Sono una categoria di composti naturali che si trovano all’interno di piante e frutti. Alcuni sono riconoscibili come pigmenti (da qui il nome flavus=biondo), altri nei frutti e altri nelle foglie.
La loro funzione nelle piante è l’attrazione di insetti impollinatori, filtro dei raggi UV e fissaggio dell’azoto.
Più di 5000 flavonoidi sono stati classificati e divisi in base alla struttura chimica. Ogni sottogruppo possiede diverse caratteristiche chimico fisiche e specifici benefici.
L’uso dei flavonoidi risale alla cultura cinese e si ritrova anche nella medicina ayurvedica.
Esistono numerosi benefici attribuiti ai flavonoidi:
Longevità
Uno studio durato 25 anni pubblicato nel 1995 ha riscontrato che l’assunzione regolare di dosi più elevate di flavonoidi era associato ad una maggiore aspettativa di vita (1).
Malattie cardiovascolari
Uno studio del 2002 condotto su 10,000 pazienti ha dimostrato che la presenza di livelli più alti di quercitina (gruppo dei flavonoli e più precisamente è un tetraossiflavonolo) è associato a un numero inferiori di infarti. Quelli con livelli più alti di kaemferolo, ed esperidina presentavano un rischio inferiore di malattia cerebrovascolari.
L’uso dei flavonoidi si è dimostrato valido anche nel trattamento dei sintomi da insufficienza venosa, sulla riduzione del linfedema e nel rafforzamento della parete vascolare.
Diabete
Uno studio del 2013 ha concluso che l’aggiunta di concentrati di polifenoli aggiunti prima della cottura alla carne presentava minore rischio cardiovascolare in pazienti con diabete di tipo 2 per una riduzione della disfunzione endoteliale.
Cancro
Due studi hanno dimostrato che livelli più elevati di flavoni e kampiferina sono associati a rischi più bassi rispettivamente di cancro al seno e allo stomaco.
Malattie neuro-degenerative
Uno studio del 2000 condotto su pazienti anziani ha constatato che quelli livelli di flavonoidi più elevati avevano un rischio del 50% minore a 5 anni di sviluppare demenza.
Sullo stesso argomento un altro studio che ha analizzato le funzioni cognitive per 10 in pazienti sopra i 65 ha riscontrato una minore perdita di performance cognitiva associata a livelli più elevati di flavonoidi.
Anche sul Parkinson e sull’Alzheimer si è evidenziato un loro ruolo protettivo.
Una dieta corretta permette di assumere una quota sufficiente di flavonoidi dalle verdure e dalla frutta. Purtroppo però la cottura e la conservazione portano ad una drastica riduzione della concentrazione di flavonoidi. Stando ai dati della WHF, nella cottura delle verdure si può avere una riduzione fino al 80%. In altri casi la quantità di frutta da assumere per raggiungere una quota sufficiente di flavonoidi sarebbe troppo elevata. In questo ci vengono in aiuto i numerosi integratori presenti in commercio che permettono di assumere la dose consigliata di flavonoidi anche in persone con esigenze dietetiche specifiche.
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Bibliografia
1)Flavonoid intake and long-term risk of coronary heart disease and cancer in the seven countries study.
PRP è l’acronimo di “Platelet Rich Plasma” che sta per plasma ricco in piastrine. Si tratta di una metodica sviluppata da circa 20 anni che consiste nel prelievo, nella concentrazione e nella re-iniezione di piastrine del paziente.
Con questo metodo si sfruttano le enormi quantità di fattori rigenerativi presenti all’interno delle piastrine per potenziare la capacità rigenerativa dei tessuti.
Cosa sono le piastrine?
Le piastrine sono dei frammenti cellulari che originano da cellule (i megacaricoiti) presenti nel midollo osseo. La loro funzione principale è il controllo dell’emostasi (sanguinamenti). Al loro interno sono presenti 3 tipi di granuli che contengono fattori di controllo del sanguinamento (Fattore di Von Willenbrand, Fibrinogeno, Fattore V ecc), fattori di crescita (PDGF, TGF Beta), mediatori dell’infiammazione (istamina, serotonina ecc) ed altri enzimi (idrolasi e perossidasi).
Durante il sanguinamento si scatena un processo chiamato “aggregazione piastrinica”, ovvero le piastrine riconoscono il tessuto sub endoteliale (tessuto subito all’esterno del vaso sanguigno) e cominciano ad attaccarsi ad esso, contestualmente avviene un legame con le piastrine circostanti al fine di creare un “tappo” e bloccare il sanguinamento.
Oltre all’azione emostatica le piastrine partecipano alla rigenerazione e riparazione dei tessuti liberando fattori di crescita come TGF-beta e PDGF che stimolano la proliferazione cellulare, FGF che stimola la proliferazione dei fibroblasti, VEGF ed EGF che stimola la proliferazione endoteliale e vascolare.
Qual è la procedura del Platelet Rich Plasma?
