Rassegna Stampa: 1° Giornata Regionale di sensibilizzazione sul Linfedema
[vc_row][vc_column][vc_tta_accordion][vc_tta_section title=”Napolitan – 19/01/2017″ tab_id=”1487059919123-96d9a4f6-6401″][vc_column_text]Linfedema, malattia invalidante: la Campania tra le regioni più colpite
La Campania è tra le regioni più colpite da linfedema, una malattia poco nota, ma molto invalidante. Stando ai dati dell’OMS, ogni anno in Italia si registrano 40mila nuovi casi e la nostra regione (che purtroppo vede crescere i soggetti obesi di anno in anno e detiene il triste primato dell’obesità infantile) è fanalino di coda.
Secondo le stime più recenti, sono 200mila in tutto il paese le persone colpite da linfedema primario (quindi ereditario e localizzato agli arti inferiori), 150mila quelle colpite da linfedema secondario (arti superiori) legato spesso a trattamento chirurgico o radioterapico a seguito di un tumore. I dati sono tuttavia approssimativi perché, anche a causa della mancanza di un registro ad hoc non si riesce ad avere un monitoraggio preciso. Un tema del quale si parlerà approfonditamente sabato prossimo nell’aula “Giuseppe Negro” della Federico II.
«Il linfedema – spiega Lanfranco Scaramuzzino, chirurgo vascolare – è una malattia cronica, progressiva e molto invalidante. La sua evoluzione attraversa quattro stadi, tutti caratterizzati dal rallentamento della circolazione linfatica, con un aumento del volume e del peso dell’arto o del segmento corporeo colpito. Ovviamente questo comporta anche gravi problemi psicologici e compromette notevolmente la qualità di vita del paziente». Al dramma si aggiunge il dramma, perché «in Campania, e nel resto d’Italia, manca un’assistenza omogenea e adeguata. I pazienti finiscono spesso nelle mani di personale, anche non sanitario, scarsamente formato».
Una delle cause del linfedema, come detto, è l’obesità. «In questi casi – spiega la nutrizionista Adriana Carotenuto – l’alimentazione dev’essere ipocalorica. Meglio aumentare il contenuto di fibre nella dieta, di legumi, frutta fresca, cereali integrali e frutti di bosco. Bisogna bere 2 litri di acqua al giorno e ridurre drasticamente il sale. In alcuni casi è consigliabile l’utilizzo di integratori flebotonici, drenanti e basificanti».
[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”I Fatti di Napoli – 19/01/2017″ tab_id=”1486988855036-e66a548e-e2cf”][vc_column_text]Sanità: Linfedema, malattia invalidante, la Campania tra le regione più colpite
OMS: ogni anno in Italia si registrano 40mila nuovi casi. Campania è fanalino di coda
La Campania è tra le regioni più colpite da linfedema, una malattia poco nota ma molto invalidante. Stando ai dati dell’OMS, ogni anno in Italia si registrano 40mila nuovi casi e la nostra regione (che purtroppo vede crescere i soggetti obesi di anno in anno e detiene il triste primato dell’obesità infantile) è fanalino di coda. Secondo le stime più recenti, sono 200mila in tutto il paese le persone colpite da linfedema primario (quindi ereditario e localizzato agli arti inferiori), 150mila quelle colpite da linfedema secondario (arti superiori) legato spesso a trattamento chirurgico o radioterapico a seguito di un tumore. I dati sono tuttavia approssimativi perché, anche a causa della mancanza di un registro ad hoc non si riesce ad avere un monitoraggio preciso. Un tema del quale si parlerà approfonditamente sabato prossimo nell’aula “Giuseppe Negro” della Federico II.
«Il linfedema – spiega Lanfranco Scaramuzzino, chirurgo vascolare – è una malattia cronica, progressiva e molto invalidante. La sua evoluzione attraversa quattro stadi, tutti caratterizzati dal rallentamento della circolazione linfatica, con un aumento del volume e del peso dell’arto o del segmento corporeo colpito. Ovviamente questo comporta anche gravi problemi psicologici e compromette notevolmente la qualità di vita del paziente». Al dramma si aggiunge il dramma, perché «in Campania, e nel resto d’Italia, manca un’assistenza omogenea e adeguata. I pazienti finiscono spesso nelle mani di personale, anche non sanitario, scarsamente formato». Una delle cause del linfedema, come detto, è l’obesità.
