Scoperta la proteina per abbassare la pressione!
Per abbassare la pressione non serviranno più diuretici e betabloccanti
In questa direzione sembra andare una scoperta che sta facendo velocemente il giro del web, e non è un caso, visto che di pressione alta soffre una persona su tre. E stando ai dati certificati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno l’ipertensione causa 7,5 milioni di morti nel mondo (circa il 12% del totale di tutti i decessi).
La chiave di quella che potrebbe essere una vera e propria rivoluzione è in una proteina, studiata dai ricercatori della National University of Singapore che hanno individuato un nuovo strumento di controllo efficace sui problemi pressori. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista scientifica Circulation e ruota attorno alla “galectina-1”. Si tratta, come detto, di una proteina che riesce in maniera indiretta a influenzare la contrazione dei vasi sanguigni. Il meccanismo è un po’ complesso da spiegare ma, semplificando, l’obiettivo è quello di ridurre l’attività di quelli che vengono definiti “canali di calcio” (grazie all’azione della galectina-1) ottenendo come conseguenza l’abbassamento della pressione del sangue.
Ovviamente questo non cambia il primo comandamento fissato per chi inizia ad avere problemi di ipertensione (stadio 1). La raccomandazione in questi casi è sempre di cambiare lo stile di vita per ridurre il rischio di soffrire di altre malattie cardiovascolari. Coloro i quali hanno invece ipertensione di stadio 2 o superiore, non possono fare altro se non assumere dei farmaci. Il problema è che questi medicinali aumentano il rischio che a lungo andare ci sia un’insufficienza cardiaca. In particolare se già ci sono patologie cardiache.
Facile capire perché la nuova scoperta della National University of Singapore stia creando tanta attenzione. Riuscire a regolare l’attività del canale del calcio di tipo L (quello che determina l’abbassamento pressorio) può aprire, secondo gli studiosi, una nuova frontiera per le terapie anti-ipertensive.
E voi, conoscete metodi naturali per tenere a bada la pressione?
Rene in 3D
«Aspetti, che le stampo il rene in 3D». Ok, a questo non siamo ancora arrivati, ma ci siamo vicini. E, ancora una volta, tutto ruota attorno alle staminali e alla cosiddetta “bioingegneria”. Sembra fantascienza, ma un team della Newcastle University ha realizzato la prima cornea umana “stampata in 3D”, a partire da cellule staminali di un donatore sano. Si tratta, per ora, solo di una ricerca; l’obiettivo è quello di fornire una risposta alla carenza di cornee da usare per il trapianto.
Il team di Steve Swioklo e Che Connon raccontano sulla rivista Experimental Eye Research i risultati ottenuti con una “semplice” bio-stampante 3D low cost. È con questo macchinario che i ricercatori sono riusciti a creare una copia di una cornea umana, mixando le cellule staminali del donatore con collagene e alginato, in modo da realizzare una sorta di “bio-inchiostro” per la stampante.
Avviato il programma, la macchina ci ha messo circa 10 minuti per stampare la cornea umana. Le staminali sono state poi poste in coltura. Connon, che insegna ingegneria tissutale, non ha nascosto la soddisfazione: «Molti gruppi nel mondo hanno cercato di realizzare il bio-inchiostro ideale per rendere questo processo fattibile. Il nostro gel unico – ha detto – una combinazione di alginato e collagene, mantiene le cellule staminali in vita mentre si produce un materiale abbastanza solido da mantenere la sua forma, ma anche sufficientemente soft per essere inserito in una stampante in 3D».
Voi che ne pensate, favorevoli o contrari alla stampa 3D di “componenti di ricambio”?
Le calze elastiche
Calze elastiche a compressione graduata
Ad uso terapeutico o preventivo le calze elastiche a compressione graduata, sono sempre il primo baluardo, il sistema contenitivo più efficace per ridurre lo sfiancamento delle vene. Proprio grazie alla graduale pressione esercitata dal basso verso l’alto, le calze tendono a favorire il ritorno del sangue al cuore, migliorando la circolazione venosa.
Vengono vissute come una minaccia!
Farle indossare è quasi sempre frutto di una lunga contrattazione.
Le calze elastiche sono invece uno strumento importantissimo e determinante per la prevenzione e la cura di tutte le malattie venose.
L’uso delle calze è fondamentale durante la terapia medica, nel decorso post-operatorio a medio termine e come supporto essenziale alla terapia sclerosante per mantenere i benefici del bendaggio ed evitarne la scomodità.
Nella prevenzione per i soggetti a rischio e per quelli con malattia iniziale, esse rappresentano un metodo fondamentale che, unitamente a cicli di cure mediche, è capace di ritardare di molti anni e spesso di evitare la comparsa della malattia.
E’ stato dimostrato che sono utili perché evitano la formazione di edemi, anche nel paziente sano che rimane in piedi molte ore, e che potenziano l’efficacia della pompa venosa periferica in tutte le condizioni.