La procedura è estremamente semplice e prevede 3 step.
Il primo step è un prelievo di sangue effettuato al momento di circa 10cc.
Il secondo consiste nelle centrifugazione del sangue in una provetta sterile a 3500 giri per 9 min. Cambiando gli additivi all’interno della provetta è possibile ottenere diversi tipi di PRP in base alle esigenze del medico.Una forma liquida che può essere re-iniettata, la forma in gel, più utilizzata nelle lesioni cutanee, permette di “poggiare” il materiale ottenuto direttamente sulla lesione. Questa metodica permette di ottenere un preparato con una concentrazione 5 volte superiore di piastrine rispetto al sangue prelevato.
Il terzo step consiste nella iniezione nella sede di destinazione. Questo può essere sottocutanea o per le zone più profonde si può usare una guida ecografica o radiografica.
Quali sono le applicazioni del PRP?
La sua applicazione è la rigenerazione dei tessuti, in ortopedia è utilizzato per il trattamento di lesioni tendinee, muscolari o ossee. In vulnologia per la guarigione delle ulcere. Le sue applicazioni sono numerose anche nel campo della medicina estetica per il ringiovanimento della pelle, per le smagliature, le cicatrici e la rigenerazione follicolare (diradamento dei capelli).
Quali sono gli effetti collaterali e le controindicazioni?
Può essere presente nella sede di iniezioni un lieve dolore che dura qualche giorno. Prima di ogni trattamento del Platelet Rich Plasma, viene effettuata una adeguata disinfezione per cui rischi di infezioni nella sede di inoculo sono molto bassi.
Le controindicazioni riguardano i pazienti con problemi di emostasi, con terapia in atto, in questi casi sarà necessario modificare la terapia prima del trattamento.
In pazienti con tumori è controindicato per il rischio, mai documentato ma solo sospettato, che i fattori di crescita possano favorire la crescita del tumore.
Non è necessaria nessuna preparazione prima del trattamento. Subito dopo il trattamento si consigliano alcune ore di riposo e astensione dall’attività fisica.
La Mesoterapia è una tecnica che consiste nell’iniezione intra-epidermica, intradermica e sottocutanea di farmaci o prodotti omeopatici. Vengono utilizzati aghi di piccolissimo calibro e può essere effettuata in quasi qualsiasi regione corporea.
La tecnica risale probabilmente ad Ippocrate ma è stata descritta ufficialmente dal Dott. Pistor nel 1952, il razionale alla base è quello di avvicinare il più possibile il farmaco alla sua sede di azione.
La tecnica permette quindi di utilizzare basse dosi di farmaco e dirigerlo lì dove serve per avere un effetto maggiore e prolungato nel tempo rispetto alla via di somministrazione intramuscolare endovenosa o orale.
La Mesoterapia presenta numerosi campi di applicazione, dalla terapia del dolore alle flebo-linfopatie fino alla medicina estetica. In particolare nella medicina estetica viene usata per il trattamento della cellulite, delle rughe, cicatrici e smagliature.
In cosa consiste una seduta di Mesoterapia?
Una volta identificato il tipo di trattamento farmacologico da inoculare e la sede, viene effettuata una disinfezione accurata dei tessuti per evitare possibili infezioni dei tessuti sottostanti. Questa deve essere particolarmente accurata nelle zone del volto dove è presente make-up. Le iniezioni sono multiple con l’inoculo di piccolissime quantità di prodotto. Esistono degli aghi multiiniettori che posseggono fino a 18aghi, questi non vengono usati per l’elevato dolore che causano durante la puntura. Gli aghi generalmente utilizzati hanno un calibro di 30G e sono lunghi 13mm.
Quali sono i rischi, le controindicazioni e gli effetti collaterali?
La Mesoterapia è una tecnica a bassissima invasività e a basso rischio, non ci sono rischi per la salute se effettuata in maniere idonea e con farmaci o prodotti validati per questo utilizzo.
Gli effetti collaterali sono:
Possibilità di piccoli lividi nella sede di iniezione che tendono a scomparire pochi giorni dopo la seduta. Questi possono essere risolti più velocemente con l’utilizzo di creme o integratori a base di lattoferrina;
Reazioni allergiche ai farmaci, queste sono estremamente rare e possono essere prevenute con una adeguata anamnesi, in caso di pazienti non a conoscenza di tali allergie un trattamento tempestivo permette di risolvere la reazione allergica senza problemi.
Le controindicazioni alla terapia sono:
Gravidanza e allattamento: per possibili, non conosciuti, effetti collaterali sul feto e sul bambino;
Presenza di allergie note ai farmaci o ad altre sostanze presenti in essi.
Cosa mi aspetta dopo il trattamento di Mesoterapia?
Non è prevista nessuna preparazione al trattamento di Mesoterapia. A seguito del trattamento è buona norma non effettuare massaggi o bagni in acqua calda nella giornata per evitare di mobilizzare il farmaco dalla sua sede e di ridurne quindi l’efficacia. Dal giorno successivo è possibile effettuare entrambi senza problemi.