«In questi casi – spiega la nutrizionista Adriana Carotenuto – l’alimentazione dev’essere ipocalorica. Meglio aumentare il contenuto di fibre nella dieta, di legumi, frutta fresca, cereali integrali e frutti di bosco. Bisogna bere 2 litri di acqua al giorno e ridurre drasticamente il sale. In alcuni casi è consigliabile l’utilizzo di integratori flebotonici, drenanti e basificanti».
[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”MeteoWeb – 19/01/2017″ tab_id=”1487059917415-387a962c-2631″][vc_column_text]Linfedema: malattia invalidante, la Campania tra le regioni più colpite
La Campania è tra le regioni più colpite da linfedema, una malattia poco nota ma molto invalidante
La Campania è tra le regioni più colpite da linfedema, una malattia poco nota ma molto invalidante. Stando ai dati dell’OMS, ogni anno in Italia si registrano 40mila nuovi casi e la nostra regione (che purtroppo vede crescere i soggetti obesi di anno in anno e detiene il triste primato dell’obesità infantile) è fanalino di coda.
Secondo le stime più recenti, sono 200mila in tutto il paese le persone colpite da linfedema primario (quindi ereditario e localizzato agli arti inferiori), 150mila quelle colpite da linfedema secondario (arti superiori) legato spesso a trattamento chirurgico o radioterapico a seguito di un tumore. I dati sono tuttavia approssimativi perché, anche a causa della mancanza di un registro ad hoc non si riesce ad avere un monitoraggio preciso. Un tema del quale si parlerà approfonditamente sabato prossimo nell’aula “Giuseppe Negro” della Federico II.
«Il linfedema – spiega Lanfranco Scaramuzzino, chirurgo vascolare – è una malattia cronica, progressiva e molto invalidante. La sua evoluzione attraversa quattro stadi, tutti caratterizzati dal rallentamento della circolazione linfatica, con un aumento del volume e del peso dell’arto o del segmento corporeo colpito. Ovviamente questo comporta anche gravi problemi psicologici e compromette notevolmente la qualità di vita del paziente». Al dramma si aggiunge il dramma, perché «in Campania, e nel resto d’Italia, manca un’assistenza omogenea e adeguata. I pazienti finiscono spesso nelle mani di personale, anche non sanitario, scarsamente formato».
Una delle cause del linfedema, come detto, è l’obesità. «In questi casi – spiega la nutrizionista Adriana Carotenuto – l’alimentazione dev’essere ipocalorica. Meglio aumentare il contenuto di fibre nella dieta, di legumi, frutta fresca, cereali integrali e frutti di bosco. Bisogna bere 2 litri di acqua al giorno e ridurre drasticamente il sale. In alcuni casi è consigliabile l’utilizzo di integratori flebotonici, drenanti e basificanti».
[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”ANSA – 20/01/2017″ tab_id=”1486988854993-a092a3a2-2fba”][vc_column_text]Salute: Campania tra regioni più colpite da Linfedema
Domani a Napoli 1° Giornata Regionale di sensibilizzazione sul Linfedema
La Campania è tra le regioni più colpite dal linfedema, malattia progressiva e invalidante che compromette la qualità di vita del paziente; è una patologia poco nota che colpisce il sistema linfatico e determina un rallentamento della circolazione linfatica, con accumulo di linfa e aumento del volume e del peso di un arto o del segmento corporeo colpito. Stando ai dati dell’OMS, ogni anno in Italia si registrano 40mila nuovi casi e la nostra regione è fanalino di coda. Per discutere di questa malattia, si terrà domani a Napoli la Prima Giornata Regionale di Sensibilizzazione sul Linfedema, al Policlinico dell’Università Federico II, organizzata da SOS Linfedema Onlus e ITA.L.F., articolazione italiana di International Lymphoedema Framework, associazione di linfologia.
