Che cos’è il termalismo?
Il termalismo è una pratica risalente al tempo dei Babilonesi che avevano individuato le proprietà terapeutiche dell’acqua termale sulle malattie, in particolare su quelle degli arti inferiori. Per i Romani le terme rappresentavano uno dei principali luoghi di ritrovo durante l’antica Roma a partire dal II secolo a.C. Questa pratica si è fortemente sviluppata in Europa in particolare tra il 17 e 19 secolo e nonostante la comprensione delle basi fisiologiche si sia avuta dopo il 20 secolo, queste pratiche erano indicate come trattamenti in molteplici processi patologici.
Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità «La medicina termale è una delle più antiche forme di terapia dell’Occidente e in tal senso è da considerarsi una medicina tradizionale».
Classificazione delle acque
Le acque vengono classificate in base a parametri generali come: colore, odore, sapore e limpidità, in base alle caratteristiche chimico-fisiche e alle virtù terapeutiche.
Le acque durate il percorso che le porta dal sottosuolo alla superficie si mineralizzano in base al tipo di roccia che attraversa acquistando quindi le caratteristiche chimiche e fisiche che le rendono attive dal punto di vista terapeutico. Ogni acqua ha quindi una azione generale attiva su tutto l’organismo, una locale sulla regione anatomica di applicazione, una specifica legata alla sua composizione chimica.
“Si definiscono minerali le acque naturali con proprietà chimiche e fisiche che le differenziano dalle acque destinate al consumo umano”.
La classificazione di Marotta-Sica(1993) ha diviso le acqua in base alla temperatura, al residuo fisso presente a 180°, e composizione chimica.
All’interno è possibile trovare disciolte sostanze solide come: cloruri, bromuri, ioduri, fluoruri, solfuri, solfati, carbonati, di sodio, potassio, litio, calcio, magnesio, bario, stronzio, ferro, manganese; composti arsenicali, acido borico, silice, acido cloridrico o composti gassosi come: anidride carbonica, acido solfidrico, azoto, elio ed altri gas nobili, idrocarburi, sostanze radioattive.
Quando uno ione è presente in quantità superiore a 20 meq/l dà il nome all’acqua. La presenza di diversi ioni prevalenti origina la classificazione di acque pluriioniche.
Le principali acque sono:
- Acque Salse o Cloruro-Sodiche: Vi è prevalenza di sodio e cloro (azione disimbibente sui tessuti edematosi);
- Acque Sulfuree: quantità di acido solfidrico >1mg/l (azione antinfiammatoria);
- Acque Arsenicali Ferruginose: ferro e arsenico in alte concentrazioni (azione tonica-stimolante);
- Acque Bicarbonate: sono le più diffuse e contengono bicarbonato di calcio (azione sulla contrattilità venosa);
- Acque Solfate: quantità di zolfo >200mg/l;
- Acque Carboniche: la quantità di anidride carbonica libera è molto più alta (>300cc/l) rispetto alle altre acque nelle quali questa è comunque presente (azione tonificante Tissutale);
- Acque Radioattive: Questa caratteristica fisica è legata alla presenza di Radon al loro interno, almeno 1nC di Radon/l (azione analgesica antispastica);
- Acque Salso-Bromiche: Sono acque di origine marina contenenti cloruro di sodio, iodio e Bromo.
Quando ricorrere al termalismo?
Sono indicate per tutte le patologie croniche del sistema venoso, dei linfatici e del sistema arterioso.
Sono particolarmente indicate nelle malattie otorinolaringoiatriche, (riniti allergiche, sinusiti recidivanti), respiratorie (bronchiti e broncopneumopatie), nelle malattie artro-reumatiche (artrosi e discopatie) e nelle malattie ginecologiche (sclerosi del connettivo pelvico cicatriziale o involutiva).
- Attività generale: Calore termale, vasodilatazione, effetto analgesico e antiinfiammatorio riduzione dello spasmo muscolare e della rigidità articolare;
- Galleggiamento: l’acqua causa una compressione estrinseca sugli arti inferiori migliorando il ritorno venoso e il drenaggio linfatico dell’arto;
- Immersione: a livello cutaneo e mucoso svolge una azione lenitiva e antinfiammatoria
- Alternanza caldo-freddo: l’utilizzo del metodo di Kneipp permette una attivazione della circolazione periferica mediata dallo sbalzo termico;
- Inalazioni e aerosol: azione antiinfiammatoria, mucolitica, decongestionante e battericida delle particelle che in forma di aerosol riescono a penetrare in profondità nell’albero bronchiale;
- Irrigazioni vaginali: sfrutta l’azione antiinfiammatoria, decongestionante e antisettica. Si utilizzando dai 2 ai 5 litri di acqua per seduta.
Ci sono controindicazioni?
L’uso delle acque termali è sconsigliato in pazienti con patologie cardiovascolari come infarti, ictus o ischemie critiche. I pazienti con trombosi venosa recente vanno valutati attentamente prima di indirizzarli a questi trattamenti. Anche in caso di Carcinomi o scompensi d’organo grave ne viene sconsigliato l’uso.
Dove trovare centri termali?
I Centri termali presenti nel nostro paese sono oltre 380 distribuiti in 20 Regioni e 170 Comuni.
Nel comune di Napoli è possibile rivolgersi alle Terme di Agnano (Agnano) dove sono presenti acque di tipo sulfureo-salso-bicarbonato-alcalino-terrose o alle Stufe di Nerone (Baia) con acqua ipertermale salso – bromo – iodica – solfato – alcalina – terrosa.
Per accedere a questi servizi è possibile sia privatamente che attraverso il SSN, nel secondo caso è necessaria la ricetta del medico curante indicante la patologia come da disposizioni del SSN, o pagando direttamente il ticket in sede.
Cos’è la laser terapia?
È una tecnica che tramite l’uso dei laser a diversa lunghezza d’onda permette di ottenere diversi effetti terapeutici. Prima di addentrarsi nell’argomento è bene però fare un passo indietro e analizzare le basi fisiche sulle quali si basa questa tecnica.
Cosa sono i laser?
Il laser è stato inventato da T.H. Maimannel 1960, egli creò il primo laser con una lampada a solenoide uno specchio e un prisma triangolare.
La luce laser ha delle caratteristiche ben precise:
- Collimata: Il fascio di luce tende ad allargarsi molto poco all’aumentare della distanza;
- Monocromatica: Costituita da un’unica lunghezza d’onda;
- Coerente: Tutti i fotoni sono nella stessa fase, sia nel tempo che nello spazio;
- Unidirezionale: La direzione di propagazione nello spazio è in una sola direzione;
- Brillante: Alta concentrazione di energia su un’area precisa.
I Laser possono essere distinti in base al tipo di materiale ottenuto per generare il fascio in:
- Solidi: KTP (potassio titanil fosfato) 532nm, Rubino 694nm, Alessandrite 755nm;
- Liquidi: Rhodamina 570-600nm;
- Gas: Nd YAG 1064nm;
- Diodi Semiconduttori: Gallio-Arsenico 670-980nm.
