadia Russo, che ha spiegato gli effetti nocivi del sole e come riconoscere una lesione cutanea.
Gli incontri sono stati moderati la mattina da Celeste Condorelli del fondo Mario e Paola Condorelli ed il pomeriggio dalla giornalista Laura Viggiano, che hanno sottolineato come sia importante approfondire temi come la prevenzione. Ma si è parlato anche con il dr. Ivo Speranza della corretta postura che si esprime in malocclusioni dentarie, che corrette in età pediatrica sono molto più semplici da risolvere. Interessante l’intervento del Prof. Nicola Colacurci, sull’importanza di una sessualità responsabile per la prevenzione delle MST e delle gravidanze indesiderate. L’iniziativa è stata promossa anche da Emanuela di Napoli Pignatelli di EP congressi, ideatrice organizzatrice di format innovativi, volti ad avvicinare la popolazione alla “Cultura della Prevenzione”, le iniziative insolite sono volte ad avvicinare il grande pubblico, il trend è positivo, al di fuori delle mura ospedaliere, la gente ha meno paura.
In piazza non si cerca la malattia, sottoporsi a visite o consulenze di screening serve solo ad aumentare le proprie conoscenze in tema di Benessere.
Queat conclusione del Dr. Cosma Cosenza, riassume perfettamente lo spirito della giornata: il costo sociale della cura delle malattie è molto più alto di quanto costerebbe una seria prevenzione, non solo in ginecologia ma in moltissime branche della medicina. Facendo anche molta attenzione in campo oncologico alla familiarità e attuando strategie mirate differenti da persona a persona. Spesso non ci si reca dallo specialista perché non si ha neanche un attimo di tempo… in realtà il tempo dedicato alla prevenzione non si può in alcun modo definire tempo perso, ma solo ed esclusivamente tempo guadagnato!
Comitato organizzatore:
Carmen Padula, Liliana Speranza, Immacolata M. L. Vasaturo, Concetta Riccio, Fortuna Zinno, Mariano Bruno, Marialuigia Vitagliano, Adriana Zeno, Diodorina Angelino, Amelia Scotti, Antonella La Porta, Annabella Acunto, Antonio Cennamo, Maria Pia Principe, Monica Scipione, Francesco Vanacore, Isabella Zuccardi Merli, Velia Caccavale, Celeste Condorelli, Emanuela Di Napoli Pignatelli, Enzo Esposito.
Pubblicato il 27/03/2018 su La Repubblica (ed. di Napoli)
L’ansia
L’ansia, quando non sfocia in un disturbo patologico, può essere tenuta a bada con i probiotici. Sono arrivati a questa conclusione i ricercatori di due delle principali Università italiane (Tor Vergata e Sapienza), e i medici del Policlinico Gemelli. La ricerca ha meritato anche la pubblicazione sul Journal of Transactional Medicine, tra la maggiori riviste scientifiche di settore.
Oggetto dello studio è stato il “microbiota intestinale“, che tradotto in termini comprensibili è l’insieme dei microrganismi che abitano l’intestino umano. In soggetti ansiosi, l’impiego di probiotici ha dato ottimi risultati. Del resto, come spiega Antonino De Lorenzo: (direttore della Scuola di specializzazione in scienze dell’alimentazione di Tor Vergata) «Ad oggi sono conosciuti solo il 10% degli effetti della flora batterica».
Così, assieme al professor Antonio Gasbarrini del Policlinico Gemelli è stato creato un network per affrontare questo grande tema della ricerca. Resta da analizzare e scoprire le caratteristiche e gli effetti del restante 90%. Piccola curiosità, nella sperimentazione portata a termine la terapia con probiotici scelti ad hoc ha portato effetti anche a chi è colpito da sovrappeso o da sindrome metabolica.
Anche in assenza di una dieta c’è stata una leggera modulazione della composizione corporea, con un calo di peso e una riduzione del tessuto adiposo. Se qualcuno stesse già pensando di dimagrire assumendo probiotici, però, meglio lasciar perdere. L’unico modo è seguire un regime alimentare sano e, perché no, praticare un po’ di sport.