Secondo le stime più recenti, sono 200mila in tutto il Paese le persone colpite da linfedema primario (quindi ereditario e localizzato agli arti inferiori), 150mila quelle colpite da linfedema secondario (arti superiori) legato spesso a trattamento chirurgico o radioterapico a seguito di un tumore. I dati sono tuttavia approssimativi, fanno sapere gli organizzatori, perché, anche a causa della mancanza di un registro ad hoc, non si riesce ad avere un monitoraggio preciso.
“Il linfedema – spiega Lanfranco Scaramuzzino, primario di Chirurgia vascolare nell’ospedale Internazionale Napoli – è una malattia cronica, progressiva e molto invalidante. La sua evoluzione attraversa quattro stadi, tutti caratterizzati dal rallentamento della circolazione linfatica”. Tra le cause del linfedema, l’obesità.
“In questi casi – dice la nutrizionista Adriana Carotenuto – l’alimentazione deve essere ipocalorica. Meglio aumentare il contenuto di fibre nella dieta, di legumi, frutta fresca, cereali integrali e frutti di bosco. Bisogna bere 2 litri di acqua al giorno e ridurre drasticamente il sale”. “Non di rado, la linfopatia si associa all’insufficienza venosa, alla patologia cardiovascolare più frequente nell’età geriatrica, al linfedema e sovrappeso ponderale. Il sesso più interessato è quello femminile e l’età più colpita va dai 20 ai 30 anni – afferma Angela Piantadosi, componente comitato scientifico SOS Linfedema Onlus, associazione nazionale per i pazienti di linfedema e patologie correlate – Dalla mancanza di un’assistenza omogenea ed adeguata sul territorio nazionale deriva la presa in carico degli ammalati, che comunque cercano una risposta ai loro problemi, da parte di personale, anche non sanitario, scarsamente formato”.
La prima giornata regionale di sensibilizzazione si terrà domani, a partire dalle 8.30 con interventi e una tavola rotonda che affronterà le problematiche assistenziali dei pazienti con la presenza, tra gli altri, di Lanfranco Scaramuzzino, Silvestro Scotti, presidente Omceo di Napoli, Generoso Andria, responsabile del Centro di coordinamento delle Malattie Rare della Campania; Angela Piantadosi, Sandro Michelini, presidente nazionale ITA.L.F. e Società italiana di flebologia, Marco De Fazio, direttore Uoc chirurgia generale dell’ospedale Incurabili di Napoli; Valeria Di Martino, direttore servizio professioni della riabilitazione ospedale Monaldi di Napoli, Annamaria Cangiano, referente campano SOS Linfedema.
[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Il Roma – Quotidiano di Informazione – 20/01/2017″ tab_id=”1487059914566-adbf9a81-b685″][vc_column_text]AULA “GIUSEPPE NIGRO” DELLA FEDERICO II
Linfedema, Campania al top delle regioni
NAPOLI. La Campania è tra le regioni più colpite da linfedema, una malattia poco nota ma molto invalidante. Stando ai dati dell’Oms, ogni anno in Italia si registrano 40mila nuovi casi e la nostra regione (che purtroppo vede crescere i soggetti obesi di anno in anno e detiene il triste primato dell’obesità infantile) è fanalino di coda.
Secondo le stime più recenti, sono 200mila in tutto il paese le persone colpite da linfedema primario (quindi ereditario e localizzato agli arti inferiori), 15 Omila quelle colpite da linfedema secondario (arti superiori) legato spesso a trattamento chirurgico o radioterapico a seguito di un tumore. I dati sono tuttavia approssimativi perché, anche a causa della mancanza di un registro ad hoc non si riesce ad avere un monitoraggio preciso. Un tema del quale si parlerà approfonditamente sabato prossimo nell’aula “Giuseppe Negro” della Federico II.
«Il linfedema – spiega Lanfranco Scaramuzzino, chirurgo vascolare – è una malattia cronica, progressiva e molto invalidante. La sua evoluzione attraversa quattro stadi, tutti caratterizzati dal rallentamento della circolazione linfatica, con un aumento del volume e del peso dell’arto o del segmento corporeo colpito. Ovviamente questo comporta anche gravi problemi psicologici e compromette notevolmente la qualità di vita del paziente». Al dramma si aggiunge il dramma, perché «in Campania, e nel resto d’Italia, manca un’assistenza omogenea e adeguata. I pazienti finiscono spesso nelle mani di personale, anche non sanitario, scarsamente formato».