Nella nomenclatura attuale si preferisce però utilizzare la lunghezza d’onda per classificarli:
- 532nm: visibile (verde) assorbito dal colore rosso (ossi emoglobina, melanina);
- 808nm: vicino infrarosso Assorbito dal colore blu (deossi emoglobina);
- 1470nm: Vicino infrarosso ha come bersaglio l’acqua;
- 10400nm: Lontano infrarosso (laser CO2) ha come bersagli l’acqua.
Quali sono le applicazioni della terapia con luce Laser?
Negli ultimi anni la cultura dei laser si è molto diffusa permettendone l’introduzione in numerosi campi. In base alla lunghezza d’onda e quindi alla capacità del laser di colpire un determinato bersaglio è possibile applicarlo in diversi campi:
- Medicina estetica: è utilizzato per il resurfacing del volto, la biostimolazione dei tessuti;
- Chirurgia vascolare: scleroterapia laser assistita, ablazione della safena chiusura di angiomi e laghi venosi, debridement e biostimolazioni di ulcere;
- Chirurgia Plastica: trattamento e prevenzione dei cheloidi, liposuzioni laser assistite, lifting minimamente invasivi;
- Dermatologia: Asportazioni di fibromi, cheratosi attiniche, couperose, macchie di varia natura;
- Fisioterapia: trattamento del dolore acuto/cronico articolare, osseo e muscolare.
Quali sono i vantaggi del laser?
Grazie alle sue caratteristiche intrinseche di elevata selettività permette di trattare le patologie in esame con risultati eccellenti e con rischi contenuti. In particolare il trattamento delle lesioni
Quali sono i rischi e le complicanze della laser terapia?
Come tutte le terapie mediche e chirurgiche, la laser terapia non è esente da rischi, questi possono però essere ridotti al minimo da una attenta osservazione delle caratteristiche del paziente e dalla scelta precisa del tipo di laser da utilizzare. La formazione di croste per lesioni termiche della pelle può essere facilmente prevenuta mediante l’utilizzo di appositi criogeni, questi permettono di abbassare la temperatura della zona da trattare, limitando così il danno al solo punto di applicazione del fascio laser. Alcune lunghezze d’onda hanno come target anche la melanina, un trattamento eccessivo può causare delle discromie cutanee che tendono però a regredire in poche settimane.
Ci sono controindicazioni?
Non ci sono invece controindicazioni all’uso nella terapia del dolore tranne per la presenza di tatuaggi sulla zona target.
Cosa devo aspettarmi, è doloroso?
I Laser sviluppano calore per cui all’aumentare dell’energia erogata aumenta il dolore. Alcuni trattamenti utilizzano basse energie per cui danno solo una sensazione di “caldo” sulla zona trattata. I trattamenti ad alta energia invece, sviluppano più calore e possono causare dolore. L’utilizzo dei già citati criogeni abbassa la temperatura e induce una “anestesia da freddo” che evita così la sensazione dolorosa.
Varici e sport
Con l’esasperazione delle attività agonistiche ed ancor più con il boom dell’attività sportiva di intrattenimento la tematica delle vene varicose degli arti inferiori è sempre più attuale.
Al giorno d’oggi con l’eco color Doppler possono essere studiati e conseguentemente trattati soggetti che praticano sport sia a livello agonistico che amatoriale.
In conseguenza delle risultanze diagnostiche gli specialisti dell’attività motoria possono consigliare a coloro che risultano predisposti alla varicosi lo sport ed il grado di attività da esercitare.
Cenni di Anatomia e di Fisiopatologia
La sede più colpita dalla patologia varicosa è il sistema venoso degli arti inferiori.
Quando i muscoli del polpaccio si contraggono, il sangue è pompato verso l’alto nelle vene profonde. Normalmente le valvole delle vene perforanti impediscono che il sangue passi nelle vene superficiali.
Quando i muscoli del polpaccio si rilassano si produce una vera aspirazione di sangue dalle vene superficiali alle profonde. Se le valvole delle vene perforanti diventano insufficienti, queste ultime costituiscono vie di “perdita di alta pressione” durante la contrazione muscolare e la trasmissione di questa alta pressione dalle vene profonde a quelle superficiali comporta dilatazione e ristagno del sangue nelle vene superficiali.
La risultante dell’azione di influenze centrifughe e centripete è il ritorno venoso a livello degli arti inferiori. I fondamentali effetti centrifughi sono il sovrappeso, l’aumento della pressione addominale, la maggiore elasticità e dilatabilità delle vene e la lunghezza del percorso.
Le forze che agiscono in senso centripeto sono la vis a fronte, la vis a latere e la vis a tergo.
La vis a fronte è una forza di aspirazione influenzata dall’azione cardiaca e dalla respirazione in grado di far progredire il sangue venoso anti-gravitazionalmente.
La vis a latere è l’accelerazione impressa alla colonna ematica dalle pulsazioni delle arterie perivenose e dall’attività muscolare (pompa muscolare del polpaccio). L’attività muscolare, infatti, funziona come una pompa aspirante/premente.
L’energia residua della sistole ventricolare sinistra che si trasferisce al circolo venoso costituisce la vis a tergo.
Epidemiologia ed Etiologia
Nella popolazione generale la malattia varicosa ha una frequenza del 15%-30%, se si considera unicamente la degenerazione dei sistemi della vena Safena e delle sue collaterali. Qualora si voglia estendere il concetto anche alle modeste varicosità di rilevanza solamente estetica tale cifra arriva al 45%.
Sino ad oggi non sono noti studi epidemiologici longitudinali sugli sportivi in grado di documentare l’insorgenza di varicosi e la correlazione tra sport e varicosi.
Nello sportivo si possono differenziare le varici d’atleta dalle varici vere, a loro volta classificate in primitive e secondarie.
La frequenza delle varici d’atleta si stima intorno all’11,5% -18,4%, mentre quella delle varici vere negli sportivi oscilla dallo 0 al 15%.
La malattia varicosa è causata da molti fattori concomitanti che possono agire in maniera variabile in ogni individuo. In genere uno solo di questi fattori non è sufficiente a spiegare l’insorgenza di varici. Tra le cause principali si pongono l’ereditarietà, la vita sedentaria, le lesioni del sistema valvolare, le anomalie della parete venosa, le alterazioni del sistema di ”pompa muscolare”, le influenze ormonali, il sovrappeso, la stitichezza e la postura.
In base al tipo di vene coinvolte si distinguono, partendo dalle più grandi alle più piccole:
- Varici tronculari, che coinvolgono le vene Safene;
- Varici reticolari, che interessano i rami afferenti alle Safene;
- Teleangectasie o microvarici, che sono dilatazioni delle venule.
Man mano che ci si allontana dagli assi vascolari maggiori si hanno vene varicose sempre più piccole fino ad arrivare alle varici del derma.