“Vacanze Sicure”
Pronti alle vacanze?
Se avete scelto mete esotiche state attenti, perché il rischio (molto concreto) è quello di commettere errori apparentemente banali, che potrebbero però rovinare il viaggio. Occhi aperti su cibi e bevande: sia chiaro, non serve un controllo maniacale, tuttavia quando si viaggia in zone igienicamente “poco sicure” ci sono alcune cose da tenera a mente.
Uno dei nemici è il ghiaccio, che non va mai aggiunto alle bevande sigillate (le uniche sicure). I molluschi crudi sono ovviamente da evitare, perché potrebbero veicolare infezioni o parassiti. Stesso discorso per il pesce crudo, che non sia stato sottoposto ad abbattimento a -30°. Attenzione anche alle insalate.
Se si visitano paesi in cui il tifo addominale è ancora endemico, la vaccinazione è certamente il miglior consiglio. Sempre e solo per chi ha scelto una vacanza all’avventura, attenzione a dove fate il bagno. Nei paesi tropicali, ad esempio, meglio evitare le splendide acque dolci interne, si potrebbe incappare nella “schistosomiasi”, una malattia causata da minuscoli vermi piatti. Nulla di terribile, sia chiaro, ma si potrebbe dover convivere per un po con il cosiddetto “prurito dei nuotatori”, arrivato addirittura in Italia. Segnalato dagli anni ‘90 nei laghi svizzeri e sul lago di Garda, il prurito dei nuotatori è stato poi riportato nel Verbano, nel lago di Castel Gandolfo e nel lago di Vico. Non si finisce in ospedale, ma di certo nessuno vorrebbe provare quest’esperienza, tantomeno in vacanza.
Un’iniezione per liberarci dall’emicrania
Un’iniezione potrà finalmente liberarci dall’emicrania. Non è uno scherzo, bensì l’effetto annunciato di nuovi farmaci, già approvati, che tra non molto arriveranno anche sul mercato italiano. Si tratta di un anticorpo monoclonale capace di attaccare con precisione il «peptide Cgrp», quindi il responsabile identificato per l’emicrania. In parole povere «oggi stanno arrivando sul mercato dei farmaci che sono capaci di interferire con il meccanismo che genera la malattia».
E a spiegarlo è uno dei maggiori esperti: Elio Agostoni, direttore del Dipartimento di Neuroscienze Asst dell’ospedale Niguarda, a margine del IX Congresso Nazionale Anircef (Associazione neurologica italiana per la ricerca sulle cefalee), che si è tenuto a Milano. «Fino ad oggi abbiamo curato le crisi di emicrania ma non la malattia, o meglio l’abbiamo fatto solo parzialmente». Ora si punta ad una strategia terapeutica che si focalizza sulla cura delle crisi, quando arrivano, ma soprattutto sulla cura vera e propria delle cause. Con i nuovi farmaci basterà una puntura trimestrale o mensile per cambiare le cose. Insomma, una vera e propria rivoluzione che restituirà qualità di vita a milioni di persone.
Mal di schiena
Soffrono di mal di schiena circa 540 milioni di persone al mondo, un numero gigantesco (e la stima è per difetto). Il problema del mal di schiena è che spesso i medici brancolano nel buio, e per “accendere la luce” si affidano con leggerezza a risonanza magnetica, farmaci e interventi chirurgici.
Ora, può sembrare semplicistico dire che è il momento di ripensare all’approccio con il mal di schiena, ma è proprio questo l’appello che arriva da tre studi pubblicati su The Lancet realizzati da un gruppo di ricerca internazionale guidato da Rachelle Buchbinder della Monash University di Melbourne, in Australia. Guardando, ad esempio, alla chirurgia: la fusione dei dischi, l’inserimento di dischi artificiali o la somministrazione di iniezioni spinali generalmente non sono d’aiuto.