Una delle cause del linfedema, come detto, è l’obesità. «In questi casi — spiega la nutrizionista Adriana Carotenuto – l’alimentazione dev’essere ipocalorica. Meglio aumentare il contenuto di fibre nella dieta, di legumi, frutta fresca, cereali integrali e frutti di bosco. Bisogna bere 2 litri di acqua al giorno e ridurre drasticamente il sale. In alcuni casi è consigliabile l’utilizzo di integratori flebotonici, drenanti e basificanti».
[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Prevenzione e Salute – 20/01/2017″ tab_id=”1487059916635-8ffee132-0eef”][vc_column_text]Linfedema, le più colpite sono le donne
Molte persone nella loro vita hanno dovuto imparare il significato del termine “linfedema”. Si tratta, come spiega il chirurgo vascolare Lanfranco Scaramuzzino, di «una malattia cronica, progressiva e molto invalidante». Il chirurgo chiarisce anche che «la sua evoluzione attraversa quattro stadi, tutti caratterizzati dal rallentamento della circolazione linfatica, con un aumento del volume e del peso dell’arto o del segmento corporeo colpito. Ovviamente – dice – questo comporta anche gravi problemi psicologici e compromette notevolmente la qualità di vita del paziente». Al dramma si aggiunge il dramma, perché manca un’assistenza omogenea e adeguata. I pazienti finiscono spesso nelle mani di personale, anche non sanitario, scarsamente formato.
Le stime dell’OMS
Ogni anno, in Italia (dati OMS), si registrano 40mila nuovi casi. Il problema è che non esiste un monitoraggio preciso, perché non c’è un registro ad hoc. Si stima siano circa 200mila quelli colpiti da linfedema primario (ereditario, localizzato agli arti inferiori), 150mila da linfedema secondario (arti superiori), i cui casi sono legati molto spesso a trattamento chirurgico o radioterapico legato ad un tumore. Spesso la linfopatia si associa all’insufficienza venosa, ad alcune malattie cardiovascolari, al lipedema e all’obesità. Le più colpite sono le donne tra i 20 e i 30 anni.
Cattiva alimentazione
Una delle cause del linfedema, come detto, è l’obesità. «In questi casi – spiega la nutrizionista Adriana Carotenuto – l’alimentazione dev’essere ipocalorica. Meglio aumentare il contenuto di fibre nella dieta, di legumi, frutta fresca, cereali integrali e frutti di bosco. Bisogna bere 2 litri di acqua al giorno e ridurre drasticamente il sale. In alcuni casi è consigliabile l’utilizzo di integratori flebotonici, drenanti e basificanti». Alla terapia decongestiva complessa e combinata per la riduzione dell’edema si devono associare programmi di riabilitazione motoria e propriocettiva, programmi di terapia fisica, prescrizione di ortesi elastiche, addestramento al self-care. «Il tutto – dice la fisiatra Angela Piantadosi – deve avvenire nel più breve tempo possibile per limitare l’evoluzione fibrotica dell’edema prevenendo complicanze e migliorando la qualità di vita dei pazienti».
Il dibattito
Domani (Sabato 21 gennaio) al Policlinico dell’Università Federico II si terrà la 1° Giornata Regionale di sensibilizzazione sul linfedema. Intervengono tra gli altri: Silvestro Scotti, Generoso Andria, Angela Piantadosi, Sandro Michelini, Jean Paul Belgrado, Marco De Fazio, Valeria Di Martino, Lanfranco Scaramuzzino, Bruno Amato, Chiara Del Gaudio, Annamaria Cangiano, Katia Boemia, Adriana Carotenuto.
[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Il Mattino – 21/01/2017″ tab_id=”1487144998607-d8e7d447-0b8f”][vc_column_text]21 gennaio giornata sul linfedema, medici napoletani si mobilitano
Parte da Napoli la richiesta, “a gran voce”, affinché il 21 gennaio diventi la giornata nazionale sul linfedema.