Non è detto che esistano tutte contemporaneamente ma possono anche presentarsi singolarmente, in quanto l’una non è un’ evoluzione dell’altra. Si possono delineare pertanto vari quadri.
Le vene varicose si dicono primitive quando non vi si riconosce una causa precisa (sono la percentuale maggiore), anche se è possibile individuare una serie di “fattori di rischio” responsabili della loro comparsa. In rari casi le varici sono secondarie ad altre malattie.
Varici Vere Primitive
A seguito dell’attività sportiva la comparsa di varici vere è evento che si colloca in una percentuale tra lo 0 ed il 15%.
In soggetti con predisposizione familiare e costituzionale alcune attività di tipo agonistico con sforzo intenso costituiscono una concausa per l’insorgenza di varicosi.
Per definire l’origine delle varici vere primitive sono state proposte numerose teorie che associano ai fattori predisponenti le alterazioni emodinamiche conseguenti a stimoli posturali ed a sollecitazioni provocate dai vari sport.
In alcuni sport il manifestarsi di varici è più costante (Canoa, Kajak, Salto in alto).
Esiste sicuramente un rapporto tra la gestualità degli sport e le variazioni emodinamiche che ricadono sul sistema venoso.
In primis va considerato che nel corso di una pratica sportiva l’attività muscolare può verificarsi con contrazioni isotoniche e/o isometriche.
A queste corrispondono esercizi fisici classificati come dinamici, statici, misti (statici intermittenti o semistatici).
Le contrazioni isotoniche coinvolgono importanti masse muscolari in maniera ritmica ed armonica. Si realizza così un ritorno venoso costante ed imponente.
Sport contraddistinti da sforzi fisici dinamici come la ginnastica, la marcia ed il ciclismo determinano un’azione favorevole sulla circolazione venosa.
Le contrazioni isometriche si riferiscono a masse muscolari di volume inferiore determinano sforzi fisici statici con fissazione posturale, flusso discontinuo con repentini incrementi di pressione e sollecitazioni meccaniche sugli apparati valvolari di maggiore o minore violenza.
Si considerano come sport statici la canoa e lo sci alpino.
Si annoverano tra gli sport misti quelli statici intermittenti come il rugby, il volley, il football ed il tennis.
Il nuoto è uno sport semistatico in cui però i movimenti statici delle varie gestualità sono equilibrati dalla soppressione della forza gravitazionale dovuta all’azione dell’acqua. Ciò lo rende pertanto salutare per il circolo venoso.
Un’altra classificazione divide gli sport in base alle noxae che possono provocare sul sistema venoso in sport che determinano sovraccarico di pressione, sport che determinano sovraccarico di volume e sport che determinano sovraccarico di pressione e di volume.
Un sovraccarico di pressione si ha nelle attività che presuppongono salti o stop improvvisi durante la corsa con un brusco arresto del ritorno venoso (salto in alto, lancio del disco, del peso, del martello e del giavellotto, tennis, basket, football, rugby e pallavolo).
Sovraccarico di volume si ha nelle attività con costrizioni posturali in atteggiamenti statici da cui deriva blocco della pompa muscolare come ad esempio nell’equitazione e nel canottaggio. Ambedue le modifiche fisiopatologiche sono caratterizzabili negli sport in cui bruschi aumenti della pressione intratoracica ed intraddominale si sommano a riduzione del flusso per contrazioni isometriche come avviene per i rocciatori, i lottatori ed i sollevatori di pesi.
Varici Vere Secondarie
Le varici vere secondarie sono spesso di natura post traumatica oppure possono derivare da entrapment della vena poplitea. In alcuni sport di contatto come il judo, il rugby, ed il calcio i traumi sono praticamente inevitabili, mentre in sport come lo sci ed il pattinaggio rappresentano un evento occasionale. I traumi possono essere diretti od indiretti come nel calcio a vuoto.
Da ciò scaturiscono lesioni a più livelli: contusione venosa parietale, abolizione del tono simpatico, apertura massiva di anastomosi artero venose e soprattutto possibili trombosi venose superficiali o profonde a cui conseguono l’incontinenza valvolare con varicosi o una sindrome post-flebitica.
La sindrome post-flebitica è l’insieme di disturbi che possono manifestarsi dopo una trombosi venosa profonda. In conseguenza del trauma può anche aversi un’emorragia sotto fasciale per distrazione muscolare con compressione venosa profonda ed eventuale trombosi.
L’entrapment della vena poplitea è un evento molto raro come pure le varici ad esso secondarie.
Varici d’Atleta e Turgore Venoso
Le varici d’atleta sono manifestazione dell’aumento di volume dei rami safenici per un adattamento funzionale all’aumento del flusso creato dall’attività fisica che può raggiungere un picco fino a venti volte i valori della norma.
Il processo definito turgore venoso non è dimostrazione di patologia. Negli sportivi la dilatazione venosa è più manifesta sia per la scarsità del grasso sottocutaneo, sia per l’ipertrofia muscolare. La dilatazione si presenta come una distensione omogenea e lineare che interessa tutta la lunghezza del vaso in assenza di tortuosità e di ectasie segmentarie.
La parete venosa è ipertrofica; le valvole sono integre sotto un profilo anatomo funzionale.
Il turgore venoso non è da ritenersi varicoso.
Il turgore venoso è una distensione fisiologica; viceversa la varice è una dilatazione patologica.
La possibile presenza di incontinenza valvolare spesso reversibile, può essere la prima espressione di un’insufficienza venosa latente.
Le varici d’atleta si accentuano durante i periodi di intensa attività e si riducono nei periodi di riposo. Oltre che agli arti inferiori (ciclisti, fondisti, velocisti) possono localizzarsi anche agli arti superiori (canoisti, canottieri, ginnasti) ed in questo caso possono essere monolaterali come nei tennisti e negli schermitori.
Diagnosi
Semeioticamente la diagnosi di malattia varicosa viene fatta in genere sulla base dell’esame clinico. E’ possibile distinguere le varici dal turgore venoso ove il vaso è omogeneamente disteso per tutta la sua lunghezza in assenza di ectasie segmentarie, tortuosità pacchetti di vene. Due sono le manovre semeiologiche più usate: la prova di Trendelenburg e la prova di Perthes.
La diagnosi si avvale anche di un insostituibile momento strumentale che vede nell’eco color Doppler l’indagine più diffusa e più esaustiva.
L’eco color Doppler consente di porre la diagnosi differenziale tra varici vere e turgore venoso sulla scorta della presenza della continenza valvolare sempre evidenziabile nelle varici d’atleta.
L’incontinenza valvolare può smascherare un’insufficienza venosa latente.
Ci si può avvalere della manovra di Valsalva per documentare la continenza safenica in real-time.
L’eco color Doppler distingue le varici primitive e le post-traumatiche da quelle derivanti da entrapment della vena poplitea.
Anche in questo caso viene in aiuto l’esecuzione della manovra di Valsalva.