Nel rapporto costi/benefici l’ago della bilancia propende decisamente verso i primi. Il problema in molti casi sono i soldi, anzi il business. In alcuni Paesi i pazienti con un mal di schiena di origine ignota sono fonte di guadagno, troppo per pensare di scegliere un altro approccio.
Lo stesso discorso vale per i farmaci, ai quali si lega anche una disinvolta somministrazione di oppioidi. Anche se «studi recenti hanno dimostrato che non sono più efficaci di altri più sicuri medicinali – ha detto Nadine Foster della Keele University, tra gli autori degli studi – tuttavia a molti pazienti vengono prescritti farmaci che hanno oppiacei al loro interno. I pazienti dovrebbero ricevere il farmaco più sicuro per il minore tempo possibile al dosaggio più basso».
Manipolazioni, movimento e una postura corretta possono portare risultati insperati. Anche se, come sempre, non esiste una ricetta miracolosa e ogni caso fa storia a sé.
Scoperta la proteina per abbassare la pressione!
Per abbassare la pressione non serviranno più diuretici e betabloccanti
In questa direzione sembra andare una scoperta che sta facendo velocemente il giro del web, e non è un caso, visto che di pressione alta soffre una persona su tre. E stando ai dati certificati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno l’ipertensione causa 7,5 milioni di morti nel mondo (circa il 12% del totale di tutti i decessi).
La chiave di quella che potrebbe essere una vera e propria rivoluzione è in una proteina, studiata dai ricercatori della National University of Singapore che hanno individuato un nuovo strumento di controllo efficace sui problemi pressori. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista scientifica Circulation e ruota attorno alla “galectina-1”. Si tratta, come detto, di una proteina che riesce in maniera indiretta a influenzare la contrazione dei vasi sanguigni. Il meccanismo è un po’ complesso da spiegare ma, semplificando, l’obiettivo è quello di ridurre l’attività di quelli che vengono definiti “canali di calcio” (grazie all’azione della galectina-1) ottenendo come conseguenza l’abbassamento della pressione del sangue.
Ovviamente questo non cambia il primo comandamento fissato per chi inizia ad avere problemi di ipertensione (stadio 1). La raccomandazione in questi casi è sempre di cambiare lo stile di vita per ridurre il rischio di soffrire di altre malattie cardiovascolari. Coloro i quali hanno invece ipertensione di stadio 2 o superiore, non possono fare altro se non assumere dei farmaci. Il problema è che questi medicinali aumentano il rischio che a lungo andare ci sia un’insufficienza cardiaca. In particolare se già ci sono patologie cardiache.
Facile capire perché la nuova scoperta della National University of Singapore stia creando tanta attenzione. Riuscire a regolare l’attività del canale del calcio di tipo L (quello che determina l’abbassamento pressorio) può aprire, secondo gli studiosi, una nuova frontiera per le terapie anti-ipertensive.
E voi, conoscete metodi naturali per tenere a bada la pressione?
Rene in 3D
«Aspetti, che le stampo il rene in 3D». Ok, a questo non siamo ancora arrivati, ma ci siamo vicini. E, ancora una volta, tutto ruota attorno alle staminali e alla cosiddetta “bioingegneria”. Sembra fantascienza, ma un team della Newcastle University ha realizzato la prima cornea umana “stampata in 3D”, a partire da cellule staminali di un donatore sano. Si tratta, per ora, solo di una ricerca; l’obiettivo è quello di fornire una risposta alla carenza di cornee da usare per il trapianto.
Il team di Steve Swioklo e Che Connon raccontano sulla rivista Experimental Eye Research i risultati ottenuti con una “semplice” bio-stampante 3D low cost. È con questo macchinario che i ricercatori sono riusciti a creare una copia di una cornea umana, mixando le cellule staminali del donatore con collagene e alginato, in modo da realizzare una sorta di “bio-inchiostro” per la stampante.