E’ quanto emerso oggi durante la 1° Giornata Regionale di sensibilizzazione sul Linfedema svoltasi al Policlinico dell’Universita’ Federico II, organizzata da Sos Linfedema Onlus, associazione nazionale per i pazienti di linfedema e patologie correlate e Italf, articolazione italiana di International Lymphoedema Framework, la più importante associazione di linfologia.
“Con l’inserimento del linfedema nei Lea – ha spiegato la dott.ssa Angela Piantadosi, componente comitato scientifico Sos Linfedema Onlus – si potranno aprire nuovi percorsi per riconoscere diritti ai pazienti che spesso sono trattati in modo non adeguato. Adesso ci auguriamo che anche la Regione Campania possa fare la propria parte dal punto di vista assistenziale”.
“A livello locale non è facile trovare un centro che si occupi di questa patologia che ufficialmente conta 40mila casi annuali, ma che in realtà è sottostimato perche’ i casi sono 200mila all’anno. Si potrebbero prevenire i danni ma i problemi sono numerosi dal momento che i pazienti, soprattutto quelli del periodo post-oncologico, non sono ben indirizzati”, ha sottolineato il prof. Lanfranco Scaramuzzino, chirurgo vascolare dell’Ospedale Internazionale di Napoli.
“La disparità di trattamento dal punto di vista assistenziale mi ha costretto a spostare la residenza e andare a vivere da Napoli a Pozzuoli, passando dall’Asl Na1 alla 2”, e’ stata la testimonianza di suor Viola Mancuso, affetta da linfedema, durante la tavola rotonda moderata da Chiara Del Gaudio, giornalista di Rai1 – Unomattina, alla quale sono intervenuti, tra gli altri, Generoso Andria, Sandro Michelini, Jean Paul Belgrado, Marco De Fazio, Valeria Di Martino, Bruno Amato, Katia Boemia, Adriana Carotenuto.
“Se siamo qui oggi a portare avanti questa battaglia lo dobbiamo alla tenacia del nostro presidente nazionale Franco Forestiere, paziente affetto da linfedema, che in 10 anni ha portato all’attenzione nazionale le problematiche delle persone colpite da questa patologia”, ha detto Anna Maria Cangiano, rappresentante regionale Sos Linfedema onlus.
Nel corso della giornata, è intervenuta anche la consigliera regionale campana Flora Beneduce che ha illustrato una mozione che impegna la Giunta regionale e il governatore De Luca a mettere in campo “Ogni utile provvedimento affinché possa essere attivata in ogni azienda sanitaria idoneo centri di riferimento per la diagnosi e cura del linfedema”.
[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Il Denaro – 21/01/2017″ tab_id=”1486989043103-a51be7d3-55fc”][vc_column_text]Linfedema, giornata di sensibilizzazione a Napoli
Il 21 gennaio diventi la giornata nazionale sul linfedema. È la proposta emersa durante la prima giornata regionale di sensibilizzazione svoltasi al Policlinico dell’Università Federico II, organizzata da Sos Linfedema Onlus, associazione nazionale per i pazienti di linfedema e patologie correlate e Italf, articolazione italiana di International Lymphoedema Framework, la più importante associazione di linfologia. “Con l’inserimento del linfedema nei Lea – ha spiegato la dott.ssa Angela Piantadosi, componente comitato scientifico Sos Linfedema Onlus – si potranno aprire nuovi percorsi per riconoscere diritti ai pazienti che spesso sono trattati in modo non adeguato. Adesso ci auguriamo che anche la Regione Campania possa fare la propria parte dal punto di vista assistenziale”.
“A livello locale non è facile trovare un centro che si occupi di questa patologia che ufficialmente conta 40mila casi annuali, ma che in realtà è sottostimata perché i casi sono 200mila all’anno. Si potrebbero prevenire i danni ma i problemi sono numerosi dal momento che i pazienti, soprattutto quelli del periodo post-oncologico, non sono ben indirizzati”, ha sottolineato il prof. Lanfranco Scaramuzzino, chirurgo vascolare dell’Ospedale Internazionale di Napoli. “La disparità di trattamento dal punto di vista assistenziale mi ha costretto a spostare la residenza e andare a vivere da Napoli a Pozzuoli, passando dall’Asl Na1 alla 2”, è stata la testimonianza di suor Viola Mancuso, affetta da linfedema. “Se siamo qui oggi a portare avanti questa battaglia lo dobbiamo alla tenacia del nostro presidente nazionale Franco Forestiere, paziente affetto da linfedema, che in 10 anni ha portato all’attenzione nazionale le problematiche delle persone colpite da questa patologia”, ha detto Anna Maria Cangiano, rappresentante regionale Sos Linfedema onlus.