Inoltre l’eco color Doppler ben definisce il rapporto anomalo tra la vena e le strutture muscolo tendinee circostanti.
Nei casi dubbi si ricorre alla flebografia dinamica, presupposto ad un eventuale approccio di tipo chirurgico.
Cenni sul Trattamento
In base all’eziologia ed al grado della varicosi ed in considerazione del tipo di attività sportiva svolta, se amatoriale o agonistica, si stabilisce il miglior genere di trattamento.
Utile anche il rispetto di norme igieniche e comportamentali come evitare i bagni in acqua calda, l’esposizione a fonti di calore, le saune, i fanghi e le sabbiature.
E‘ salutare dormire sollevando gli arti inferiori di almeno otto centimetri rispetto al torace. Grande attenzione deve essere rivolta anche alle calzature ed all’auto-massaggio dei piedi e delle gambe da eseguirsi a termine della giornata. Un ruolo importante è rivestito dalla elastocompressione con l’uso di tutori elastici.
I tutori elastici sono consigliabili in questi pazienti, sia nel corso delle comuni attività quotidiane che durante la pratica dell’agonismo sempre che siano compatibili con la stessa.
Le calze elastiche devono essere considerate da tutti coloro che soffrono di insufficienza veno-linfatica come una vera e propria terapia importante al pari degli interventi chirurgici e dei farmaci.
Per quanto concerne la terapia farmacologia essa si basa sull’uso di sostanze flebotoniche, antiedemigene, profibrinolitiche ed antinfiammatorie. Il trattamento chirurgico propone vari interventi tra cui la scleroterapia ed operazioni di tipo demolitivo, o conservativo.
Sport Si e Sport No
Alcuni sport aiutano la circolazione venosa (ed anche quella arteriosa), mentre altri, pur attivandola, favoriscono picchi di ipertensione e sbalzi di pressione non salutari, specie in presenza di iniziale insufficienza venosa.
Le varie attività sportive possono essere suddivise in sport salutari per il sistema venoso, sport da praticare con prudenza, sport deleteri per il sistema venoso.
Negli sport salutari per il sistema venoso lo sforzo è dinamico e ritmico con contrazioni muscolari isotoniche determinanti un costante flusso di ritorno. Abbinati a respirazione regolare e profonda, i movimenti simulano i meccanismi della deambulazione quotidiana.
Possono essere definiti “sport di locomozione” sulla terra, sulla neve, sul ghiaccio e nell’acqua.
Tra questi si elencano la ginnastica a corpo libero, la marcia, il golf, la corsa, lo jogging (praticati su terreni soffici e con scarpe che attutiscono i contraccolpi), il ciclismo, la danza, il nuoto, lo sci di fondo ed il pattinaggio.
Camminare è la forma migliore di attivazione della pompa venosa. La velocità e la modalità della marcia possono essere regolate in base all’esigenza, senza sovraccaricare il cuore o la respirazione.
Può essere, di conseguenza, l’attività ideale anche per un cardiopatico od un anziano. L’uso di una calzatura adeguata è fondamentale.
Camminando nell’acqua si aggiunge un elemento di compressione esterna molto salutare.
Il risultato è un “massaggio” costante e delicato, ad una temperatura più bassa, con la richiesta di un “lavoro” maggiore ai muscoli, ma eseguito più lentamente. Un altro vantaggio è legato al minor peso, nell’acqua, del corpo sulle articolazioni, che a parità di lavoro, subiscono un carico minore, per cui questo tipo di attività motoria è utile nel recupero delle lesioni articolari.La ginnastica in acqua sfrutta lo stesso principio.
Tra gli sport da praticare con prudenza si richiede una discreta attenzione nel tennis, soprattutto su campi duri.
Contraccolpi sulla colonna venosa possono verificarsi in sport che propongono arresti bruschi come il tennis da tavolo, lo squash, la pelota che bloccano il diaframma intermittentemente e ripetutamente.
In più bloccano le articolazioni provocando continue accelerazioni e rallentamenti della colonna di sangue, sottoponendo le valvole ad un duro lavoro. Questi sport non devono essere considerati “nocivi” in assoluto, soprattutto se praticati con entusiasmo. Sono solo potenzialmente dannosi se eseguiti in maniera esagerata e senza allenamento.
Pure l’equitazione costringe a posizioni obbligate che riducono lo scarico venoso e determinano compressione dei tronchi safenici contro il fianco del cavallo. In questa categoria si annovera anche lo sci alpino che genera contrazioni muscolari statiche degli arti e per le ripercussioni derivanti dall’uso dei moderni scarponi oltre alla sempre possibile eventualità di insulti traumatici degli arti inferiori in seguito a cadute.
Come sport deleteri sono considerate quelle attività statiche con sovraccarico del sistema venoso degli arti inferiori derivanti dal blocco della respirazione. Hanno ripercussioni sugli apparati valvolari salti e balzi improvvisi come si verificano nel salto in alto, nel salto in lungo, nella corsa ad ostacoli, nella scherma, nella pallavolo e nel basket.
Come elemento patogenetico favorente va citata anche l’elevata altezza dei praticanti questi sport.
Sforzi brevi, intensi e statici si registrano anche sul lancio del disco, del peso e del giavellotto.
Nel sollevamento pesi entra in gioco anche la posizione obbligata degli arti inferiori con contrazione isometrica dei muscoli flessori delle gambe e dei quadricipiti.
Contrazioni repentine massimali si hanno anche nel rugby e nella lotta libera e greco romana. Karate, judo e calcio sono a rischio per i traumi diretti. Nel football al momento del tiro a ginocchio piegato, la pressione venosa raggiunge i 200 mHg con “effetto esplosione” sui lembi valvolari delle perforanti.
Un rallentamento dello scarico venoso dovuto alla posizione ed alle contrazioni isometriche dei muscoli degli arti inferiori si ha nel canottaggio, nella canoa e soprattutto nella canoa canadese con le gambe bloccate in flessione.
L’aumento della pressione intratoracica ed intraddominale assieme alle contrazioni isometriche degli arti inferiori crea un difficoltoso scarico venoso anche nella vela.
Conclusioni
Il progredire della malattia varicosa nello sportivo è più veloce rispetto alla popolazione generale per l’applicazione costante della noxa patogena. Le complicazioni non si diversificano, come tipo e come frequenza, da quelle dei pazienti inattivi da un punto di vista sportivo, eccezion fatta per alcune discipline particolari come il rugby, il judo e il calcio ove si contano più frequentemente tromboflebiti post-traumatiche.
Una sana ed equilibrata pratica sportiva è fondamentale nella prevenzione e nella terapia della varicosi per combattere la sedentarietà ed il sovrappeso e per controbilanciare l’ortostatismo senza lavoro muscolare cui la vita moderna costringe molti soggetti esponendoli ad un forte rischio di comparsa di varici.