Avviato il programma, la macchina ci ha messo circa 10 minuti per stampare la cornea umana. Le staminali sono state poi poste in coltura. Connon, che insegna ingegneria tissutale, non ha nascosto la soddisfazione: «Molti gruppi nel mondo hanno cercato di realizzare il bio-inchiostro ideale per rendere questo processo fattibile. Il nostro gel unico – ha detto – una combinazione di alginato e collagene, mantiene le cellule staminali in vita mentre si produce un materiale abbastanza solido da mantenere la sua forma, ma anche sufficientemente soft per essere inserito in una stampante in 3D».
Voi che ne pensate, favorevoli o contrari alla stampa 3D di “componenti di ricambio”?
Le calze elastiche
Calze elastiche a compressione graduata
Ad uso terapeutico o preventivo le calze elastiche a compressione graduata, sono sempre il primo baluardo, il sistema contenitivo più efficace per ridurre lo sfiancamento delle vene. Proprio grazie alla graduale pressione esercitata dal basso verso l’alto, le calze tendono a favorire il ritorno del sangue al cuore, migliorando la circolazione venosa.
Vengono vissute come una minaccia!
Farle indossare è quasi sempre frutto di una lunga contrattazione.
Le calze elastiche sono invece uno strumento importantissimo e determinante per la prevenzione e la cura di tutte le malattie venose.
L’uso delle calze è fondamentale durante la terapia medica, nel decorso post-operatorio a medio termine e come supporto essenziale alla terapia sclerosante per mantenere i benefici del bendaggio ed evitarne la scomodità.
Nella prevenzione per i soggetti a rischio e per quelli con malattia iniziale, esse rappresentano un metodo fondamentale che, unitamente a cicli di cure mediche, è capace di ritardare di molti anni e spesso di evitare la comparsa della malattia.
E’ stato dimostrato che sono utili perché evitano la formazione di edemi, anche nel paziente sano che rimane in piedi molte ore, e che potenziano l’efficacia della pompa venosa periferica in tutte le condizioni.
Le calze elastiche sono dunque efficaci, ma anche confortevoli e se ci sentiamo dire dai pazienti “Dottore! Non sopporto le calze elastiche per più di un paio d’ore“, generalmente questo dipende da una valutazione grossolana dell’indicazione e della classe di compressione che può essere decisa soltanto in sede specialistica dopo gli opportuni accertamenti diagnostici.
L’altra causa, quella più frequente, è il mancato rilievo delle esatte misure dell’arto malato che dovrebbe essere effettuato dallo specialista o meglio presso il venditore stesso. Vengono però diffusi speciali ricettari per la prescrizione delle calze elastiche che contengono tutte le istruzioni per rilevare correttamente le misure anche da parte degli stessi pazienti. Nei casi di obesità o di eccessiva magrezza (più rari in flebologia) è indispensabile ricorrere alle calze su misura.
Calze elastiche preventive o terapeutiche
E’ importante sottolineare che la ricerca ed il progresso tecnologico degli ultimi anni hanno portato grossi miglioramenti sotto il triplice aspetto della compressione (differenziata e graduata ai vari livelli della gamba), dell’assortimento (quanto mai ricco di modelli per le più diverse esigenze), del miglioramento estetico (con la produzione di fibre molto più sottili ed in colori che le fanno confondere con quelle normali).
Il principio cui si ispira la compressione elastica graduata deriva direttamente dai principi dell’idraulica. La vena può essere infatti paragonata ad una colonna liquida ed è perciò facilmente comprensibile che il massimo della pressione corrisponde alla parte più bassa e cioè più vicina al collo del piede. Essendo la parete della vena elastica, è chiaro che proprio in questa parte più bassa subirà la maggiore distensione e la pressione esercitata dal sangue potrà arrivare a sfiancare le pareti venose, soprattutto laddove le valvole abbiano ceduto. Risulta dunque ovvio che le calze elastiche a compressione graduata sono strutturate in modo da fornire una contro-pressione mirata, per poter difendere adeguatamente l’integrità della parete venosa. Questa contro-pressione, esercitata dalla calza elastica, serve a ridurre il diametro della vena, con l’immediata conseguenza di una maggiore velocità di flusso del sangue, che risale dunque più velocemente.