Ecodoppler: esame per lo studio del sistema venoso e arterioso
L’Ecodoppler è un esame non invasivo e non doloroso che permette lo studio anatomico e funzionale del sistema venoso e arterioso. In particolare questo esame nella pratica è utilizzato soprattutto per lo studio del sistema degli arti inferiori in quanto più frequentemente soggetto ad alterazione funzionale.
Come funziona l’Ecodoppler?
Le apparecchiature moderne Ecodoppler sono dotate di molteplici modalità di funzionamento che permettono di analizzare nello specifico determinati parametri.
Il B-mode permette di studiare la morfologia delle pareti, dilatazioni, la mobilità, la presenza di trombi.
Il Color-Doppler pulsato permette di valutare tramite l’effetto “doppler” i flussi di sangue sia nel sistema venoso che arterioso e valutare la velocità, “restringimenti” del vaso, la direzione del flusso. Tramite questa metodica si possono ricercare reflussi nel sistema venoso, che sono alla base della patologia venosa, e stenosi del sistema arterioso permettendo di distinguere tra stenosi emodinamicamente significative e non.
Come si esegue l’esame Ecodoppler agli arti inferiori?
L’esame consta di due momenti, uno con paziente in clinostatismo e uno in ortostatismo.
Con il paziente disteso sul lettino, si effettua la “CUS” una compressione con la sonda sul decorso delle vene prossimali e distali, questa manovra permette di verificare il completo collasso della vena e quindi di accertarsi della sua pervietà (assenza di trombi all’interno del lume). Durante questa fase viene fatto un primo studio sull’anatomia del sistema artero-venoso e valutata la pervietà e il flusso prossimale e distale nel sistema arterioso.
Il paziente viene poi posto in ortostatismo su una pedana e si inizia lo studio funzionale vero e proprio. Viene richiesto al paziente di extraruotare a circa 90° la gamba da studiare e di fletterla leggermente. Si comincia con lo studio dell’anatomia e valutazione dei calibri nella regione inguinale. Vengono studiate il sistema profondo (femorale) e superficiale (femorale superficiale, safena con collaterali), pervietà e direzione del flusso. Vengono effettuate delle misurazioni sui calibri dei vasi e confrontati con i rilievi effettuati in clinostatismo. Viene richiesto al paziente di effettuare una manovra di Valsalva o di soffiare in una cannuccia. Queste due manovre fanno si che l’aumento di pressione nel torace sposti il sangue dall’alto verso il basso. In un paziente sano la presenza di un sistema valvolare competente impedisce al sangue di scendere verso il basso, viceversa un paziente con una insufficienza del sistema valvolare presenterà un reflusso rilevabile al color-doppler. Se viene identificata una incontinenza lo studio continua per identificare il “punto di fuga”, ovvero il punto il cui il sangue scende piuttosto che risalire, e il “punto di rientro” dove il sangue torna nel sistema profondo per essere riportato in alto.
Al paziente viene poi chiesto di mettersi di spalle e con gamba a 0° di flettere leggermente il ginocchio per permette lo studio del sistema venoso, profondo (poplitea) e superficiale (safena esterna, gemellari ecc) della gamba. Anche in questo caso si valutano i calibri e vengono effettuate delle manovre di attivazione che permettono di studiare “la tenuta” del sistema valvolare. Le manovre sono la compressione dei polpacci e la manovra di Paranà. Queste due attivano passivamente e attivamente la pompa muscolare del piede e del polpaccio e spostano il sangue dal basso verso l’alto, se il sangue successivamente refluisce verso il basso si è in presenza di una situazione patologica che va approfondita come si è fatto per la coscia.
L’esame termina con una compilazione di un referto nel quale si riportano i dati evidenziati dall’esame e, nel caso di alterazioni patologiche, le possibili strategie terapeutiche.
Quanto dura l’esame Ecodoppler agli arti inferiori?
L’esame ha una durata variabile da 20 minuti a più di 45 in caso di situazioni complesse nelle quali bisogna analizzare a fondo il sistema venoso incontinente per poter offrire la miglior strategia terapeutica.
È necessaria una preparazione prima dell’esame?
Non è richiesta nessuna preparazione prima dell’esame. Il paziente può mangiare regolarmente prima e dopo l’esame e può assumere la sua normale terapia farmacologica.
Ci sono controindicazioni all’esame Ecodoppler?
Non ci sono controindicazioni di nessun tipo in quanto è un esame non invasivo, esente da qualsiasi complicanza e può essere effettuato in qualsiasi momento.
Dopo l’esame cosa mi aspetta?
Nei pazienti che non presentano nessuna alterazione anatomo-funzionale il consiglio è quello di effettuare dei controlli periodici o di rivolgersi nuovamente al medico in caso di comparsa di una sintomatologia.
Nei pazienti che invece presentano una alterazione del sistema viene stabilito un piano terapeutico in accordo con il medico.
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