Dieci consigli per la prevenzione delle varici degli arti inferiori
CAMMINARE
Il piede funziona un po’ come una spugna, o meglio, come una sorta di “cuore periferico“: un sistema capace di raccogliere il sangue venoso e di spremerlo lungo le vene delle gambe.
La deambulazione stimola, inoltre, la cosiddetta “pompa muscolare“: lo spostamento alternato del peso del corpo da un piede all’altro provoca vigorose contrazioni dei muscoli delle gambe, che spingono ulteriormente il sangue venoso verso il cuore.
Una camminata al giorno “toglie il flebologo di torno“: quotidianamente almeno un’ora a passo lungo e svelto.
ATTIVITÀ FISICA
La parola d’ordine della prevenzione delle varici degli arti inferiori è quella di combattere la vita sedentaria.
È consigliabile evitare lo stare a lungo seduti con le gambe piegate, o peggio, con le gambe accavallate. Se costretti in questa posizione è consigliato l’appoggio delle gambe su un piano più alto della sedia o della poltrona.
Il nuoto è sport d’elezione per i flebopatici.
Anche in gravidanza, quando possibile, è sempre particolarmente utile una bella nuotata, soprattutto in acqua fresca, al mare o in piscina.
Sono molti gli effetti benefici sulle gambe, prima fra tutti l’azione “massaggiante” dell’acqua che tonifica e favorisce lo svuotamento delle vene del superficiali.
Anche la temperatura dell’acqua, specie se fresca, favorisce la vasocostrizione, e quindi il tono venoso.
Infine la posizione orizzontale e i movimenti ritmici ed alternati, caratteristici del nuoto, promuovono una “dolce” attivazione delle pompe venose muscolari.
Altri sport da preferire sono tutti quelli che si basano sulla ginnastica “dolce“, come la marcia o un giro in bicicletta, attività comunque da non praticare a livello agonistico.
Meno consigliabili risultano gli sport “violenti” che si basano su contrazioni muscolari improvvise e scatti frequenti o, comunque, attività fisiche potenzialmente traumatiche per le gambe, come il calcio, lo sci, l’equitazione e il tennis.
SOVRAPPESO
La dieta mediterranea scorretta e spesso abbondante nel consumo di pane, pasta e altri farinacei può portare al sovrappeso. Bisogna poi evitare l’abuso di alcolici e combattere la stipsi.
Questa determina un aumento della stasi intestinale e quindi un incremento della pressione intra-addominale con conseguente peggioramento di varici ed emorroidi.
Ricorrere ai lassativi, a lungo andare, aggrava il problema; è consigliabile invece, una dieta ricca di fibre (frutta, verdura, pane integrale, crusca e soia). Le fibre vegetali, assorbendo una grande quantità di acqua, favoriscono la regolare funzionalità dell’intestino.
Anche la cellulite può dipendere da un’alimentazione errata. È importante evitare l’assunzione di insaccati, di cibi grassi, fritti e piccanti. È da preferire un’alimentazione ricca di frutta fresca come arance, limoni, pompelmi, ananas e kiwi, ricchi di vitamine, principi anti-infiammatori e diuretici.
MASSAGGI
I massaggi sono sicuramente consigliabili ma devono essere eseguiti con molta delicatezza e da personale esperto per evitare danni locali come ecchimosi (lividi), traumi diretti sulle pareti venose e la comparsa di nuovi capillari.
Particolarmente consigliabili sono gli auto-massaggi del piede e della gamba che possono essere comodamente eseguiti la sera prima di coricarsi; può essere attuata la seguente procedura:
- far precedere un pediluvio con erbe rilassanti;
- applicare a piedi e gambe un’emulsione emolliente;
- eseguire delle compressioni decise ma non dolorose con le dita a livello della pianta del piede;
- massaggiare delicatamente le dita del piede e comprimere gli spazi interdigitali;
- massaggiare il piede (dorso e pianta) con un movimento lineare dalle dita verso la gamba;
- massaggiare con movimento circolare a livello dei malleoli;
- massaggiare delicatamente le gambe con un movimento dal basso verso l’alto; in questo modo viene favorito il ritorno venoso e linfatico, si riduce l’edema e si ha un effetto rilassante.
IGIENE PERSONALE
Mantenere quanto più possibile la cute fresca, pulita ed idratata.
DORMIRE
In posizione distesa, soprattutto durante il sonno notturno, gli arti inferiori devono rimanere sollevati di almeno 8 cm. rispetto al torace; la soluzione più semplice è quella di mettere degli spessori sotto ai piedi del letto (un paio di grossi libri, due mattoni…).
Altra possibilità è quella di inserire tra la rete e il materasso particolari cuscini a sezione triangolare, reperibili in commercio.
In caso di letto matrimoniale, niente paura, la prevenzione si fa fare anche al coniuge (a meno che non sia cardiopatico).
Sconsigliato è l’uso di cuscini tradizionali sotto le gambe che, muovendosi, non offrono una superficie di appoggio stabile e uniforme. Appoggiando i piedi sul cuscino si rischia, infine, di lasciare il ginocchio “nel vuoto“, iperestendendo e “strozzando” la vena posteriore del ginocchio (vena poplitea) che provvede al ritorno del sangue venoso di tutta la gamba.
Durante i periodi di lunga immobilità a letto (gravidanza difficile, lunghe malattie, ospedalizzazione…) muovere ripetutamente gli arti inferiori soprattutto con movimenti di flesso-estensione dei piedi sulle gambe, facendo frequenti e profonde ispirazioni.
Molte persone, infine, sono abituate a guardare la televisione, addormentandosi davanti, appoggiando i piedi su uno sgabello. Anche in questo caso, se il ginocchio resta “nel vuoto“, si ha lo stiramento della vena poplitea. La riprova è che mettendo il piede a terra si ha subito un senso di sollievo.
ABBIGLIAMENTO
Evitare le pancere, i cinti erniari ed ogni tipo di compressione. Sono sconsigliate anche le giarrettiere e le calze autoreggenti che creano un ostacolo al ritorno venoso.
Preferire i collant o le calze con reggicalze alla vita.
CALZATURE
Un corretto appoggio della pianta del piede è fondamentale per il buon funzionamento della “pompa” venosa.
Le alterazioni della pianta del piede devono essere corrette con plantari adeguati; sono disponibili ora plantari sottili che hanno la caratteristica di poter stimolare punti specifici del piede in modo da indurre la contrazione di particolari fasci muscolari. È bene rivolgersi sempre allo specialista podologo o posturologo (specialisti del piede e della postura) per verificare il corretto appoggio plantare.
Evitare scarpe strette o a punta, quelle senza tacco o con tacchi
Per una migliore traspirazione del piede è preferibile una calzatura in cuoio, piuttosto che scarpe in tela o materiale sintetico. È bene evitare l’uso di stivali che comprimono o fanno sudare i piedi e le gambe.