Ecco perché una calza elastica tecnologicamente adeguata è caratterizzata da una compressione graduata: più forte alla caviglia, e decrescente via via a livello del ginocchio e poi della coscia. Infatti è proprio la gradualità della compressione a garantire l’aiuto più valido per le necessità emodinamiche della gamba. Prendendo ad esempio un collant, vediamo che la compressione è massima a livello della caviglia; diventa poi il 70% a livello del ginocchio, il 40% a livello della coscia e non più del 10% a livello dell’addome.
Sul mercato esistono due tipi di calze: quelle più sottili di prevenzione e quelle più spesse per la terapia. La differenza tra i due tipi consiste nella diversa compressione esercitata sulla gamba. Le calze preventive hanno infatti una compressione inferiore ai 20 mmHg (millimetri di mercurio) e sono leggere come le calze normali; sono da consigliare a tutti i possibili soggetti a rischio, come le persone che stanno tutto il giorno in piedi o le donne in gravidanza; sono consigliabili anche per chi ha iniziali problemi di insufficienza venosa.
Le calze di prevenzione possono essere indossate in qualsiasi momento della giornata, mentre quelle terapeutiche è preferibile indossarle al risveglio, per evitare che l’arto possa gonfiarsi.
Le calze, come le bende, devono essere necessariamente prescritte dallo specialista.
La scelta delle calze viene fatta in base a:
– modello (gambaletto, mezza coscia, coscia, monocollant, collant, collant maternità, collant uomo)
– grado di compressione (in rapporto al grado di malattia e al gradiente di pressione venosa)
– materiale (fine sintetico, cotone, caucciù naturale)
– misura.
Calze elastiche e tabella per classe di compressione
Abbiamo già detto che le calze elastiche si differenziano in preventive e terapeutiche ma ciò che differenzia in maniera sostanziale le due tipologie è proprio la pressione esercitata a livello della caviglia: le prime hanno una pressione massima di circa 20 mmHg mentre le seconde arrivano oltre i 49 mmHg.
Le calze elastiche terapeutiche in particolare, si suddividono come segue:
Classe I – compressione alla caviglia di 18-20 mmHg;
Classe II – compressione alla caviglia di 21-32 mmHg;
Classe III – compressione alla caviglia di 33-46 mmHg;
Classe IV – compressione alla caviglia maggiore di 49 mmHg;
Bisogna ricordare che la prescrizione delle calze elastiche, siano esse preventive o terapeutiche, e che a tutti gli effetti rappresentano un vero e proprio dispositivo medico, è demandata soltanto allo specialista.
Il chirurgo vascolare a seguito di accurate visite mediche,di eventuali esami diagnostici e dopo l’esclusione di concomitanti patologie arteriose o diabetiche, prescrive il giusto modello di calze elastiche con il corretto grado di compressione.
Come indossare le calze elastiche
Le calze elastiche proprio a causa della compressione da esercitare, risultano spesso difficili da maneggiare e i pazienti denunciano non poche difficoltà ad indossarle. In verità le persone anziane con poca forza nelle mani e/o con difficoltà a piegare la schiena, spesso non riescono a calzarle da sole e hanno bisogno dell’aiuto di un’altra persona. Per superare questo che è un vero ostacolo, sono da tempo in commercio e disponibili in diversi modelli dei sistemi infila-calze, progettati allo scopo di semplificare questo compito.
Per calzare normalmente le calze elastiche, risulta utile l’accorgimento di indossare un paio di guanti in maniera da migliorare la presa sulle calze ed evitare di danneggiarle con le unghie durante l’inserimento.