Nel corso della giornata, è intervenuta anche la consigliera regionale campana Flora Beneduce che ha illustrato una mozione che impegna la Giunta regionale e il governatore De Luca a mettere in campo “Ogni utile provvedimento affinché possa essere attivata in ogni azienda sanitaria idoneo centri di riferimento per la diagnosi e cura del linfedema”.
[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Corriere del Mezzogiorno – 21/01/2017″ tab_id=”1486989041603-b467b572-e441″][vc_column_text]Conoscere il Linfedema
Dalle 8.30 nell’aula <<Giuseppe Negro>> della Federico II prende il via la Prima Giornata Regionale di Sensibilizzazione sul Linfedema. L’iniziativa, che sara trasmessa in diretta su Facebook, e patrocinata, tra gli altri dall’Omceo di Napoli, dal Consiglio regionale della Campania, da Cittadinanza Attiva, Associazione Donne Medico e Simfer.
Tra gli altri, interverranno nel dibattito Silvestro Scotti, Generoso Andria, Angela Piantadosi, Sandro Michelini, Jean Paul Belgrado, Marco De Fazio, Valeria Di Martino, Lanfranco Scaramuzzino, Bruno Amato, Chiara Del Gaudio, Annamaria Cangiano, Katia Boemia, Adriana Carotenuto.
Aula Giuseppe Negro ore 8.30
Il maggior numero dei 40mila casi annui è nella nostra regione
Linfedema, la Campania è fanalino di coda d’Italia
NAPOLI: Come se non bastassero i guai del comparto, ogni giorno arrivano statistiche che inchiodano la Sanità in Campania, Ecco l’ultima: la nostra regione è tra le regioni più colpite dal linfedema, malattia progressiva e invalidante che compromette la qualità di vita del paziente. Si tratta di una patologia che colpisce il sistema linfatico e determina un rallentamento della circolazione linfatica. Stando ai dati dell’Oms, ogni anno in Italia si registrano 40mila nuovi casi e la Campania è fanalino di coda.
Se ne discuterà oggi a Napoli nel corso della prima giornata regionale di sensibilizzazione sul linfedema, organizzata al Policlinico dell’Università Federico II da Sos Linfedema Onlus e Italf, Secondo le stime più recenti, sono 200mila in tutto il Paese le persone colpite da linfedema primario (quindi ereditario e localizzato agli arti inferiori). 150mila quelle colpite da linfedema secondario (arti superiori) legato spesso a trattamento chirurgico o radioterapico a seguito di un tumore. Una situazione pesantissima.
“Il linfedema – spiega Lanfranco Scaramuzzino. primario di Chirurgia vascolare nell’Ospedale Internazionale di Napoli – è una malattia cronica, progressiva e molto invalidante. La sua evoluzione attraversa quattro stadi, tutti caratterizzati dal rallentamento della circolazione linfatica”. Tra le cause del linfedema c’è anche l’obesità. “In questi casi – dice la nutrizionista Adriana Carotenuto – l’alimentazione deve essere ipocalorica. Meglio aumentare il contenuto di fibre nella dieta, di legumi, frutta fresca, cereali integrali e frutti di bosco.
Bisogna bere 2 litri di acqua al giorno e ridurre drasticamente il sale”. Non c’è manco a dirlo, un’assistenza omogenea ed adeguala sul territorio. Oggi si rifletterà su questo tema. Piove sul bagnato.