VIAGGI
Evitare di rimanere immobili con le gambe piegate per lunghi periodi di tempo, in particolare durante la stagione calda; nel caso di lunghi viaggi è consigliabile fermarsi ogni due ore per una breve passeggiata. Durante i viaggi in treno tenere le gambe rialzate, se possibile, e alzarsi spesso per camminare.
VACANZE
Preferire climi freschi e secchi, come quelli di montagna.
D’estate bagnarsi le gambe con frequenti docce fredde.
Al mare evitare di esporre le gambe al sole soprattutto durante le ore calde. In barca o sulla spiaggia, bagnarsi continuamente le gambe, magari tenendo a portate di mano un secchiello di acqua di mare.
Vi proponiamo una serie di dieci esercizi: facili, sicuri ed efficaci.
L’esecuzione di questa serie vi farà provare un immediato sollievo alle gambe ed inoltre, tonificando la muscolatura, vi aiuterà a prevenire disturbi di circolazione agli arti inferiori.
Vi consigliamo di eseguire questi esercizi, scrupolosamente nell’ordine proposto, sia al mattino appena alzati (per un dolce-energico risveglio… delle gambe), sia la sera prima di andare a letto (con le gambe più “leggere” si dorme meglio), oppure ogni volta che vi sentite le gambe pesanti: prendetevi un quarto d’ora da dedicare a questi esercizi e poi… ripartite di slancio.
Attenzione! Prima di cominciare, fate vedere al vostro medico questo opuscolo, per assicurarvi che non vi siano controindicazioni.
Se siete stanchi, fermatevi e, se un esercizio vi dà fastidio, non fatelo.
Per fare questi esercizi, mettetevi a gambe nude e a piedi scalzi.
Se dovete mettere le calze elastiche, preparatele a portata di mano e indossatele subito dopo il quarto esercizio (senza abbassare le gambe!)
Gambe gonfie e pesanti, affrontiamo l’estate in 10 semplici mosse
L’estate è ormai alle porte, e con il caldo si accentuano i disturbi delle gambe, quella fastidiosa sensazione di pesantezza e stanchezza, che ci accompagna anche d’inverno si fa particolarmente sentire in questi mesi. Le gambe appaiono gonfie, dolenti, arrossate e calde soprattutto dopo una lunga giornata lavorativa trascorsa seduti o sempre in piedi. L’assenza di movimento associata al caldo fa infatti aumentare l’edema soprattutto nelle zone più declivi, piedi e caviglie. Fortunatamente ci sono molti semplici rimedi che permettono di migliorare la sintomatologia e affrontare con più serenità questi mesi di caldo.
Vediamoli insieme:
- Tanta acqua: bere almeno 2 litri di acqua al giorno per proteggere il nostro organismo dalla disidratazione, soprattutto quando in giro nelle ore più calde della giornata, ma soprattutto per permettergli di eliminare tutte le tossine in eccesso. Quando possibile, aggiungere all’acqua integratori drenanti come il Maxidren che massimizzano l’effetto depurante e combattono la ritenzione idrica;
- Idratazione della cute: La disidratazione influisce sia sul bilancio idrico del corpo sia sulla cute che tende a seccarsi e a screpolarsi, inoltre anche l’esposizione solare “lavorativa” la danneggia, per questo è bene applicare creme idratanti mattina e sera, meglio ancora se all’attività idratante si aggiunge anche una attività veno e capillaro tonica. Ci sono molte creme che presentano entrambe queste caratteristiche, come ad esempio il Tonogel che da un piacevole effetto rinfrescante;
- Movimento: Per aiutare lo scarico venoso e ridurre il gonfiore alle gambe è bene fare almeno 30 minuti di passeggiata al giorno. Fate attenzione alla temperatura, se uscite quando il sole è ancora alto portate sempre con voi una bottiglietta d’acqua e coprite la testa con un cappello;
- Alimentazione: Per combattere al meglio il caldo e la ritenzione idrica è bene impegnarsi in una alimentazione più ricca di frutta e verdura e limitare il più possibile cibi pesanti e ad alto contenuto calorico;
- Esercizi per le gambe: Nel tempo libero è bene effettuare piccoli esercizi che permettano di mettere il moto tutte le catene muscolari degli arti inferiori per sgonfiare le gambe e sentirle più leggere;
- Terme: il termalismo è un ottimo rimedio per la sintomatologia delle gambe gonfie. L’utilizzo del metodo Kneipp, con passaggi alternati in acqua calda e fredda, è un ottimo metodo per attivare il microcircolo e attenuare il gonfiore;
- Massaggi e pressoterapia: I massaggi sono un toccasana per ridurre la tensione muscolare, favorire il drenaggio linfatico e favorire la mobilità articolare soprattutto nelle donne anziane. Esiste però anche la pressoterapia che permette, attraverso l’uso di gambali pneumatici, di sgonfiare le gambe e favorire il linfodrenaggio. Questi macchinari ormai hanno prezzi estremamente contenuti e l’acquisto ne permette un uso giornaliero che migliora molto la sintomatologia degli arti inferiori;
- Pediluvi: Prima di andare a dormire immergere per 15-20min i piedi in acqua fredda e bicarbonato, è possibile aggiungere oli essenziali o sali per ammorbidire la pelle. Dopo averli asciugati idratarli abbondantemente con creme idratanti;
- Flavonoidi: i flavonoidi posseggono numerosi effetti benefici su tutto l’organismo. Esistono dei preparati studiati appositamente per dare sollievo alle gambe e combattere la ritenzione idrica. Il Flavotonic ad esempio agisce a più livelli, dal tono venoso al recupero muscolare grazie alla presenza di Diosmina e L-carnitina. Vanno assunti due volte al giorno possibilmente lontano dai pasti per massimizzarne l’assorbimento;
- Impacchi: Esistono numerose ricette per preparare degli impacchi da applicare sulle gambe. In particolare quelli con le foglie di tè sono particolarmente semplici da preparare. Infatti basta lasciare le foglie in infusione in acqua bollente per tutta la notte, la mattina successiva immergere delle garze di cotone e applicarle su caviglie e gambe per almeno 10-15 minuti.
Questi consigli aiutano ad affrontare al meglio l’estate, qualora non dovessero essere sufficienti è bene ricorrere al consiglio di un medico per indagare a fondo la causa e trattarla nel migliore modo possibile.
Flavotonic: il nuovo integratore alimentare della BrotherMedicaLS
Il Flavotonic è un integratore di nuova generazione di qualità rivolto al trattamento ma soprattutto alla prevenzione delle patologie vascolari. La sua formulazione unica è stata studiata per fornire un supporto anche nello sportivo grazie alla presenza di L- Carnitina.
I singoli flavonoidi sono stati scelti con cura sulla base di studi scientifici che hanno dimostrato l’elevata efficacia nel trattamento delle patologie vascolari.
I flavonoidi contenuti in questo prodotto sono sotto forma di nanopolveri (anche detti micronizzati); questo processo permette di aumentare notevolmente la superficie di contatto delle polveri in modo da favorire l’interazione tra il polimero e le cariche minerali. Questo permette un maggiore assorbimento intestinale dei flavonoidi e quindi un effetto maggiore.