Indossate, è fondamentale che le calze elastiche a compressione graduale non facciano pieghe; pieghe che potrebbero incrementare artificiosamente la compressione in quella determinata zona. Viceversa è molto importante non distenderle eccessivamente, perché anche in questo caso si modificherebbe il grado di compressione delle calze stesse.
Il consiglio è quello di cospargere le gambe di borotalco e di farlo appena svegli per evitare che le gambe comincino a gonfiarsi. Il borotalco, oltre a rilasciare un gradevole aroma, rende le gambe particolarmente scivolose facilitando lo scorrimento del tessuto. A questo punto si infila il braccio all’interno della calza e si afferra il tallone tra pollice e indice, si rovescia la calza con l’altra mano e la si posizione rivoltata sul piede con il tallone verso il basso per poi rovesciarla su se stessa stendendola ben bene sulla gamba.
Calze elastiche: consigli utili
Le calze elastiche a compressione graduata sono un dispositivo medico di uso quotidiano e soggette a deterioramento in un arco temporale di 5/6 mesi. Trascorso tale periodo tendono, in maniera piuttosto rapida, a deteriorarsi e a perdere la loro efficienza. Per prevenire al massimo la rottura o lo sfibramento delle calze, vi suggeriamo alcuni semplici ma utili consigli che potranno aumentare la durata e l’efficienza delle vostre calze:
- lavate le calze a mano ad una temperatura non superiore ai 40°;
- utilizzate detersivi neutri e non aggressivi;
- risciacquate accuratamente con abbondante acqua tiepida;
- evitate di sfregare o strizzare le calze per non danneggiare le fibre elastiche;
- asciugate la calza orizzontalmente (possibilmente distesa su di un piano), lontana da fonti di calore di qualsiasi natura (sole o caloriferi);
- indossate dei guanti prima di calzare le calze elastiche, per prevenire danneggiamenti alle fibre, causati da unghie o anelli.
La scelta della giusta taglia, del corretto grado di compressione e della giusta tipologia di calza elastica a compressione graduale (prescrizione demandata allo specialista), consentono di prevenire, l’insorgere o il peggiorare delle patologie legate alla Insufficienza Venosa Cronica.
Effetti dello stress e suggerimenti per superarlo
Stando ad uno studio che ha analizzato i termini più ricercati su Google, la parola stress è in vetta. A dirla tutta non c’è da meravigliarsi, visto che siamo abituati a correre dal mattino alla sera, a dividerci tra lavoro e famiglia. Costretti a sopportare le nevrosi dei colleghi e, spesso, anche del partner.
Quello che sottovalutiamo sono gli effetti dello stress, veri e proprio disturbi che si manifestano, tra l’altro, sotto forma di mal di testa, stanchezza, mal di stomaco, insonnia e dolori muscolari. Addirittura, gli italiani colpiti da disturbi legati allo stress sono 9 su 10. Un numero mostruoso. E a rivelarlo è uno studio di Assosalute, che mette in relazione stili di vita e stress.
Sotto la lente degli esperti sono finiti soprattutto le donne e i giovani, che sono i più colpiti da disturbi associati allo stress. Il mal di testa (46,2%) e la stanchezza (45,9%) risultano i disturbi più diffusi, seguono il mal di stomaco (26,9%), la tensione o il dolore muscolare (25,5%), l’insonnia (24,9%) e l’ansia o agitazione (23,4%).
Se è ovvio che uno dei rimedi più diffusi è il riposo, non tutti sanno che anche l’alimentazione può aiutare molto l’organismo a difendersi. Altra buona abitudine può essere quella di spegnere per un paio d’ore al giorno il cellulare.
Questo perché oggi una delle forme più comuni di stress è il “tecnostress”, legato all’uso di apparecchi elettronici. Da manuale sono “tecnostressati” coloro che stanno al Pc più di 4 ore al giorno, fanno più di 20 telefonate e mandano più di 20 SMS o messaggi via WhatsApp.
E voi, cosa fate per eliminare lo stress?