Le calze elastiche sono dunque efficaci, ma anche confortevoli e se ci sentiamo dire dai pazienti “Dottore! Non sopporto le calze elastiche per più di un paio d’ore“, generalmente questo dipende da una valutazione grossolana dell’indicazione e della classe di compressione che può essere decisa soltanto in sede specialistica dopo gli opportuni accertamenti diagnostici.
L’altra causa, quella più frequente, è il mancato rilievo delle esatte misure dell’arto malato che dovrebbe essere effettuato dallo specialista o meglio presso il venditore stesso. Vengono però diffusi speciali ricettari per la prescrizione delle calze elastiche che contengono tutte le istruzioni per rilevare correttamente le misure anche da parte degli stessi pazienti. Nei casi di obesità o di eccessiva magrezza (più rari in flebologia) è indispensabile ricorrere alle calze su misura.
Calze elastiche preventive o terapeutiche
E’ importante sottolineare che la ricerca ed il progresso tecnologico degli ultimi anni hanno portato grossi miglioramenti sotto il triplice aspetto della compressione (differenziata e graduata ai vari livelli della gamba), dell’assortimento (quanto mai ricco di modelli per le più diverse esigenze), del miglioramento estetico (con la produzione di fibre molto più sottili ed in colori che le fanno confondere con quelle normali).
Il principio cui si ispira la compressione elastica graduata deriva direttamente dai principi dell’idraulica. La vena può essere infatti paragonata ad una colonna liquida ed è perciò facilmente comprensibile che il massimo della pressione corrisponde alla parte più bassa e cioè più vicina al collo del piede. Essendo la parete della vena elastica, è chiaro che proprio in questa parte più bassa subirà la maggiore distensione e la pressione esercitata dal sangue potrà arrivare a sfiancare le pareti venose, soprattutto laddove le valvole abbiano ceduto. Risulta dunque ovvio che le calze elastiche a compressione graduata sono strutturate in modo da fornire una contro-pressione mirata, per poter difendere adeguatamente l’integrità della parete venosa. Questa contro-pressione, esercitata dalla calza elastica, serve a ridurre il diametro della vena, con l’immediata conseguenza di una maggiore velocità di flusso del sangue, che risale dunque più velocemente.
Ecco perché una calza elastica tecnologicamente adeguata è caratterizzata da una compressione graduata: più forte alla caviglia, e decrescente via via a livello del ginocchio e poi della coscia. Infatti è proprio la gradualità della compressione a garantire l’aiuto più valido per le necessità emodinamiche della gamba. Prendendo ad esempio un collant, vediamo che la compressione è massima a livello della caviglia; diventa poi il 70% a livello del ginocchio, il 40% a livello della coscia e non più del 10% a livello dell’addome.
Sul mercato esistono due tipi di calze: quelle più sottili di prevenzione e quelle più spesse per la terapia. La differenza tra i due tipi consiste nella diversa compressione esercitata sulla gamba. Le calze preventive hanno infatti una compressione inferiore ai 20 mmHg (millimetri di mercurio) e sono leggere come le calze normali; sono da consigliare a tutti i possibili soggetti a rischio, come le persone che stanno tutto il giorno in piedi o le donne in gravidanza; sono consigliabili anche per chi ha iniziali problemi di insufficienza venosa.
Le calze di prevenzione possono essere indossate in qualsiasi momento della giornata, mentre quelle terapeutiche è preferibile indossarle al risveglio, per evitare che l’arto possa gonfiarsi.
Le calze, come le bende, devono essere necessariamente prescritte dallo specialista.
La scelta delle calze viene fatta in base a:
– modello (gambaletto, mezza coscia, coscia, monocollant, collant, collant maternità, collant uomo)
– grado di compressione (in rapporto al grado di malattia e al gradiente di pressione venosa)
– materiale (fine sintetico, cotone, caucciù naturale)
– misura.
Calze elastiche e tabella per classe di compressione
Abbiamo già detto che le calze elastiche si differenziano in preventive e terapeutiche ma ciò che differenzia in maniera sostanziale le due tipologie è proprio la pressione esercitata a livello della caviglia: le prime hanno una pressione massima di circa 20 mmHg mentre le seconde arrivano oltre i 49 mmHg.
Le calze elastiche terapeutiche in particolare, si suddividono come segue:
Classe I – compressione alla caviglia di 18-20 mmHg;
Classe II – compressione alla caviglia di 21-32 mmHg;
Classe III – compressione alla caviglia di 33-46 mmHg;
Classe IV – compressione alla caviglia maggiore di 49 mmHg;
Bisogna ricordare che la prescrizione delle calze elastiche, siano esse preventive o terapeutiche, e che a tutti gli effetti rappresentano un vero e proprio dispositivo medico, è demandata soltanto allo specialista.