Cosa sono i flavonoidi:
I flavonoidi sono una categoria di composti naturali che si trovano all’interno di piante e frutti. La dieta moderna non sempre permette di assumere sufficienti dosi di flavonoidi, per questo l’uso degli integratori è sempre più consigliato.
Agiscono a vari livelli:
- Potenziano il sistema immunitario;
- Modulano l’infiammazione, soprattutto a carico del sistema cardiovascolare;
- Migliorano il trofismo di Arterie, Vene e capillari;
- Agiscono come scavenger di radicali liberi riducendo lo stress ossidativo soprattutto a carico del sistema venoso.
I flavonoidi sono fondamentali sia nel trattamento di patologie vascolari ma anche nella prevenzione. La loro azione preventiva è estremamente efficace soprattutto nei confronti del sistema cardiovascolare. Rivestono un ruolo importante anche nello sportivo permettendo un più rapido recupero dopo l’esercizio fisico.
Il Flavotonic contiene al suo interno:
- L-Carnitina;
- Diosmina;
- Esperidina;
- Rutina;
- Meliloto e.s. di cui cumarina;
- Centella e.s. di cui asiaticoide.
Carnitina
La carnitina è un amminoacido non essenziale che svolge un ruolo fondamentale per il metabolismo degli acidi grassi, questo li trasporta ai mitocondri permettendone l’ossidazione per ottenere energia.
La carnitina può essere assunta attraverso prodotti di origine animale come carne bianca e rossa. In letteratura sono presenti numerosi lavori che hanno dimostrato un miglioramento nelle performance sportive grazie all’aumento del consumo degli acidi grassi per la produzione energetica (1). Ha inoltre elevata efficacia nel ridurre lo stress metabolico e il dolore muscolare post esercizio riducendo la quantità di acido lattico prodotto durante lo sforzo prolungato (2). La carenza di carnitina può provocare una alterata funzionalità del muscolo cardiaco.
Diosmina
La diosmina è presente soprattutto nei frutti del genere citrus (limoni, arance, pompelmi), si trova anche nei fiori della Tura (ruta graveoleolens) e nelle foglie del Bucco (Agathosma/Barosna betulina).
Esplica la sua funzione principale sulle vene, funge da veno-tonico e protettore vascolare, causa una costrizione delle vene e un aumento della resistenza dei vasi con riduzione della permeabilità.
A livello del microcircolo migliora l’equilibrio tra il processo coagulativo e quello fibrinolitico proteggendo così lo strato endoteliale. Agisce inoltre riducendo la rigidità dei globuli rossi favorendone lo scorrimento nei vasi di piccolo calibro.
Studi in vitro hanno evidenziato il ruolo della diosmina nel diminuire l’aderenza dei leucociti all’endotelio venulare, questo effetto combinato con la minore attivazione delle piastrine e del complemento riduce il rilascio di istamina e quindi il danno endoteliale indotto dai leucociti (3).
Studi in vivo effettuati su animali da laboratorio hanno dimostrato che la diosmina può aumentare il drenaggio linfatico, determinando un’azione benefica per gli edemi peri-vascolari (4).
Uno studio randomizzato in doppio cieco ha dimostrato che la formulazione orale micronizzata è associata ad un maggiore sollievo per paziente rispetto ai sintomi tipici legata all’insufficienza venosa, quali:
- pesantezza degli arti;
- sensazione di gonfiore;
- dolorabilità.
Con la diosmina micronizzata è risultato migliore anche l’esito della pletismografia strain-gauge a 60 mmHg (massimo volume di riempimento a 60 mmHg e tempo totale di svuotamento) (5). Le differenze osservate a livello clinico fra diosmina micronizzata e non micronizzata sono in parte riconducibile ad un migliore assorbimento gastrointestinale della diosmina micronizzata (caratterizzata da particelle di dimensioni più piccole rispetto alla forma non micronizzata) (6). In caso di intervento chirurgico per la correzione delle vene varicose, la diosmina è risultata migliorare l’area sottocutanea interessata da emorragia (studio clinico multicentrico DEFANS). I pazienti, che avevano ricevuto diosmina per via orale nelle due settimane precedenti l’intervento chirurgico e per 30 giorni dopo, hanno evidenziato punteggi migliori per severità del dolore (punteggio VAS, Visual Analogic Scale: 2,9 vs 3,5 rispettivamente con e senza diosmina) ed estensione dell’emorragia (punteggio: 3,4 vs 4,6). La differenza in termini di qualità di vita nelle 4 settimane successive all’intervento (follow up) fra gruppo trattato e gruppo non trattato non ha raggiunto la significatività statistica (7).
In una metanalisi relativa a 5 studi clinici, condotti su ampia scala, e relativi all’uso della diosmina nel trattamento delle ulcere venose, l’uso del farmaco è risultato clinicamente significativo soprattutto per le ulcere di medie dimensioni (5-10 cm2) che persistevano da almeno 6-12 mesi (8).
La combinazione diosmina/esperidina è risultata efficace nel trattamento dei linfedemi della parte superiore del corpo, che si verificano in circa il 20% delle pazienti dopo terapia standard per il cancro al seno (9).
Esperidina
Anche l’esperidina si trova all’intero degli agrumi. Ha effetti ipocolesterolizzanti e cardioprotettivi. Si è rivelata efficace nella modulazione dei processi infiammatori a carico del sistema venoso in particolare sul miglioramento del trofismo cellulare.
Uno studio effettuato su ratti ha evidenziato una attività antiossidante e antiapoptotica in particolare quando usata in prevenzione (10).
In combinazione con la diosmina si potenzia l’efficacia nel proteggere l’intero sistema vascolare dallo stress ossidativo.
Rutina
La rutina è comunemente conosciuta come rutoside ed è anch’essa presente nelle piante del genere citrus oltre che nel grano saraceno, nel vino rosso, menta eucalipto e altre fonti vegetali.
Svolge una funzione antiossidante in quanto è in grado di legarsi al ferro bivalente impedendo il legame con il perossido d’idrogeno riducendo così la formazione di radicali liberi (11).
Rafforza la parete capillare e riduce i sanguinamenti, contrasta l’edema fornendo un sollievo per i sintomi legati alla circolazione linfoematica.
Il dott. R. Flaumenhaft in una pubblicazione su The Journal of Clinical Investigation ha evidenziato che la rutina è in grado di inibire la formazione di coaguli di sangue in un modello animale di trombosi. Questa è in grado idi inibire l’aggregazione piastrinica e la conversione di fibrina durante le fasi iniziali della trombosi.
L’uso degli estratti di Adansonia digitata si è dimostrata 10.2 volte più potente della vitamina c nell’eliminazione dei radicali superossido (12).
Meliloto
Il meliloto è una pianta officinale dal cui fiore vengono estratte le cumarine.