[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”il Quotidiano del Sud – 23/01/2017″ tab_id=”1487059919948-4ca5caac-9f29″][vc_column_text]Malattie progressive, Campania tra le regioni italiane più colpite dal linfedema
La Campania è tra le regioni più colpite dal linfedema, malattia progressiva e invalidante che compromette la qualità di vita del e paziente; è una patologia poco nota che colpisce il sistema linfatico e determina un rallentamento della circolazione linfatica, con accumulo di linfa e aumento del volume e del peso di un arto o del segmento corporeo colpito. Stando ai dati dell’Oms, ogni anno in Italia si registrano 40mila nuovi casi e la nostra regione è fanalino di coda. Per discutere di questa malattia, si è tenuta a Napoli la prima Giornata Regionale di sensibilizzazione sul linfedema, al Policlinico dell’Università Federico II, organizzata da Sos Linfedema Onlus e Italf, articolazione italiana di International Lymphoedema Framework, associazione di linfologia.
Secondo le stime più recenti, sono 200mila in tutto il Paese le persone colpite da linfedema primario (quindi ereditario e localizzato agli arti inferiori), 150mila quelle colpite da linfedema secondario (arti superiori) legato spesso a trattamento chirurgico o radioterapico a seguito di un tumore. I dati sono tuttavia approssimativi, fanno sapere gli organizzatori, perché, anche a causa della mancanza di un registro ad hoc, non si riesce ad avere un monitoraggio preciso.
“Il linfedema – spiega Lanfranco Scaramuzzino, primario di Chirurgia vascolare nell’ospedale Internazionale Napoli – è una malattia cronica, progressiva e molto invalidante . La sua evoluzione attraversa quattro stadi, tutti caratterizzati dal rallentamento della circolazione linfatica». Tra le cause del linfedema, l’obesità. «In questi casi – dice la nutrizionista Adriana Carotenuto – l’alimentazione deve essere ipocalorica. Meglio aumentare il contenuto di fibre nella dieta, di legumi, frutta fresca, cereali integrali e frutti di bosco. Bisogna bere 2 litri di acqua al giorno e ridurre drasticamente il sale».
[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Il Mattino – 23/01/2017″ tab_id=”1487146246516-362656df-7b31″][vc_column_text]Linfedema, la Campania è tra le regioni più colpite
La Campania è tra le regioni più colpite da linfedema, una malattia poco nota ma molto invalidante. Stando ai dati dell’OMS, ogni anno in Italia si registrano 40mila nuovi casi e la nostra regione (che purtroppo vede crescere i soggetti obesi di anno in anno e detiene il triste primato dell’obesità infantile) è fanalino di coda. Secondo le stime più recenti, sono 200mila in tutto il paese le persone colpite da linfedema primario (quindi ereditario e localizzato agli arti inferiori), 150mila quelle colpite da linfedema secondario (arti superiori) legato spesso a trattamento chirurgico o radioterapico a seguito di un tumore. I dati sono tuttavia approssimativi perché, anche a causa della mancanza di un registro ad hoc non si riesce ad avere un monitoraggio preciso.
Un tema del quale si è parlato approfonditamente sabato nell’aula “Giuseppe Negro” della Federico II. «Il linfedema – spiega Lanfranco Scaramuzzino, chirurgo vascolare – è una malattia cronica, progressiva e molto invalidante. La sua evoluzione attraversa quattro stadi, tutti caratterizzati dal rallentamento della circolazione linfatica, con un aumento del volume e del peso dell’arto o del segmento corporeo colpito. Ovviamente questo comporta anche gravi problemi psicologici e compromette notevolmente la qualità di vita del paziente».
Al dramma si aggiunge il dramma, perché «in Campania, e nel resto d’Italia, manca un’assistenza omogenea e adeguata. I pazienti finiscono spesso nelle mani di personale, anche non sanitario, scarsamente formato». Una delle cause del linfedema, come detto, è l’obesità. «In questi casi – spiega la nutrizionista Adriana Carotenuto – l’alimentazione dev’essere ipocalorica. Meglio aumentare il contenuto di fibre nella dieta, di legumi, frutta fresca, cereali integrali e frutti di bosco. Bisogna bere 2 litri di acqua al giorno e ridurre drasticamente il sale. In alcuni casi è consigliabile l’utilizzo di integratori flebotonici, drenanti e basificanti».
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