Il chirurgo vascolare a seguito di accurate visite mediche,di eventuali esami diagnostici e dopo l’esclusione di concomitanti patologie arteriose o diabetiche, prescrive il giusto modello di calze elastiche con il corretto grado di compressione.
Come indossare le calze elastiche
Le calze elastiche proprio a causa della compressione da esercitare, risultano spesso difficili da maneggiare e i pazienti denunciano non poche difficoltà ad indossarle. In verità le persone anziane con poca forza nelle mani e/o con difficoltà a piegare la schiena, spesso non riescono a calzarle da sole e hanno bisogno dell’aiuto di un’altra persona. Per superare questo che è un vero ostacolo, sono da tempo in commercio e disponibili in diversi modelli dei sistemi infila-calze, progettati allo scopo di semplificare questo compito.
Per calzare normalmente le calze elastiche, risulta utile l’accorgimento di indossare un paio di guanti in maniera da migliorare la presa sulle calze ed evitare di danneggiarle con le unghie durante l’inserimento.
Indossate, è fondamentale che le calze elastiche a compressione graduale non facciano pieghe; pieghe che potrebbero incrementare artificiosamente la compressione in quella determinata zona. Viceversa è molto importante non distenderle eccessivamente, perché anche in questo caso si modificherebbe il grado di compressione delle calze stesse.
Il consiglio è quello di cospargere le gambe di borotalco e di farlo appena svegli per evitare che le gambe comincino a gonfiarsi. Il borotalco, oltre a rilasciare un gradevole aroma, rende le gambe particolarmente scivolose facilitando lo scorrimento del tessuto. A questo punto si infila il braccio all’interno della calza e si afferra il tallone tra pollice e indice, si rovescia la calza con l’altra mano e la si posizione rivoltata sul piede con il tallone verso il basso per poi rovesciarla su se stessa stendendola ben bene sulla gamba.
Calze elastiche: consigli utili
Le calze elastiche a compressione graduata sono un dispositivo medico di uso quotidiano e soggette a deterioramento in un arco temporale di 5/6 mesi. Trascorso tale periodo tendono, in maniera piuttosto rapida, a deteriorarsi e a perdere la loro efficienza. Per prevenire al massimo la rottura o lo sfibramento delle calze, vi suggeriamo alcuni semplici ma utili consigli che potranno aumentare la durata e l’efficienza delle vostre calze:
- lavate le calze a mano ad una temperatura non superiore ai 40°;
- utilizzate detersivi neutri e non aggressivi;
- risciacquate accuratamente con abbondante acqua tiepida;
- evitate di sfregare o strizzare le calze per non danneggiare le fibre elastiche;
- asciugate la calza orizzontalmente (possibilmente distesa su di un piano), lontana da fonti di calore di qualsiasi natura (sole o caloriferi);
- indossate dei guanti prima di calzare le calze elastiche, per prevenire danneggiamenti alle fibre, causati da unghie o anelli.
La scelta della giusta taglia, del corretto grado di compressione e della giusta tipologia di calza elastica a compressione graduale (prescrizione demandata allo specialista), consentono di prevenire, l’insorgere o il peggiorare delle patologie legate alla Insufficienza Venosa Cronica.
Effetti dello stress e suggerimenti per superarlo
Stando ad uno studio che ha analizzato i termini più ricercati su Google, la parola stress è in vetta. A dirla tutta non c’è da meravigliarsi, visto che siamo abituati a correre dal mattino alla sera, a dividerci tra lavoro e famiglia. Costretti a sopportare le nevrosi dei colleghi e, spesso, anche del partner.
Quello che sottovalutiamo sono gli effetti dello stress, veri e proprio disturbi che si manifestano, tra l’altro, sotto forma di mal di testa, stanchezza, mal di stomaco, insonnia e dolori muscolari. Addirittura, gli italiani colpiti da disturbi legati allo stress sono 9 su 10. Un numero mostruoso. E a rivelarlo è uno studio di Assosalute, che mette in relazione stili di vita e stress.
Sotto la lente degli esperti sono finiti soprattutto le donne e i giovani, che sono i più colpiti da disturbi associati allo stress. Il mal di testa (46,2%) e la stanchezza (45,9%) risultano i disturbi più diffusi, seguono il mal di stomaco (26,9%), la tensione o il dolore muscolare (25,5%), l’insonnia (24,9%) e l’ansia o agitazione (23,4%).
Se è ovvio che uno dei rimedi più diffusi è il riposo, non tutti sanno che anche l’alimentazione può aiutare molto l’organismo a difendersi. Altra buona abitudine può essere quella di spegnere per un paio d’ore al giorno il cellulare.
Questo perché oggi una delle forme più comuni di stress è il “tecnostress”, legato all’uso di apparecchi elettronici. Da manuale sono “tecnostressati” coloro che stanno al Pc più di 4 ore al giorno, fanno più di 20 telefonate e mandano più di 20 SMS o messaggi via WhatsApp.
E voi, cosa fate per eliminare lo stress?