Le proprietà farmacologiche dimostrate sono: diuretiche, antiedemigene e flebotoniche. Gli effetti maggiori della cumarina sono sul drenaggio linfatico, essenziale per garantire l’assorbimento dei liquidi presenti negli spazi extracellulari.(13) In casi di scarsa circolazione linfatica, si verifica un accumulo di liquidi nei tessuti con conseguente gonfiore soprattutto nelle zone declivi, quindi caviglie e piedi. Molto utile quindi nei casi di vene varicose e di tromboflebite.
La sua azione non è anticoagulante in senso stretto ma blocca l’azione della VitK responsabile della ossidazione dei fattori II, VII, IX e X (definiti vitamina K – dipendenti in quanto necessitano della vitamina K per svolgere la loro azione biologica) la vitamina K è infatti indispensabile per l’azione di un enzima epatico (carbossilasi) che rende i fattori suddetti capaci di legare il calcio e di ancorarsi ai fosfolipidi piastrinici carichi negativamente (14,15).
Tra gli altri effetti delle cumarine troviamo:
- Antibatterica;
- Foto-sensibilizzante;
- Sedativo per favorire il sonno.
Centella
La centella è una pianta officinale appartenente alla famiglia delle Apiaceae o Ombrellifere.
La sua funzione è dovuta alla combinazione di 3 composti terpenici: asiaticoside, acido asiatico, acido madecassico, questi stimolano l’incameramento della lisina e prolina nell’endotelio vascolare (16).
Aumenta la produzione di collagene migliorando il tono e la resistenza di arterie e vene. La sua azione si esplica anche sulla cicatrizzazione, utile quindi nel trattamento di ulcere cutanee o nelle ustioni (17).
Bibliografia
1. Effect of Glycine Propionyl-L-Carnitine on Aerobic and Anaerobic Exercise Performance.
Webb A. Smith, Andrew C. Fry , Lesley C. Tschume , Richard J. Bloomer.
2. Effects of a multi-nutrient supplement on exercise performance and hormonal responses to resistance exercise.
William J. Disa L. HatfieldBarry A. SpieringJakob L. VingrenMaren S. FragalaJen-Yu HoJeff S. VolekJeffrey M. AndersonCarl M. Maresh.
3. Cellular basis of inflammation, edema and the activity of Daflon 500 mg.
Friesenecker B1, Tsai AG, Intaglietta M.
4. A lymphatic function of Daflon 500 mg.
Labrid C.
5. Advantage of a micronized flavonoidic fraction (Daflon 500 mg) in comparison with a nonmicronized diosmin.
Amato C.
6. Comparison of the absorption of micronized (Daflon 500 mg) and nonmicronized 14C-diosmin tablets after oral administration to healthy volunteers by accelerator mass spectrometry and liquid scintillation counting.
Garner RC1, Garner JV, Gregory S, Whattam M, Calam A, Leong D.
7. Surgical correction of varicose vein disease under micronized diosmin protection (results of the Russian multicenter controlled trial DEFANS).
Pokrovsky AV1, Saveljev VS, Kirienko AI, Bogachev VY, Zolotukhin IA, Sapelkin SV, Shvalb PG, Zhukov BN, Vozlubleny SI, Sabelnikov VV, Voskanian YE, Katelnitsky II, Burleva EP, Tolstikhin VY.
8. Micronized diosmin (Detralex) for vein-related trophic ulcers: European experience.
Savel’ev VS1, Pokrovskiĭ AV, Sapelkin SV, Bogachev VIu, Bogdanets LI, Zolotukhin IA.
9. Evaluation by lymphoscintigraphy of the effect of a micronized flavonoid fraction (Daflon 500 mg) in the treatment of upper limb lymphedema.
Pecking AP.
10. Protective role of hesperidin against γ-radiation-induced oxidative stress and apoptosis in rat testis.
Shaban NZ1, Ahmed Zahran AM2, El-Rashidy FH1, Abdo Kodous AS2.
11. Blanching influences the phenolics composition, antioxidant activity, and inhibitory effect of Adansonia digitata leaves extract on α-amylase, α-glucosidase, and aldose reductase.
Irondi EA1, Akintunde JK1, Agboola SO2, Boligon AA3, Athayde ML3.
12. A Methanol Extract of Adansonia digitata L. Leaves Inhibits Pro-Inflammatory iNOS Possibly via the Inhibition of NF-κB Activation.
Yihunie Ayele, Jung-Ah Kim, Eunhee Park, Ye-Jung Kim, Negussie Retta, Gulelat Dessie, Sang-Ki Rhee, Kwangoh Koh, Kung-Woo Nam, and Hee Seon Kim.
13. Pharmacogenomics: Its role in re-establishing coumarin as treatment for lymphedema”.
Farinola, N.; Piller, N. (June 1, 2005).
14. Vitamin K antagonism of coumarin anticoagulation. A dehydrogenase pathway in rat liver is responsible for the antagonistic effect.
R Wallin
15. Mechanism of action of warfarin. Warfarin and metabolism of vitamin K 1.
Bell RG, Sadowski JA, Matschiner JT.
16. Stimulation of collagen synthesis in fibroblast cultures by a triterpene extracted from Centella asiatica.
Maquart FX1, Bellon G, Gillery P, Wegrowski Y, Borel JP.
17. Partial-thickness burn wounds healing by topical treatment: A randomized controlled comparison between silver sulfadiazine and centiderm.
Saeidinia A1, Keihanian F, Lashkari AP, Lahiji HG, Mobayyen M, Heidarzade A, Golchai J.
Il Consenso Informato
Per Consenso Informato si intende l’autorizzazione obbligatoria rilasciata dal paziente dopo aver ricevuto le necessarie informazioni da parte del personale sanitario e prima di ricevere un qualsiasi atto sanitario ad esempio la scleroterapia: in buona sostanza il malato ha il diritto/dovere di conoscere tutte le informazioni disponibili sulla propria salute e sulla propria malattia, potendo chiedere al medico o a chi esercita la professione sanitaria tutto quello che non gli è chiaro.
Lo specialista, da parte sua, deve informare dettagliatamente il paziente riguardo al tipo di intervento al quale verrà sottoposto, all’anestesia, ai rischi e alle possibili complicazioni. Il paziente quindi deve avere la possibilità di scegliere, in modo informato appunto, se sottoporsi a una determinata terapia oppure no.
L’obiettivo della richiesta di Consenso Informato quindi, è quello di promuovere l’autonomia e la libertà di scelta dell’individuo nell’ambito delle decisioni mediche e costituisce il fondamento della piena ammissibilità, nell’ambito delle leggi, dell’attività sanitaria ed in sua assenza l’attività stessa costituisce reato.
Quindi non bisogna spaventarsi se su apposita modulistica si leggerà di numerose possibili complicazioni, persino di quelle più rare, perché il Consenso Informato non eliminerà eventuali responsabilità da parte medico.
Il Consenso Informato è un preciso dovere del medico e un diritto del paziente.